Zimbabwe, licenziati i 16mila infermieri che hanno scioperato

giovedì 19 aprile 2018


Tutti a casa. Licenziati i 16mila infermieri che hanno iniziato a protestare lunedì. È successo due giorni prima del giorno delle celebrazioni per il trentottesimo anniversario dell’indipendenza dello Zimbabwe. Gli infermieri del servizio sanitario nazionale hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza protestando per i salari troppo bassi e le disumane condizioni lavorative. Nella giornata della cerimonia, il 18 aprile, la prima senza l’ex presidente Robert Mugabe, Constantino Chiwenga ha annunciato con un comunicato di avere licenziato tutti i 16mila operatori sanitari. L’ex generale dell’esercito è uno dei protagonisti del colpo di Stato che ha portato alla caduta di Mugabe e all’avvento di Emmerson Mnangagwa. Chiwenga sostiene che il personale sanitario abbia “inscenato” la protesta per motivi politici, a suo avviso, non del tutto chiari. Sono solo queste le ragioni che lo hanno spinto al licenziamento di massa.

Chiwengaha ha detto di aver versato 17 milioni di dollari americani al ministero della Salute, per far fronte alle richieste. Ma, secondo la sua versione, il sindacato di categoria, Zina, avrebbe rifiutato. “il governo – ha affermato Chiwengaha – ritiene che la decisione di continuare con la protesta dimostri una mancanza di rimorso ed è mossa da motivazione politiche. Di conseguenza, nell’interesse dei pazienti, si è ritenuto opportuno licenziarli tutti con effetto immediato”. Per fare fronte alla carenza di organico, Chiwenga ha fatto riassumere impiegati, pensionati e anche i disoccupati. I dirigenti del sindacato Zina si sono detti pronti a mettersi al tavolo per un dialogo con il governo purché venga annullato il licenziamento collettivo. “Agli infermieri – si legge in una nota –  sono state fatte tante promesse. per questo hanno deciso di continuare a scioperare fino al momento dell’accredito degli stipendi”. Il presidente Mnangagwa ha dato disposizione al ministero della Salute di pagare, con i dovuti aumenti, sia gli infermieri che non hanno protestato che quelli che hanno deciso di lavorare.


di Manlio Fusani