mercoledì 28 febbraio 2018
In occasione del 26esimo anniversario del massacro di Khojaly, domani, presso la Biblioteca del Senato di Roma, verrà presentato il libro “Il Dolore”, di Amir e Arye Gut, una storia che racconta l’amore tra un dottorando israeliano in cerca di testimonianze sulla geopolitica del Caucaso meridionale e una giovane azerbaigiana, sopravvissuta al genocidio di Khojaly, l’evento più drammatico avvenuto nell’ambito del conflitto del Nagorno Karabakh tra l’Armenia e l’Azerbaigian. La nascita di un amore tra persone di diverse identità da una parte si fa testimonianza di multiculturalismo e dialogo interconfessionale, dall’altra documenta accuratamente la storia del popolo azerbaigiano, divenuto profugo nella propria terra. In tale occasione abbiamo incontrato il capo del Dipartimento di multiculturalismo, relazioni interetniche e religiose dell’Amministrazione del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, professor Etibar Najafov, che ci ha offerto spunti importanti di riflessione circa l’importanza del multiculturalismo in Azerbaigian e il successo della politica di integrazione nel Paese. Il professor Najafov, nel corso della sua visita, oltre alla partecipazione all’evento in programma domani, incontrerà rappresentanti istituzionali del governo italiano, esponenti delle comunità religiose e terrà lecture in ambito accademico sul tema del multiculturalismo.
Nei tempi moderni in molti Paesi del mondo si verificano conflitti di natura etnica o religiosa. In Azerbaigian, che gode di una ricca diversità etnica e religiosa, non si riscontrano conflitti di questo genere. Qual è il motivo di questo fenomeno?
L’Azerbaigian è davvero un Paese che gode di una ricca diversità etnica e religiosa. La diversità etnico-culturale, essendo il risultato di un processo storico, assume un carattere obiettivo. Caratterizzando i valori etnico-culturali e le culture delle nazioni, costruisce la base della loro mentalità e dell’attività e svolge un ruolo positivo nella loro vita. Ma la diversità etnico-culturale se non gestita, o mal gestita da parte dello stato, può provocare seri problemi e conflitti in varie sfere dello sviluppo della società. Per questo la giusta regolarizzazione di questa diversità assume una grande importanza pratica per ogni Paese multietnico. A differenza di molti altri Paesi la Repubblica dell’Azerbaigian non gestisce la diversità etnico-culturale attraverso la politica di assimiliazione o di isolamento, bensì con una politica di multiculturalismo. La politica di multiculturalismo favorisce la protezione dei valori delle minoranze etnico-culturali. Offrendo le stesse condizioni di tutela dei valori sia per la maggioranza che per le minoranze etniche, crea la base per una reciproca influenza delle loro culture. Questo a sua volta rafforza processi di integrazione nella società. L’Azerbaigian è uno dei rari Paesi che hanno abbracciato il multiculturalismo come politica di stato. Oltre a questo, a differenza di altri Paesi che hanno accolto il multiculturalismo come politica di stato, in Azerbaigian le diversità etnico culturali vengono regolarizzate con successo e in modo efficace attraverso la politica di multiculturalismo.
Però come è noto, negli ultimi anni capi di stato di vari Paesi occidentali hanno annunciato il fallimento della politica di multiculturalismo. Qual è il motivo del successo nell’attuazione di questa politica nel suo Paese?
