La cauta apertura di Donald Trump a Kim Jong-un

mercoledì 7 marzo 2018


Donald Trump apre a Kim Jong-un, ma con molta cautela. Si tratta di uno dei risultati del “disgelo olimpico” avvenuto tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Washington, in questo storico avvicinamento tra i due paesi, ha assistito da spettatore quasi impotente.

Secondo i beni informati, in realtà, la Casa Bianca ha mostrato un malcelato nervosismo per un evento tanto auspicato. Il vicepresidente americano Mike Pence si è mostrato, addirittura, stizzito per la stretta di mano tra le delegazioni di Pyongyang e Seul.

Così, dopo mesi di accuse, Trump quasi per rimediare ad una gaffe diplomatica del suo vice, ha intrapreso la strada del pragmatismo. Più che una decisione ponderata pare si tratti di una scelta obbligata. Muovere una guerra contro i nordcoreani dalle parti del Pentagono suona una mossa fin troppo azzardata.

Meglio evitare proclami belligeranti e puntare decisi sul dialogo, seppure difficile. Il dittatore comunista ha fornito chiari segni di inaffidabilità. Per cui è più opportuno per il presidente americano mantenere una posizione attendista e prepararsi a un eventuale accordo con colui il quale, da un anno a questa parte, è  stato definito il “male assoluto”.

Un fatto è certo: con le crescenti difficoltà interne che derivano dal Russiagate e dalla guerra dei dazi, Trump ha un disperato bisogno di un successo in politica estera. E, a questo proposito, le crisi iraniane e siriane rappresentano un terreno assai scivoloso.


di Mino Tebaldi