Macron: meno parlamentari e stop allo stato di emergenza

martedì 4 luglio 2017


Nella sfarzosa cornice del castello di Versailles, ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, ha preso la parola per la prima volta davanti al Congresso delle due camere del Parlamento. Un discorso durato un’ora e mezza, pronunciato tutto d’un fiato, interrotto solamente una volta da timidi applausi provenienti da gruppo di parlamentari. Nella solennità di un momento destinato a segnare l’inizio del nuovo mandato, il capo dell’Eliseo ha tracciato i principali punti che segneranno l’operato del suo governo nei prossimi cinque anni.

Tra questi, quella sulla diminuzione di un terzo del numero dei parlamentari delle tre assemblee costituzionali: l’Assemblea Nazionale, il Senato e il Consiglio economico e sociale. “Un parlamento meno numeroso ma rafforzato nei suoi mezzi è un parlamento in cui il lavoro diventa più fluido, dove i parlamentari possono circondarsi di collaboratori meglio formati e più numerosi” ha detto Macron, sottolineando che nei prossimi anni la Francia avrà un “Parlamento che lavora meglio”. Una rivoluzione in termini numerici, che verrà accompagnata dall’inserimento di “una dose di proporzionale”, necessaria per rappresentare “tutte le sensibilità”. Un impegno definito dallo stesso presidente come “una lotta incompiuta” per la Francia. Macron ha poi affrontato il tema delle crisi migratorie, operando un importante distinguo tra i “rifugiati politici, che corrono un rischio reale” e “migranti economici”.

Per questo, il problema dovrà essere affrontato “in maniera coordinata” da tutti i paesi europei”, senza “abbandonare l’indispensabile mantenimento” delle frontiere nazionali. Ed è proprio sul rilancio dell’Europa che Macron ha posto l’accento, proponendo l’organizzazione di “convention democratiche” a cui ogni paese sarà libero di partecipare. “Alla Francia spetta prendere l’iniziativa” ha affermato il presidente, ricordando l’intenso lavoro fatto fino ad oggi da Parigi in collaborazione con Berlino.

Sul piano della sicurezza, Macron ha annunciato che entro l’autunno sarà revocato lo stato di emergenza, il dispositivo attivato in Francia all’indomani degli attentati di Parigi, nel novembre del 2015. Una misura giudicata necessaria “per ridare ai francesi le loro libertà” e per aprire la strada alla nuova legge sull’antiterrorismo, un progetto che prevede misure di sicurezza “rinforzate” nel rispetto delle “esigenze costituzionali”. Un intervento che, nonostante la standing ovation finale, non ha riscosso il consenso unanime di tutti i deputati. Molti sono stati coloro che hanno scelto di boicottare la giornata disertando i banchi dell’aula in segno di dissenso.

Tra questi, i deputati della France Insoumise, il partito di Jean-Luc Mélenchon, assenti in blocco dall’emiciclo per manifestare nel tardo pomeriggio a Place de la République, nel cuore della capitale. Proteste anche dai quindici rappresentanti del Partito comunista francese (Pcf), che si sono radunati davanti al comune di Versailles, a pochi metri dal castello. Dura la presidente del Front National, Marine Le Pen, che ha definito il discorso del suo rivale alle ultime presidenziali come un “sermone da televangelico”, caratterizzato da un “vuoto lirico”.


di Redazione