Tunisia, dopo il lutto nazionale, tumulti politici per le prossime elezioni

martedì 30 luglio 2019


 

La morte del Presidente della Tunisia Béji Caïed Essebsi, già candidato alle prossime elezioni d’autunno, avvenuta il 25 luglio all’età di 92 anni, lascia il popolo tunisino in carenza di un punto di riferimento importante non solo dal punto di vista politico. La figura di Essebsi è stata una garanzia di laicità, di prudenza, di comprensione verso le esigenze anche della parte più bisognosa del suo popolo; un Presidente apprezzato che ha assunto, nel tempo, il profilo di “padre”, tanto indispensabile ai suoi connazionali. Il terrorismo jihadista, dell’ex Stato islamico, “operante” in Tunisia è stato ed è affrontato con estrema decisione e “convinzione”, non risparmiando azioni di intelligence di altissimo livello, grazie ai “Servizi governativi” proiettati verso collaborazioni internazionali anche nell’ambito del geoterrorismo. I funerali del presidente Essebsi, celebrati il 27 luglio, sono stati all’altezza del ruolo e dell’immagine dell’uomo di Stato, ma, forse involontariamente, hanno avviato una successione a quell’immagine di “padre” quale il popolo tunisino difficilmente può rinunciare.

È verosimile che il “ritratto” della cerimonia funebre di sabato scorso, resterà, nella memoria del suo popolo, per la sua perfetta organizzazione, per i sentimenti suscitati dall’“addio”, ma anche per la mancanza del “regista” nell’imminenza delle doppie elezioni che la Tunisia dovrà affrontare a ottobre, sia quelle presidenziali che politiche. Dal punto di vista mediatico, la “triste solennità” è stata una “passerella comunicativa” molto scenografica, che ha prodotto un’apoteosi di consensi e apprezzamenti per l’organizzatore, che in questo caso è stato l’esercito tunisino. È proprio la sorprendente e impeccabile rappresentazione della cerimonia, che sta facendo riflettere gli elettori, molto sensibili a tali sollecitazioni, su chi potrà essere il successore di Essebsi, e tra elogi e congratulazioni alle Forze armate, esce prepotentemente la figura del leader degli organizzatori, il ministro della Difesa, Abdelkarim  Zebidi. Il ministro Zebidi ha avuto un percorso curricolare limpido: studi di medicina a Lione, varie specializzazioni e vari incarichi di ricerca ed accademici. Nel 2001 riceve alcune responsabilità politiche in Tunisia legate alla sanità, per poi essere nominato ministro della Difesa sotto il Presidente Moncef Marzouki, successivamente confermato sotto la presidenza Essebsi. L’idea che ha dato la sua esposizione, in tale circostanza, è stata quella di un uomo posato, ponderato, professionale, competente, ma maggiormente si è notato il suo patriottismo, manifestato con atteggiamenti e parole misurate e penetranti. È molto probabile che la nota “emotività” del popolo tunisino possa vedere in Zebidi un credibile successore del presidente “padre” appena sepolto ma, come accade spesso, la sua sovraesposizione mediatica ha portato una parte della politica del Paese, prima che la bara fosse coperta, a intraprendere azioni delegittimanti l’immagine e la posizione politica del ministro della Difesa; ma è noto che i tentativi denigratori diretti ad un personaggio che ha un appeal sul popolo, portano a sortire un effetto contrario.

Intanto il presidente dell’Assemblea parlamentare, Mohamed Ennaceur, ottantacinque anni, ha giurato come presidente ad interim per un periodo massimo di 90 giorni; le elezioni presidenziali previste per ottobre, potrebbero essere anticipate al 15 settembre, anche per evitare l’acuirsi delle turbolenze politiche che già stanno investendo il modo politico tunisino.

Il ministro Abdelkarim Zebidi, tre giorni prima della morte di Essebsi, si è incontrato con l’ambasciatore degli Stati Uniti in Tunisia, Donald Blome; durante l’incontro sono state condivise le soddisfazioni per il successo della Commissione Militare Congiunta tra i due Paesi che si è svolta nel Wyoming ad aprile, ed anche del successivo accordo strategico statunitense-tunisino che ha avuto luogo a luglio a Washington, nel quale gli Stati Uniti hanno riconfermato l’impegno comune sia nella lotta contro il terrorismo, sia al contrasto ai “generici rischi non convenzionali”, ed anche l’impegno circa la bonifica delle mine anti-uomo in Tunisia.

A proposito di “generici rischi”, il Capo del Governo Youssef Chahed ha disposto il divieto d’ingresso in Tunisia al predicatore radicale egiziano Wajdi Ghunaim (in esilio in Turchia), in conseguenza ad un post da lui pubblicato su Facebook la settimana scorsa, tramite il quale attacca gravemente il defunto presidente Béji Caid Essebsi, scrivendo: “Ha dedicato la sua vita a combattere la Sharia di Allah” ed aggiungendo: “Sostituisce il Corano con la Costituzione” e che “non merita misericordia”. Inoltre il primo ministro sottolinea la violenza verbale dell’imam, che non solo attacca l’ex presidente, ma anche lo Stato e tutto il popolo tunisino. Wajdi Ghunaim è considerato un estremista religioso salafita vicino ai Fratelli musulmani, ma è anche schierato con il partito islamista tunisino Ennahdha. Le reazioni su Facebook sono decisamente contro Ghunaim, a tal punto che la direzione del social ha bloccato il suo profilo, ma anche il governo tunisino ha esortato la Turchia a prendere provvedimenti verso il loro “ospite”.

In attesa della possibile data delle elezioni presidenziali di settembre, le fazioni politiche tunisine si confrontano; è plausibile che Abdelkarim Zebidi potrà essere una soggetto determinante in un “progetto politico” a breve distanza.


di Fabio Marco Fabbri