venerdì 22 febbraio 2019
Ieri a Bruxelles è stata la giornata di Jeremy Corbyn. Il leader laburista ha incontrato il capo negoziatore Ue Michel Barnier per accreditarsi come futuro premier britannico. “Theresa May – ha detto Corbyn – è ostaggio degli estremisti del suo partito. Sta allungando i tempi per mettere il Parlamento e il Paese di fronte a un aut-aut e, soprattutto, insiste nel considerare la possibilità del No Deal”. Vale a dire, l’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Ue. I colloqui con Barnier “sono stati utili”, ha detto il leader laburista ai giornalisti presenti. Il leader del Labour ha presentato a Bruxelles la propria proposta sulla Brexit. Secondo fonti vicine alla Commissione europea, la Ue apprezza alcune idee di Corbyn.
A partire dall’unione doganale permanente, che potrebbe risolvere completamente il problema del “backstop” irlandese. Cioè la controversa clausola imposta dall’Ue, per mantenere il confine fluido tra Irlanda del Nord e Irlanda e preservare la pace. Ma Bruxelles pare non apprezzi “l’allineamento” di Londra al mercato comune europeo. A questo punto, sostengono nella capitale belga, tocca a Corbyn dimostrare di credere al suo piano. La verifica può essere una soltanto: una “spallata” al governo guidato da Theresa May. Ma i tempi ci sono ancora? Già. Perché la data ufficiale dell’uscita di Londra dall’Europa è sempre la stessa: 29 marzo. Manca poco più di un mese. E l’impresa del vecchio leader laburista appare, assolutamente, velleitaria.
di Ugo Elfer