martedì 16 gennaio 2018
La recente attenzione che si è volta alla questione di Gerusalemme la dice lunga su come Israele venga giudicato secondo standard completamente diversi rispetto a quelli utilizzati per gli altri Paesi della comunità internazionale. Di certo Israele merita critiche e attenzione, così come qualunque altra nazione. Ma merita anche di essere trattata allo stesso modo – né più, né meno.
Prima di tutto, Israele è l’unico Stato la cui capitale, Gerusalemme, città con la quale il popolo ebraico è stato legato visceralmente per oltre tremila anni, non è riconosciuta da quasi tutti gli altri Paesi al mondo. Capite quanto sia assurdo? I diplomatici esteri abitano a Tel Aviv mentre praticamente tutto il loro lavoro si svolge a Gerusalemme, dove si trovano l’ufficio del primo ministro, la Knesset (il Parlamento), la Corte Suprema e il ministero degli Esteri. Se prendiamo una lista delle città del mondo, inclusi i luoghi di nascita impressi sui passaporti, noteremo una cosa impressionante – Parigi, Francia; Tokio, Giappone; Pretoria, Sud Africa; Lima, Perù; Gerusalemme, Senza Paese – praticamente orfana.
Secondo, Israele è l’unico Stato membro delle Nazioni Unite il cui diritto stesso all’esistenza viene costantemente messo in dubbio. Nonostante il fatto che Israele sia la realizzazione di un legame antichissimo con il popolo ebraico, come è ampiamente scritto nel libro più letto al mondo, la Bibbia; che è nato di nuovo a seguito delle raccomandazioni delle Nazioni Unite nel 1947; e che è membro dell’Onu sin dal 1949, si alzano costantemente voci che mirano a negare la legittimità politica di Israele. Nessuno si permetterebbe di mettere in dubbio il diritto ad esistere di molti altri Paesi che si fondano su basi molto più discutibili di quelle di Israele, ad esempio i Paesi creati dalla violenza, dall’occupazione, o da cartografi che vivevano in terre lontane. Basta guardarsi attorno per vedere quanti sono i Paesi che appartengono a queste categorie, di cui tra l’altro molti sono proprio Paesi arabi. E allora perché la stagione di caccia è aperta solo contro Israele? Potrebbe avere qualcosa a che fare col fatto che Israele è l’unico Paese al mondo a maggioranza ebraica?
Terzo, Israele è l’unico Paese membro delle Nazioni Unite che è stato marcato per la distruzione da parte di un altro Paese membro dell’Onu. Riflettiamoci un attimo. Il governo iraniano, assieme ai loro fantocci assoldati in Libano e a Gaza, ha affermato più volte di voler cancellare Israele dalla carta geografica. Esiste un altro Paese al mondo che si trovi di fronte ad un simile obiettivo conclamato, cioè la distruzione e il genocidio? E intanto, la maggior parte dei Paesi continuano a fare affari con Teheran come se nulla fosse, come se minacce del genere fossero benvenute, o in qualche modo considerate irrilevanti.
Quarto, l’Onu ha due agenzie preposte per i rifugiati. Una è l’Alta Commissione dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr), che si occupa di tutte le popolazioni di rifugiati del mondo, eccetto una. L’altra, l’Agenzia Onu per i Rifugiati Palestinesi (Unrwa), si occupa solo dei palestinesi. Ma le differenze non riguardano solo l’anomalia di avere due strutture e due burocrazie. In realtà, i mandati sono molto differenti tra loro. L’Unhcr prova a ricollocare i rifugiati, l’Unrwa invece no. Quando nel 1951 il direttore dell’Unrwa John Blanford, propose di ricollocare fino a 250mila rifugiati nei Paesi arabi confinanti, questi rifiutarono furiosamente, e Blanford dovette dimettersi. Il messaggio fu chiaro. Da quel giorno, nessun funzionario dell’Onu ha mai proposto il ricollocamento dei rifugiati palestinesi. Inoltre, le definizioni di ‘rifugiato’ dell’Unrwa e dell’Unhcr sono molto diverse tra loro. L’Unhcr si occupa solo di coloro che hanno dovuto lasciare la propria terra, mentre la definizione dell’’Unrwa include “i discendenti delle persone che diventarono rifugiati nel 1948”, senza limiti generazionali.
Quinto, Israele è l’unico Paese ad aver vinto tutte le guerre per la sua sopravvivenza e la sua autodifesa, eppure si trova ad affrontare avversari che insistono a dettare loro i termini della pace. E così facendo, ironicamente, hanno trovato il supporto di molti Paesi i quali, quando sono stati loro a vincere le guerre, hanno preteso – e ottenuto – il ridisegnamento dei confini. Una rapida occhiata alla mappa dell’Europa oggi dimostra ampiamente di cosa si tratta.
