Borges: “Goldman Sachs aiuta la dittatura del regime venezuelano”

martedì 30 maggio 2017


Julio Borges, presidente del Parlamento venezuelano e uno dei leader dell'opposizione, si è detto "preoccupato e indignato" dopo la decisione da parte di Goldman Sachs di acquisire bond emessi da Caracas per 2,8 miliardi di dollari. L'operazione "con il dittatore Nicolas Maduro" rappresenta "un alleggerimento sul fronte finanziario per il regime autoritario" del paese, ha sottolineato Borges in una lettera - precisano i media locali - indirizzata al direttore esecutivo della banca, Lloyd Blankfein.

I media statunitensi hanno ricordato che i bond in questione sono stati emessi dal colosso petrolifero venezuelano Pdvsa e acquistati con un forte sconto. Borges, che da tempo porta avanti una campagna internazionale per bloccare ogni aiuto economico destinato a Caracas, ha inoltre reso noto di "raccomandare" ad ogni "futuro governo democratico del paese di non riconoscere, né di pagare, i bond".

Borges, è atteso domani a Bruxelles per parlare della crisi che si vive nel suo paese, su invito del presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, e dell'eurodeputato spagnolo Esteban Gonzalez Pons. "Borges verrà a parlare di quello che sta succedendo in Venezuela, della crisi sociale ed istituzionale, e per chiedere l'appoggio delle nostre istituzioni per frenare il processo di riforma costituzionale che si pretende di imporre nel suo paese", ha spiegato Tajani alla stampa. Il presidente del Parlamento di Caracas, in mano all'opposizione dalle politiche del 2015, avrà anche un incontro con Tajani stesso e andrà successivamente a Roma per incontrare il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin.

Intanto, in Venezuela, aumenta il numero di deputati "chavisti" che si sono dichiarati contrari alla riforma costituzionale proposta dal governo di Caracas, sommando la loro voce a quella dell'opposizione che continua a definirla antidemocratica. Ieri ha espresso la sua contrarietà l'ex ministro degli Interni di Maduro, Miguel Rodriguez Torres.

Rodriguez Torres, già responsabile del servizio di intelligence Sebin durante la presidenza di Hugo Chavez, ha detto che "questa Assemblea Costituente non risolverà nessuno dei problemi del Venezuela". "Qui il problema non è la Costituzione del 1999, ma piuttosto la pessima gestione dell'economia e la perdita di fiducia in un governo che ormai non ha nemmeno accesso a linee di credito per frenare la crisi", ha detto Rodriguez Torres al quotidiano spagnolo El Pais.

Anche Gabriela del Mar Ramirez, ex Ombudsman ed ex deputata chavista, ha respinto il progetto di Maduro, segnalando che "nessuna assemblea può definirsi Costituente se prima non si abbevera alla fonte della sovranità popolare: le sue basi devono essere approvate in modo universale e diretto dal popolo, e poi questi signori dovranno nuovamente sottoporre alla conferma popolare il risultato dei loro lavori". L'assenza di referendum per convocare l'Assemblea Costituente e per confermare le sue riforme, così come il complesso meccanismo "corporativo " e "territoriale" previsto per eleggerne i membri sono i due principali motivi per i quali la riforma lanciata da Maduro è considerata antidemocratica da i suoi avversari.


di Redazione