È vero. Nei Paesi occidentali l’applicazione della politica di multiculturalismo anche se nei primi anni ha portato alcuni risultai positivi, nel periodo successivo ha provocato l’aggravamento delle contraddizioni di carattere etnico-religioso. Di conseguenza, i rappresentanti dei principali Paesi dell’Europa (Gran Bretagna, Francia, Germania) hanno annunciato il fallimento della politica di multiculturalismo a causa dell’inefficienza nel periodo moderno. L’efficace attuazione della politica di multiculturalismo in Azerbaigian ha ragioni obiettive e soggettive. Per ragioni obiettive, si intendono innanzittutto fattori storici e geografici. L’Azerbaigian storicamente è stato un Paese multiculturale. In tutte le tappe della storia dell’Azerbaigian i rappresentanti di vari popoli hanno convissuto in questo territorio in un clima di pace. L’esistenza di un favorevole ambiente multiculturale ha causato in vari periodi della storia, lo spostamento di massa di rappresentanti dei popoli perseguitati verso il territorio dell’Azerbaigian. Ad esempio 2600 anni fa gli ebrei persegiutati dal re di Babilonia, hanno lasciato Israele trovando rifugio in Azerbaigian. Dal punto di vista geografico, invece, l’Azerbaigian è un terriotrio in cui si incrociano varie culture e civiltà. I popoli dei Paesi che si trovano in territori simili, incontrando diversi gruppi etnici, religiosi e culturali, svilupparono con loro relazioni economico-commerciali e culturali. Questo a sua volta ha creato condizioni favorevoli per la formazione del clima multiculturale in quelle aree. Quando si parla di ragioni soggettive della politica di multiculturalismo in Azerbaigian, si intendono gli statisti che governano il Paese e il popolo azerbaigiano. In vari periodi della storia dell’Azerbaigian, i capi di stato hanno gestito le diversità etnico-culturali all’interno della società in modo tale da non permettere che avvenissero seri conflitti di carattere etnico e religioso. Il clima multiculturale in Azerbaigian si è rafforzato ulteriormente nel periodo dell’indipendenza. Ad esempio, nel 1918, dopo la proclamazione della prima repubblica democratica nell’oriente, anche i rappresentanti delle minoranze etniche del Paese sono stati incaricati come deputati del Parlamento della Repubblica Democratica dell’Azerbaigian e come ministri all’interno del Governo. La politica di multicuturalismo in Azerbaigian è stata fondata dal leader nazionale Heydar Aliyev. Questa politica viene proseguita con successo dal Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev. Nel momento in cui nei Paesi occidentali viene annunciato il fallimento della politica di multiculturalismo, il Presidente Ilham Aliyev dichiara che l’alternativa al multiculturalismo nel mondo moderno è la discriminazione, il razzismo, la xenofobia, l’islamofobia e l’antisemitismo e sviluppando il multiculuturalismo in base alle nuove circostanze storiche, presenta lo stesso come direzione principale della politica interna ed estera del Paese.
In che modo il multiculturalismo si afferma come un aspetto importante della politica interna ed esterna della Repubblica dell’Azerbaigian?
Il multiculturalismo si afferma come un aspetto importante della politica interna dell’Azerbaigian proprio in quanto nel nostro Paese non avvengono conflitti di carattere etnico o religioso. Attraverso la politica di multiculturalismo vengono regolate le diversità etnico-culturali all’interno del Paese e raggiunta la tutela dei valori etnico-culturali di tutte le etnie. Questo è coerente anche con le norme e i principi di una società democratica, perché la tutela dei valori etnico-culturali delle etnie è parte integrante dei diritti umani. Per quanto riguarda le relazioni interstatali, questo approccio ha favorito la costruzione di relazioni globali dell’Azerbaigian con tutti i Paesi. Questo a sua volta offre condizioni favorevoli per lo sviluppo del dialogo interculturale e di intercivilizzazione a livello mondiale. Il nostro Paese ha ottenuto considerevoli successi per quanto riguarda la promozione del dialogo tra le culture e le civiltà. Un esempio di questo può essere “Il Processo di Baku” entrato recentemente nel lessico politico. “Il Processo di Baku” è un’iniziativa che prevede lo sviluppo del dialogo interculturale. L’iniziativa de “Il Processo di Baku” è stata proposta per la prima volta dal Presidente del Paese Ilham Aliyev nel 2008. “Il Processo di Baku”, che nasce come un’iniziativa regionale, a partire dal 2010, sempre con lo sforzo del Presidente Ilham Aliyev, comincia a trasformarsi in un movimento globale. Nel quadro de “Il Processo di Baku” l’Azerbaigian ha ospitato eventi come il Vertice mondiale dei leader religiosi (2010), il Forum Umanitario Internazionale (2011, 2012, 2013, 2014 e 2016), il Forum mondiale del dialogo interculturale (2011, 2013, 2015 e 2017) e il settimo Forum globale dell’alleanza delle civiltà delle Nazioni unite (2016).
di Giorgia Pilar Giorgi