Sesto, Israele è l’unico Paese al mondo oggetto di un comma permanente e separato - il numero 7 – sull’Agenda dell’Agenzia per i Diritti Umani dell’Onu a Ginevra. Nessun altro Stato Membro, tra cui Paesi che violano in maniera seriale i diritti umani, come la Corea del Nord, la Siria, l’Iran ed il Sudan, hanno un comma specifico dedicato al loro in Agenda. Solo l’unica democrazia liberale nel Medio Oriente viene trattata in maniera palesemente faziosa, perché è così che funziona – i banditi circondano la carovana per proteggersi a vicenda ed allo stesso tempo mettersi insieme contro Israele, creando automaticamente una maggioranza contro di essa.
Settimo, Israele è l’unico Paese condannato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “violatore” dei diritti alla salute. Questa balla è scritta nero su bianco, malgrado il fatto che Israele fornisca assistenza medica di prima categoria ai siriani feriti nella guerra civile ed ai palestinesi che risiedono a Gaza, dove comanda Hamas; che abbia raggiunto una delle aspettative di vita più alte al mondo per tutti i suoi cittadini, ebrei e non ebrei; che sia uno dei primi Paesi a fornire assistenza ogni volta che ci sia una crisi umanitaria, da Haiti al Nepal; e che stia avanzando quotidianamente le frontiere della medicina per tutti, cosa che non può essere detta per molte altre nazioni.
Ottavo, Israele è l’unico Paese ad essere costantemente nel mirino di tre agenzie Onu fondate e operanti esclusivamente allo scopo di avanzare la causa palestinese e dare addosso ad Israele: il Comitato per l’esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese; il Comitato Speciale per indagare sulle pratiche israeliane che riguardano i diritti umani del popolo palestinese, e la Divisione per i diritti dei palestinesi nel Dipartimento per gli affari politici delle Nazioni Unite.
Nono, Israele è l’unico Paese ad essere oggetto – ogni anno – di almeno 20 Risoluzioni dell’Assemblea generale dell’Onu e di innumerevoli misure prese da altri enti dell’Onu, come ad esempio il Consiglio per i Diritti Umani. Incredibilmente, ogni anno Israele subisce questi interventi in numero maggiore di tutti gli altri 192 Paesi delle Nazioni Unite messi insieme! Nessuno può argomentare in buona fede che questo sia giustificabile in qualche modo, ma è una realtà, perché in ogni ente dell’Onu eccetto il Consiglio di Sicurezza, dove ognuno dei cinque membri permanenti ha diritto di veto, si tratta semplicemente di votazioni a maggioranza. Che quasi due terzi dei Paesi del mondo oggi appartengano al “Movimento dei non Allineati”, che elesse l’Iran Presidente dal 2013 al 2016 seguito dal Venezuela, Presidente in carica oggi, la dice tutta.
Decimo, Israele è l’unico Stato oggetto del movimento Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni). Qualcuno ha notato manifestazioni nelle università contro i veri violatori dei diritti umani, di cui alcuni proprio nella regione dove si trova Israele, che tagliano teste, convertono con la forza ed espellono cristiani, lanciano bombe chimiche sui civili, negano i diritti dei palestinesi, perseguono le comunità Lgbt e condannano alla pena di morte anche i minorenni, facendo il brutto e il cattivo tempo? Conoscete per caso qualche gruppo studentesco che abbia cercato di impedire agli studenti di visitare qualunque altro Paese che non sia Israele, come è successo in una “promessa” che girava nel campus dell’Ucla, (Università della California)? Qualcuno ha visto delle flottiglie organizzate da gruppi di estrema sinistra europei che non siano lanciate contro Israele? Qualcuno sa di movimenti per costringere le compagnie a ritirarsi da qualunque altro Paese che non sia Israele?
Prendiamo la Turchia, ad esempio. Ha occupato spudoratamente e in maniera ingiustificata un terzo dell’isola di Cipro per 44 anni, schierandovi 40mila soldati, trasferendovi un numero indefinito di coloni dall’Anatolia, eppure non si sente neanche una parola contro Ankara da quelli che dicono di agire in nome della “giustizia” e contro “l’occupazione”. Viste le realtà politiche, affrontare uno qualunque di questi vergognosi atteggiamenti e ipocrisie è una sfida sconsolante. E, cosa peggiore, si tratta di una lista incompleta. C’era una vecchia pubblicità che diceva “non devi essere ebreo per amare il pane di segale Levy”. Beh, di certo non devi essere un attivista pro-Israele per sentirti turbato da questo modo ingiusto e grottesco di trattare Israele. Basta solo la capacità di provare sdegno morale che cose simili possano accadere nel mondo di oggi.
(*) Ceo di Ajc - American Jewish Committee
di David Harris (*)