Il “lontano” ricordo dell’euforia catalana

martedì 27 febbraio 2018


La Catalogna vive il “lontano” ricordo dell’euforia rivoluzionaria. Dopo appena quattro mesi, è cambiato tutto. Era il 27 ottobre. A Barcellona la gente intonava “Els Segadors”, l’inno nazionale della Catalogna.

Da allora, Madrid ha riportato l’ordine pre-referendario. Il governo del premier Mariano Rajoy, con i poteri straordinari votati dal Senato, ha preso il controllo della regione. Le istituzioni catalane sono state esautorate. Carles Puigdemont, il presidente deposto della Catalogna, è fuggito in Belgio. Il suo vice, Oriol Junqueras, è in carcere. Sono accusati di sedizione e ribellione, reati che prevedono trent’anni di carcere.

Sono state aperte delle cause in trenta diversi tribunali contro decine di alti funzionari, politici, imprenditori, attivisti e 712 sindaci.

Gli indipendentisti denunciano l’uso politico della giustizia da parte dello Stato spagnolo. Sostengono, addirittura, che vi sia un ritorno al passato franchista. A Strasburgo 650 avvocati hanno denunciato una lunga lista di violazioni dei diritti fondamentali in Catalogna al commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muiznieks.

È possibile che il prossimo presidente della Catalogna sia un detenuto. Non a caso, i partiti indipendentisti, che vantano la maggioranza assoluta nel Parlament, sono vicini ad un accordo sulla formazione del nuovo governo e sull’elezione alla presidenza di Jordi Sanchez, in carcere preventivo proprio da quattro mesi.

Si pensa di nominare Puigdemont quale presidente emerito. Sarebbe l’ennesimo guanto di sfida che Barcellona invierebbe a Madrid.


di Manlio Fusani