Gran Bretagna vs Iran, la “guerra degli Stretti” o “terrorismo commerciale”?

martedì 23 luglio 2019


L’Iran e la Gran Bretagna rappresentano una tipologia di nazioni, che anche se nate su basi politiche e sociologiche antipodiche, hanno oggi delle similitudini notevoli. Il sequestro della petroliera battente bandiera britannica, “Stena Impero”, è solo un “do ut des” tra due nazioni che stanno attraversando un periodo di confusione globale.

La Stena Impero è nel complesso decisamente poco “british”, i ventitré membri dell’equipaggio, come riferisce il portavoce della società armatrice svedese Stena Bulk, al momento sono tutti a bordo ed anche in ottima salute; il capitano ed altri diciassette marinai sono di nazionalità indiana, i restanti cinque sono di nazionalità lettone, russa e filippina, in pratica di britannico c’è solo la bandiera ed il petrolio (forse), ma tanto basta a farne un “caso” di crisi internazionale. Inoltre va detto che il quattro luglio una petroliera iraniana è stata bloccata, nei pressi dello stretto di Gibilterra (acque “britanniche”), dall’autorità portuale britannica; il 19 luglio la Corte Suprema di Gibilterra ha disposto di estendere il sequestro, di detta petroliera, per altri trenta giorni, motivando la decisione che il petrolio greggio era destinato alla Siria di Hassad, che ricordo è Nazione di corrente religiosa alawita e di confessione sciita come l’Iran, trasgredendo le discutibili sanzioni europee contro Damasco. Poche ore dopo questa decisione l’Iran blocca la petroliera battente bandiera britannica nello stretto di Hormuz, tra l’altro nelle acque territoriali dell’Oman. L’Iran poche ore prima che i pasdaran (difensori della Rivoluzione), assaltassero, senza sforzi la nave, aveva annunciato che avrebbero reagito contro l’atto di pirateria britannico. Secondo Jeremy Hunt, capo della diplomazia britannica, il sequestro della petroliera, è un semplice gesto di rappresaglia, in seguito al blocco della Grece 1 battente bandiera iraniana. Viene definito da Hunt che tale gesto “È un occhio per occhio, un dente per dente”, specificando che “le due situazioni sono totalmente opposte; Grace 1 è stata sequestrata su basi normative europee vigenti e legali (sanzioni Ue), nelle acque territoriali europee, mentre la Stena Impero è stata sequestrata nelle acque dell’Oman in flagrante violazione del diritto internazionale”, aggiungo, ignorando totalmente i diritti dell’Oman sulle sue acque.

Il più autorevole diplomatico iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha risposto, tramite Twitter (livello di comunicazione omogeneo al “teatrino”), che l’azione dei pasdaran è stata basata sul rispetto delle leggi internazionali, in quanto, accusa Tehran, che la nave Stena Impero ha speronato una barca da pesca iraniana, aggiungendo che: “La Gran Bretagna deve smettere di essere un ausiliario del terrorismo economico degli Stati Uniti”, riferendosi alle sanzioni economiche reintegrate da Donald Trump, in spregio all’operazione di pacificazione avviata da Barack Obama, ed al recentissimo ritiro unilaterale dall’accordo nucleare stabilito nel 2015 e con variazioni confermato nel 2018. Intanto le diplomazie europee ed internazionali, ognuna per proprio conto, come Francia, Germania e Nato, stanno spingendo l’Iran a più moderati “progetti” e alla liberazione della petroliera e del suo equipaggio, ricordando che la crisi più in evidenza, in questo momento, è tra Usa ed Iran proprio sul nucleare. In questo gioco delle parti non poteva mancare l’Arabia Saudita, sunnita e wahabita, storico “contrappeso” politico del Golfo, che come annuncia il portavoce del ministero della Difesa saudita: “le truppe statunitensi hanno preso posizione sul territorio dei Saud al fine di aumentare il reciproco livello di cooperazione per difendere la sicurezza della regione e la sua stabilità e garantire la pace”.

Era dal 2003, durante la crisi irachena (la Seconda Questione d’Oriente), che l’Arabia Saudita non ospitava più truppe statunitensi. Per concludere questa breve panoramica sabato 20 luglio a Caracas in una riunione interministeriale dei Paesi non Allineati, il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, ha denunciato la politica “avventurista e unilaterale” di Donald Trump, dichiarando che: “Il mio Paese è in prima linea nella resistenza alle nuove tendenze unilaterali degli Stati Uniti”, aggiungendo che: “Il governo degli Stati Uniti, per raggiungere i suoi obiettivi illegittimi, ricorre a una forma di pressione che chiamiamo terrorismo economico”. Tuttavia, a Caracas, nonostante i temi affrontati, il ministro Zarif, non ha menzionato minimamente ne la “questione” della petroliera britannica sequestrata nello Stretto di Hormuz, ne la “questione” della petroliera iraniana sequestrata nello Stretto di Gibilterra, anche perché, verosimilmente, la “questione” degli “stretti” è solo una “sfumatura diplomatica” tra due ex “Prime donne” della politica internazionale (Gran Bretagna ed Iran accomunate dalla “sindrome egocentrica”), eventualmente e generosamente, inseribili nella più complessa problematica del “terrorismo commerciale”.


di Fabio Marco Fabbri