L’integralismo islamico e il disastro dell’appeasement

giovedì 27 dicembre 2018


L’integralismo islamico, il fenomeno che conosciamo oggi, nasce con l’insediamento della teocrazia in Iran, non c’è dubbio. La rivoluzione del popolo iraniano per la libertà e la democrazia, usurpata da Khomeini, con la chiara complicità dell’Occidente, viene trasformata in islamismo sotto gli occhi increduli degli iraniani. Il regime innaturale al potere in Iran dal febbraio 1979, sin dal primo giorno del suo insediamento si regge su due piedi: la repressione interna e l’esportazione dell’integralismo e il conseguente terrorismo all’estero. La dittatura religiosa al potere in Iran non è figlia del suo tempo; appartiene ai tempi barbarici e i suoi uomini, al di là dei raccapriccianti sorrisi; sono dei barbari, messi nel ventunesimo secolo in un Paese con un’antica e importante civiltà, quale è l’Iran, avviene ciò che è sotto gli occhi di chi non è cieco. Nello specchio della realtà iraniana ognuno può vedere la sua vera immagine. La nefasta politica di compiacimento, adottata dai Paesi europei, che ha permesso al regime di camminare indisturbato sulle sue due gambe, ha fatto il resto: un regime aggressivo campione della continua violazione dei diritti umani e principale sponsor del terrorismo internazionale. Un regime che anche quest’anno è stato condannato all’Assemblea generale delle Nazione Unite e che negli ultimi mesi, insolente, pianifica azioni terroristiche contro la sua opposizione in mezza Europa. Sebbene i Paesi europei coinvolti mostrino una certa reazione all’arroganza terroristica del regime iraniano, la reazione più ferma è quella del piccolo ma orgoglioso Paese europeo in procinto di entrare nell’Unione, l’Albania. Il Paese delle aquile, oltre ad aver ospitato più di duemila membri della Resistenza iraniana, non cede di fronte alle pressioni terroristiche del regime iraniano. 

Il governo albanese, il 19 dicembre, ha dato la notizia di aver espulso due diplomatici iraniani dal Paese. Uno è Gholamhossein Mohammadnia, ambasciatore iraniano in Albania, esponente dell’intelligence del regime nella delegazione iraniana durante i negoziati sul nucleare, e l’altro Mostafa Roudakì, responsabile dell’Intelligence dei mullà in servizio a Tirana. Un portavoce del ministro degli Esteri albanese ha dichiarato che i due diplomatici son stati espulsi per aver “violato lo status diplomatico”. In realtà è stato sventato un importante attentato, pianificato da agenti iraniani in occasione del raduno dei dissidenti iraniani per il 21 marzo, capodanno persiano, che si sarebbe celebrato nella loro sede Ashraf 3 in Albania. Le massime autorità albanesi, dal Presidente della Repubblica, a tutto il governo e al leader dell’opposizione hanno approvato l’espulsione dei due diplomatici del regime iraniano coinvolti nella pianificazione dello sventato attentato.

John Bolton il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense in un tweet ha lodato il Primo ministro albanese Edi Rama per “aver espulso l’ambasciatore iraniano, segnalando ai governanti iraniani che il loro sostegno al terrorismo non sarà tollerato”. Bolton ha offerto l’appoggio del suo governo a quello albanese nella sua “opposizione allo sconsiderato comportamento dell’Iran in Europa e nel mondo”. Anche il Segretario di Stato Mike Pompeo ha espresso il suo sostegno: “Mi congratulo con il Primo Ministro Edi Rama per l’espulsione dei due agenti iraniani, che avevano complottato attacchi terroristici in Albania”. Lo stesso presidente statunitense Donald Trump ha elogiato il governo del piccolo Paese europeo per aver reagito di fronte al terrorismo che minaccia l’Europa. 

Il 30 giugno una coppia di coniugi di origine iraniana è stata arrestata in un sobborgo di Bruxelles, con l'accusa di volere fare esplodere una bomba durante il raduno annuale del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana a Parigi. Le autorità belghe hanno dichiarato di aver trovato nella loro auto esplosivi e un detonatore. Sono stati eseguiti altri arresti in diversi Paesi europei: Francia, Belgio, Austria, Germania e Lussemburgo. Un presunto complice è stato arrestato a Parigi, mentre Assadollah Assadi, un diplomatico iraniano di stanza a Vienna, è stato fermato in Germania il 1° luglio 2018, con l’accusa di aver ordinato l'attacco e consegnato il materiale per eseguirlo. Il diplomatico è stato poi estradato in Belgio, dove è sotto processo con l’accusa di aver consegnato un ordigno altamente esplosivo ad una coppia iraniano-belga. Ad ottobre il governo francese ha ufficialmente sanzionato il ministero dell’Intelligence iraniano, con l’accusa di essere la mente dietro lo sventato l’attentato di Parigi, e ha dichiarato: “Questo gravissimo atto, che avrebbe dovuto avere luogo sul nostro suolo, non può restare senza risposta”.   

Il 28 settembre un altro attentato è stato scoperto e sventato in Danimarca. Il direttore dell'Agenzia di intelligence e sicurezza nazionale danese, Finn Borch Andersen, a tal proposito ha dichiarato: “Secondo quanto ci risulta si sarebbe trattato di un piano dei servizi segreti iraniani per assassinare una persona che vive in Danimarca […] Il 21 ottobre è stato arrestato un cittadino norvegese di origini iraniane; la persona in questione è ora in custodia, ed è accusata di aver portato avanti un’operazione per conto dell’intelligence iraniana in Danimarca e di aver preso parte al tentato omicidio”. Il ministro degli Esteri danese Anders Samuelsen ha convocato l’ambasciatore iraniano Morteza Moradian.

La pagella del terrorismo del regime iraniano è nera e assai lunga. Inizia nel 1983 a Beirut, con gli attentati all'ambasciata americana e ai comandi dei marines Usa e dei parà francesi nella capitale libanese, con più di 500 vittime. A Buenos Aires nel 1994, l'attentato contro un'associazione ebraica con 85 morti. In Arabia Saudita, nel 1996, a Khobar con 19 marines uccisi… La lista delle operazioni terroristiche del regime iraniano è davvero lunga e continua. Il regime ha sparso il sangue dei suoi dissidenti in Turchia, Germania, Austria, Francia, Olanda e in Italia, a Roma dove nel marzo 1993 ha assassinato il rappresentante in Italia del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana.

Il regime religioso iraniano è capace solo di camminare sulle gambe della repressione e del terrorismo. L’esperienza di queste decenni lo dimostra chiaramente. Una domanda è: il vecchio Continente cosa intende fare di fronte alle ripetute violazione del suo territorio e delle sue leggi da parte di un regime che usa le sue sedi diplomatiche come basi per la pianificazione delle azioni terroristiche e i suoi diplomatici come agenti terroristici! L’Europa, l’Unione europea, l’Italia come intendono garantire la sovranità delle loro leggi e la sicurezza dei loro cittadini, considerato che hanno percorso per decenni la via della politica di appeasement, ottenendo un risultato contrario?      

 


di Esmail Mohades