giovedì 10 agosto 2017
I suprematisti musulmani sembrano avere fantasie – così come una lunga storia – di trasformare i siti cristiani in islamici. Si pensi, ad esempio, alla basilica di Saint-Denis, la cattedrale gotica che prende il nome dal primo vescovo cristiano di Parigi, sepolto al suo interno nel 250, e che custodisce la tomba di Carlo Martello, la cui vittoria fermò l’invasione musulmana della Francia nel 732. Ora, secondo lo studioso Gilles Kepel, questo luogo di sepoltura della maggior parte dei re e delle regine di Francia è “la Mecca dell’Islam francese”. Gli islamisti francesi sognano di sopprimere le campane delle chiesa e di rimpiazzarle con la chiamata alla preghiera fatta dal muezzin.
Nella più grande cattedrale turca, Hagia Sophia, una chiamata del muezzin è di recente risuonata all’interno di questa chiesa del VI secolo, per la prima volta in 85 anni.
In Francia, i leader musulmani hanno invocato la trasformazione delle chiese abbandonate in moschee, facendo in tal modo eco al defunto scrittore Emile Cioran che aveva predetto dell’Europa: “I francesi non si sveglieranno fino a che Notre Dame non sarà diventata una moschea”.
Ora è la volta del più grande sito cattolico della Spagna, la cattedrale di Cordoba. La sinistra spagnola e i laicisti vorrebbero convertire all’Islam la cattedrale di Cordoba, il simbolo di un tempo in cui “l’Islam stava quasi per trasformare il Mediterraneo in un lago musulmano”. Adesso che l’Islam sta di nuovo conquistando ampie zone del Medio Oriente e dell’Africa, non è una coincidenza che questa campagna stia guadagnando terreno?
Nel 550, la cattedrale di Cordoba era una basilica cristiana, dedicata a un santo. Poi, nel 714, fu occupata dai musulmani, che la distrussero e la trasformarono nella Grande Moschea di Cordoba durante il regno del califfo Abd al Rahman I. Il sito fu restituito al culto cattolico da re Ferdinando III nel 1523 e divenne l’attuale grande cattedrale di Cordoba, uno dei più importanti siti del Cristianesimo occidentale. Adesso, un’alleanza di laicisti e islamisti cerca di trasformare la chiesa in un luogo di culto islamico.
Il Wall Street Journal l’ha definita deconquista, giocando con la parola reconquista, l’epoca in cui la Spagna abbandonò l’Islam per abbracciare il Cattolicesimo. “La Grande Moschea di Cordoba”, è così che la chiama l’Unesco – anche falsando, ribaltando e stravolgendo la storia per riscrivere il passato di Gerusalemme e Hebron. Tuttavia, negli ultimi sei secoli, lì sono state officiate solo messe e confessioni. Il WSJ accusa “gli intellettuali spagnoli di sinistra” di cercare di “decristianizzare” il sito.
Una recente cartina geografica con i territori che lo Stato islamico intende conquistare annovera non solo il Medio Oriente, ma anche la Spagna. L’Isis la chiama “Al-Andalus”. In un articolo, Soeren Kern, analista del Gatestone, tra i tanti, ha specificato l’intento dello Stato islamico di riconquistare la Spagna. Osama bin Laden, responsabile degli attacchi terroristici sul suolo spagnolo nel 2004, faceva spesso riferimento ad Al-Andalus nei suoi video e nei discorsi. Daniel Pipes ha inoltre spiegato che “secoli dopo la reconquista del 1492 i musulmani anelano ancora a ristabilire l’Andalusia musulmana”. Anche Ayman al-Zawahiri, il successore di bin Laden, è intervenuto a riguardo: “Il ritorno di al-Andalus nelle mani dei musulmani è un dovere per l’umma [la comunità musulmana]”. I jihadisti siriani chiamano la Spagna “la terra dei nostri antenati”. Nel simbolismo islamico, Cordoba è il califfato perduto.
È autodistruttivo e surreale che i laicisti spagnoli – quelli che dicono di avere a cuore la separazione tra Stato e Chiesa – ora appoggino i suprematisti musulmani nella loro “reconquista della moschea di Cordoba”.
