Venezuela, tutta l’Europa (tranne l’Italia) riconosce Guaidó

lunedì 4 febbraio 2019


“L’Italia segua l’Europa: non c’è tempo”. Juan Guaidó, presidente ad interim del Venezuela (nominato dal Parlamento in accordo con la Costituzione), chiede al nostro Paese di “ascoltare la voce degli italiani che vivono in Venezuela”. E, in un’intervista al Corriere della Sera, aggiunge: “La via del dialogo è esaurita. Possiamo andare soltanto verso un cambiamento radicale”. “Non è facile per noi – spiega Guaidò - capire le difficoltà interne del vostro governo ad assumere certe posizioni. Ma qui ci sono alcuni fatti evidenti che in Italia si devono conoscere. In Venezuela negli ultimi quindici anni sono morte a causa della violenza 250mila persone. Questa è la triste realtà del nostro Paese, questi sono i fatti. Se i governi europei vogliono contribuire a fermare tutto questo devono muoversi in blocco affinché le forze che ancora sostengono Maduro sentano tutto il peso della pressione diplomatica e politica dell'Europa. È molto importante per noi e per il ritorno della democrazia in Venezuela”.

Inutile dire che, nel giorno in cui la maggior parte dei paesi europei – dopo l’ultimatum di qualche giorno fa – ha riconosciuto ufficialmente la presidenza di Guaidò, l’Italia sta continuando a fare orecchie da mercante, in uno stallo surreale provocato dalla distanza tra le forze politiche che costituiscono la maggioranza di governo. Prima è arrivato il premier spagnolo Pedro Sanchez. “Nelle prossime ore - ha detto il leader dei socialisti spagnoli - mi metterò in contatto con i governi europei e latinoamericani che vogliono unirsi a questo riconoscimento. Guaidò deve convocare il prima possibile elezioni libere perché il popolo del Venezuela deve poter decidere del proprio futuro. La comunità internazionale dovrà rispettare il risultato e verificare questo processo”. Poi è arrivato il momento del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian: “Consideriamo che Juan Guaidò abbia la legittimità per indire delle elezioni presidenziali. Il popolo è in strada, il popolo vuole il cambiamento”.

Dopo Madrid e Parigi, nel giro di qualche ora, sono arrivati i riconoscimenti di Gran Bretagna, Svezia, Austria, Germania, Olanda, Repubblica Ceca e Lussemburgo. “Tutte le nazioni europee stanno riconoscendo Guaidò presidente ad interim per portare il Venezuela a libere elezioni – ha dichiarato il senatore di Fratelli d'Italia, Giovanbattista Fazzolari - Lo hanno fatto anche i governi sovranisti come l'Austria e quelli del gruppo di Vysegrad, come la Polonia e la Repubblica Ceca. Solo l’Italia ostaggio dei grillini si schiera insieme alla Turchia di Erdogan a sostegno del regime comunista di Maduro. Fratelli d'Italia chiede al governo di riporre nel cassetto le bandiere rosse e schierarsi al fianco del popolo venezuelano e dei nostri connazionali nella loro battaglia per la libertà e la democrazia”. E perfino il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso qualche parola sulla crisi venezuelana: “Non ci può essere incertezza né esitazione nella scelta tra la volontà popolare e la richiesta di autentica democrazia da un lato e dall'altro la violenza della forza”, ha detto Mattarella, chiedendo senso di responsabilità e chiarezza in Italia per il Venezuela su una linea condivisa con gli alleati e i partner europei.

Ma questo non è bastato a scuotere il governo italiano, prigioniero di una “neutralità” che somiglia tanto a quella sbandierata da ampi settori della sinistra italiana durante gli anni di piombo (“Né con lo Stato, né con le Br). “Ci siamo sempre accodati in modo vile agli esportatori di democrazia - ha scritto il grillino Alessandro Di Battista su Facebook - Ma l’Europa dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini statunitensi. Ci vuole coraggio a mantenere una posizione neutrale in questo momento”. Ha ragione Di Battista: ci vuole proprio un gran coraggio…


di Redazione