Venezuela, Guaidò sbarca in Brasile. Scontro Usa-Russia all'Onu

giovedì 28 febbraio 2019


Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano che ha assunto ad interim i poteri dell’esecutivo, è arrivato ieri notte a Brasilia, dove oggi (verso le 19, ora italiana) incontrerà il presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Intanto, alle Nazioni Unite, Russia e Stati Uniti continuano a combattersi a colpi di mozioni. Gli Stati Uniti premono per un voto al Consiglio di Sicurezza su una nuova risoluzione nella quale si chiede il “pacifico ripristino della democrazia”. La bozza del provvedimento chiede elezioni libere nel paese e la possibilità di consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione. Nel testo si mette in evidenza la necessità di “prevenire un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria in Venezuela” e si chiede di assicurare “elezioni libere, giuste e credibili”. La proposta, naturalmente, non troverà il sostegno della Russia.

Secondo la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, la risoluzione proposta dagli Stati Uniti “non contiene nulla di nuovo” e si tratta della solita “miscela di demagogia, cliché di accuse e richieste tipo ultimatum”. Il progetto di risoluzione elaborato da Mosca, invece, chiede di difendere l'indipendenza e la sovranità del Venezuela e di risolvere la crisi esistente con l'aiuto del Meccanismo di Montevideo (proposto da Messico e Uruguay). In pratica, il solito escamotage per consentire a Maduro di resistere al potere qualche settimana in più.

Qualunque sia l’esito dello scontro – in Venezuela e nella comunità internazionale – il mondo, però, si troverà “nella migliore delle ipotesi” di fronte a un “paese al collasso economico e con scenari analoghi a quelli di una ricostruzione post-conflitto”. È questa l’analisi presentata dai servizi segreti italiani al Parlamento, nella quale i nostri 007 dedicano un intero paragrafo al paese che in questo momento fa registrare le “maggiori turbolenze” in tutta l'America Latina.

Pur essendo il paese con più ampie riserve petrolifere al mondo, è scritto nella relazione, il Venezuela ha più che dimezzato la produzione dal 2013 ad oggi. Inoltre, dal 2014 al 2018 il Pil si è ridotto di oltre il 40% e l'inflazione ha raggiunto l'anno scorso il 1.370.000% a fronte di una media mondiale del 3,8%. Secondo Unhcr e Onu, infine, sono circa 3 milioni i venezuelani che hanno lasciato il paese, 2,4 dei quali sono ospitati in paesi dell’America Latina. E solo nel 2018 si calcola che sono andate via circa 5.500 persone al giorno.

Ieri, poi, è arrivata la notizia che Hugo Carvajal, l’ex capo dell'intelligence militare di Chavez e Maduro (che ora appoggia Guaidò), ha detto che fornirà al presidente ad interim le informazioni confidenziali di cui ha bisogno per assicurarsi che le Forze Armate venezuelane si mettano dalla sua parte. In una serie di messaggi su Twitter, Carvajal ha detto che “circa il 90% delle Forze Armate vogliono essere fedeli ai loro doveri costituzionali, ma il loro controllo è molto più ferreo di quanto si immagini”. Secondo l'ex generale, i tre corpi principali - Esercito, Marina, Aeronautica - non sono compromessi in attività illegali generalizzate, mentre la Guardia Nazionale “che si occupa dell'antidroga, il controllo dei confini, dei porti e del traffico nazionale” non solo “viola i diritti umani nella repressione” delle proteste antigovernative ma inoltre “è di fatto la domestica del narcotraffico in Venezuela”. Carvajal sottolinea che siccome attualmente l'obiettivo principale del governo di Guaidò, che ha riconosciuto come presidente legittimo del paese, “consiste nel prendere controllo delle Forze Armate”, è necessario che “smonti l’apparato dell'intelligence cubano e i meccanismi di controllo che mantengono ancora in piedi” l’amministrazione Maduro.

Intanto, un’Indagine nazionale sulle condizioni di vita della popolazione venezuelana (Encovi) ha rivelato che circa l’80% delle abitazioni venezuelane si trova in condizioni di “insicurezza alimentare”, mentre l'89% delle famiglie non ha un reddito sufficiente a comprare cibo: è quanto rivela, secondo cui lo stipendio dei venezuelani nell'economia formale è di 6 dollari al mese. Si rileva inoltre che la dieta dei venezuelani è diminuita, perdendo in termini di qualità e varietà, anche a causa della vorace iperinflazione.

Il calcolo è stato fatto prendendo come riferimento l'ultima revisione salariale e il tasso di cambio ufficiale più recente, si spiega nella ricerca, pubblicata dalla rivista venezuelana Dinero. Si registra inoltre una crescita del 51% del numero di famiglie povere e un aumento del 10% della disoccupazione tra il 2015 e il 2018, ha sottolineato Anitza Freitez, coordinatrice di Encovi e direttrice dell'Istituto di ricerca economica e sociale dell'Università Cattolica Andrés Bello (Ucab). Freitez ha messo in guardia anche sulla crescita della mortalità infantile e sulla riduzione dell'aspettativa di vita alla nascita.


di Redazione