La recente ondata di immigrazione ha portato in Spagna molti musulmani. La popolazione islamica spagnola è quasi raddoppiata passando da circa a un milione del 2007 a 1,9 milioni di oggi. Ha raccolto 350mila firme una petizione promossa dalla “sinistra” spagnola per chiedere l’esproprio dell’edificio cristiano. Le autorità politiche di Cordoba hanno assestato un colpo alla rivendicazione del diritto di proprietà della cattedrale da parte della Chiesa Cattolica dichiarando che “la consacrazione religiosa non è il modo migliore per acquisirne la proprietà”. Ma è così che funziona la storia, specialmente nelle terre in cui il Cristianesimo e l’Islam hanno combattuto duramente per il dominio. Perché i laicisti non esercitano pressioni sul presidente turco Recep Tayyip Erdogan affinché restituisca ai cristiani Hagia Sophia? Nessuno ha sollevato obiezioni riguardo al fatto che “la più grande cattedrale della cristianità è diventata una moschea”.
La sinistra spagnola, che governa la regione, vorrebbe trasformare la chiesa in “un luogo per l’incontro delle fedi”. Belle parole ecumeniche, ma una trappola mortale per la dominazione islamica sulle altre fedi. Nel 2010, un gruppo di attivisti musulmani ha cercato di pregare all’interno del sito. Per ottenere il sostegno dei cattolici americani, il vescovo di Cordoba, Demetrio Fernández González, di recente ha spiegato che la legge andalusa consentirebbe l’esproprio della cattedrale se un tribunale stabilisse che la Chiesa cattolica non è riuscita a preservare l’edificio. “A sinistra, è diventato di moda idealizzare il passato islamico della Spagna”, ha osservato il Wall Street Journal.
“I cattolici della Reconquista vengono considerati rozzi fanatici, mentre il califfato è presentato come un’oasi di tolleranza e cultura in cui ebrei e cristiani – non importa la loro condizione di secondo classe – hanno vissuto fianco a fianco con i musulmani in una convivencia felice. Durante il discorso pronunciato al Cairo nel 2009, Barack Obama ha anche citato l’Andalusia come un esempio della ‘fiera tradizione di tolleranza’ dell’Islam”.
Nei quotidiani, nelle università e nella cultura popolare, il nostro establishment laico critica duramente le Crociate, come dimostrazione del senso di colpa dell’Occidente verso il mondo islamico. Il tentativo occidentale di liberare Gerusalemme nel Medioevo è stato condannato come imperialismo cristiano, mentre le campagne musulmane per colonizzare e islamizzare l’Impero bizantino, il Nord Africa, i Balcani, l’Egitto, il Medio Oriente e la maggior parte della Spagna, per citarne solo alcuni, sono celebrate come una stagione dei lumi. Nessuno però si preoccupa per i muezzin islamici, le cui voci risuonano dai tetti di molte città occidentali. Se l’Occidente si flagella per la schiavitù, non solleva mai questioni sulla schiavitù nel mondo islamico, attualmente praticata (pur essendo ufficialmente “abolita”) in Arabia Saudita, Mauritania e in Africa occidentale, e non solo lì.
La domanda sulla cattedrale di Cordoba che ora è sulle labbra di tutti è la seguente: chi finanzierà la campagna per riportare l’Islam nel grande sito cristiano? La risposta è: il Qatar. L’emirato appoggia la campagna delle organizzazioni islamiche volte a convertire la chiesa all’Islam. Il Medio Oriente è pieno di chiese trasformate in moschee, come la moschea degli Omayyadi a Damasco, di Ibn Tulun al Cairo e la cattedrale di Hagia Sophia a Istanbul. Gli islamisti ora sono impazienti di fare la stessa cosa a Cordoba. La Chiesa cattolica ha preso posizione. Come ha detto il vescovo di Cordoba, Demetrio Fernandez, “condividere lo spazio con i musulmani sarebbe come se un uomo condividesse la propria moglie con un altro uomo”.
Un analista dell’Instituto Español de Estudios Estratégicos (Ieee) del ministero della Difesa, il colonnello Emilio Sánchez de Rojas, di recente ha tenuto una conferenza in cui ha precisato che Cordoba è “un riferimento per l’Islam”. E ha accusato il Qatar e l’Arabia di lanciare “campagne di influenza in Occidente” e di essere “una fonte di finanziamento della campagna per la re-islamizzazione della cattedrale di Cordoba”.
Se questi islamisti, appoggiati dai laicisti militanti, riusciranno a riportare Allah nella cattedrale di Cordoba, uno tsunami del suprematismo islamico sommergerà il Cristianesimo decadente dell’Europa. Ci sono migliaia di chiese vuote che aspettano solo di essere riempite dalle voci dei muezzin.
di Giulio Meotti (*)