giovedì 26 settembre 2019
Benjamin Netanyahu formerà il nuovo governo. “Accetto l’incarico”, ha detto ieri il premier israeliano. “Occorre un governo di unità nazionale e la riconciliazione che in questo momento è essenziale”. Netanyahu ha giustificato l’esigenza di un governo di unità nazionale con tre emergenze: “l’Iran, la situazione economica e il Piano di Pace di Trump che, se non ci fosse un governo, potrebbe anche non essere presentato”. Il premier ha anche sottolineato che è possibile una “leadership congiunta”, aggiungendo che è aperto ad un accordo di rotazione con Benny Gantz, leader di Blu-Bianco. L’ipotetica staffetta alla guida dell’esecutivo di cui è ipotizzato in questi giorni. Ma ha insistito che il governo di unità deve essere “formato rapidamente”. Poi ha spiegato che se non sarà in grado di formarlo rimetterà il mandato nelle mani del capo dello Stato Reuven Rivlin.
Dopo una serie di incontri con Gantz, i colloqui tra il partito del premier e il Blu-Bianco si sono arenati. Il Likud, che per ora dispone del sostegno di soli 55 deputati su 120, cerca da oggi di verificare se sia possibile trovare una maggioranza per una nuova coalizione. Il partito Israel Beitenu di Avigdor Lieberman si è detto disposto ad esaminare un’eventuale offerta del Likud, pur restando contrario ad un governo ristretto di destra. Preferisce governo di unità nazionale “laico e liberale”.
D’altro canto, il laburista Amir Peretz ha ribadito oggi che non entrerà in un governo presieduto da Netanyahu. “Deve lasciare il posto. Gli israeliani – ha spiegato – vogliono sostituirlo, vogliono una nuova speranza”. Con i loro sei seggi i laburisti potrebbero tuttavia garantire al Likud la maggioranza di cui ha bisogno. Il leader della centrale sindacale Arnon Ben David ha fatto dunque appello a Peretz affinché, nell’interesse degli strati sociali più bassi, non respinga a priori una collaborazione col Likud.
Intanto, Netanyahu deve confrontarsi con un’altra grana, quella giudiziaria. È accusato di corruzione, frode ed abuso di ufficio. Per queste ragioni, il premier chiede che sia trasmessa in diretta la sua prossima audizione dall’avvocato di Stato Avichay Mandelblit. “Dopo un diluvio durato tre anni di fughe di notizie tendenziose e parziali – ha affermato il premier in un videomessaggio – è giunto il momento che il pubblico senta tutto. Che senta anche la mia versione, in forma completa e piena, senza mediatori, senza censori, senza deformazioni. Per cui chiedo che essa sia trasmessa dal vivo”.
In seguito all’audizione, fissata per il 2 e 3 ottobre, Mandelblit dovrà decidere se procedere o meno con l’incriminazione (totale o parziale) di Netanyahu. Secondo la stampa israeliana, la decisione definitiva in merito potrebbe arrivare entro la fine dell’anno.
di Ugo Elfer