venerdì 13 aprile 2018
Due secoli fa, il grande poeta tedesco Goethe disse: “Niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso”.
È vero oggi come allora. C’è un abisso di differenza tra Hamas e Israele, eppure a sentire alcuni commentatori non sembrerebbe così. Per costoro, che sia il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan o il ministro degli Esteri svedese Margot Wallström, tutto si riduce all’innocenza di Gaza e alla colpa di Israele. I brutti e cattivi israeliani non hanno meglio da fare se non provocare e rovinare la vita ai residenti del sereno e pacifico territorio di Gaza, in mano ad Hamas. Per molti, tra i media, si tratta soprattutto di raccontare le sofferenze dei palestinesi a causa dell’apparato militare israeliano.
È un perfetto esempio di causalità al contrario. Hamas minaccia e attacca Israele, ma è solo la risposta di quest’ultima che necessita di un’attenta analisi e di un severo scrutinio. Goethe aveva ragione. Ci sono persone che non possono, o non vogliono, vedere quello che è sotto il proprio naso. Sono paraocchi ideologici che non glielo permettono; oppure l’incapacità di capire la vera natura di Hamas; o l’ingenuità che fa sì che delle persone riescano a credere a qualunque cosa scaturisca dalla macchina di propaganda di Hamas. In alcuni casi, si tratta di ostilità assoluta verso qualunque cosa faccia Israele, lo Stato Ebraico.
Sarebbe ora di fare chiarezza morale, invece di annebbiare le cose.
Hamas è un’organizzazione terroristica. È stata designata ufficialmente dagli Usa, dall’Unione europea, dall’Australia, dal Canada e da altri Paesi. Israele è un Paese democratico, con una magistratura indipendente, lo Stato di diritto, libere elezioni e una robusta società civile.
Hamas è antioccidentale, antisemita, antigay, misogina e anti-intellettuale. Israele è l’esatto opposto.
Hamas ha ambizioni territoriali su Israele. Anzi, non aspetta altro che sostituire l’intero Stato di Israele con uno Stato in mano ai Fratelli Musulmani. Israele non ha nessuna ambizione territoriale sulla Gaza di Hamas. Al contrario, Israele se n’è andata da lì 13 anni fa, nella speranza di non dover mai più metterci piede.
Hamas ha particolare interesse nell’utilizzo di Gaza come base per un conflitto permanente con Israele. Israele, che – ahimè – non può cambiare la propria geografia, ha un particolare interesse nell’avere uno Stato pacifico, moderato e prospero al proprio confine.
Hamas, leader unico di Gaza dal 2007, ha passato gli ultimi 11 anni a contrabbandare armamenti e a sviluppare la propria forza militare, invece di gettare le basi per uno Stato responsabile. Sapendo che questo arsenale è stato accumulato al solo scopo di essere usato contro di essa, Israele – come farebbe qualunque altra nazione – cerca di vanificare gli sforzi letali di Hamas.
Hamas non si fa nessun problema a piazzare cellule terroristiche e armamenti nel bel mezzo dei centri popolati a Gaza, oppure, come è successo recentemente, a schierare gente alla frontiera incoraggiandoli a sconfinare, sapendo bene che Israele non avrebbe avuto altra scelta se non quella di prendere di mira, apparentemente, degli innocenti. Israele si sforza di evitare di cadere nelle trappole di Hamas, arrivando al punto di utilizzare telefonate e volantini per avvisare i civili di allontanarsi dalle aree di conflitto imminente.
Cinicamente, Hamas dice alla popolazione civile di rimanere al suo posto, di non dare adito agli avvertimenti israeliani di attacco imminente. Per Hamas, più ci sono vittime tra i civili – incluse donne e bambini – meglio è. Israele fa tutto il possibile per avvertire la propria popolazione – ebrei, cristiani e musulmani – di attacchi missilistici di Hamas, e per evacuarli nei rifugi il prima possibile.
Hamas usa le moschee per nascondervi armi. Israele usa i luoghi di culto, moschee incluse, esclusivamente per le preghiere.
Hamas usa le scuole come depositi di armi. Israele usa le scuole solo per educare i propri figli – ebrei, cristiani, musulmani.
Hamas usa gli ospedali come fortini per terroristi. Israele usa i propri ospedali solo per curare i malati e i feriti, tra i quali i residenti di Gaza che non ottengono le cure adeguate a casa propria.
Hamas tenta di uccidere il maggior numero possibile di israeliani, lanciando missili ovunque in maniera indiscriminata. Israele cerca di scovare solo le installazioni terroristiche di Hamas, rinunciando ad agire quando il rischio di vittime civili è troppo alto.
Hamas, come dimostrano i documenti, non si fa problemi a falsificare informazioni, a manipolare fotografie, a filmare scenette, a gonfiare i numeri per perorare la causa al mondo intero. Israele, al contrario, si sforza in tutti i modi di verificare le informazioni sulle proprie azioni, arrivando a volte al punto di perdere lo slancio nella corsa mediatica.
I supporter di Hamas esplodono di gioia quando vengono colpiti obiettivi israeliani. Gli israeliani non suonano clacson, non sparano in aria, non distribuiscono caramelle quando fanno quello che non vorrebbero fare, ed esprimono il loro rammarico quando accadono degli errori, che sono inevitabili in guerra.
Hamas non sa neanche come si scrive “legge umanitaria internazionale”, men che mai aderirne. Le forze di difesa israeliane impiegano specialisti in legge umanitaria internazionale assegnati a ogni unità, allo scopo di assicurare la massima conformità.
Hamas urla dai tetti che Israele è il nemico brutale. Israele, a differenza di tutte le nazioni sotto attacco nella Storia, fornisce tuttora a Gaza la maggior parte dell’elettricità e gran parte del carburante e degli alimenti necessari, persino mentre i leader di Hamas invocano la distruzione di Israele e considerano gli ebrei obiettivi da eliminare.
Hamas celebra la morte; è una cosa che poche persone di buona volontà riescono a capire. Israele celebra la vita, e tutte le persone di buona volontà dovrebbero capirlo.
(*) Ceo dell’American Jewish Committee
di David Harris (*)