Macron cerca casa

giovedì 27 aprile 2017


Emmanuel Macron, una casa tu ce l’hai? Ci diamo del “tu”, vero, come fanno tutti gli “énarque” tra di loro? Dunque: non hai un partito, ma hai una grande moglie. Il che, credimi, è molto meglio! Ti appoggia quel filone di François Fillon, i cui scandali lo hanno messo fuori la porta del ballottaggio, e gli sta bene; ti appoggia il Partito Socialista allo sbando del tuo ex “patron” François Hollande (énarque anch’egli, come non pochi presidenti prima di lui. Poi mi spieghi perché l’antica fabbrica di Rue de l’Université è sempre incinta di qualche Président de la République?); ed è con te anche l’attuale inquilino dell’Élysée, malgrado abbia formulato - prima di ora - il suo endorsement solo in forma implicita, non proprio trasparente, del tipo: “Ça va sans dire”. Carino no? Ed è sempre “Lui” che ti affida il tesoro di un galeone sommerso (i voti del Ps), che però dovrai andare a recuperare nella Fossa delle Marianne. Fai attenzione ai doni avvelenati: tutti e due i grandi sconfitti pensano di sistemarti in modo soft facendoti fare il presidente dimezzato (la classica “Anatra zoppa”, made in Usa), accerchiandoti a partire da giugno con una nuova maggioranza parlamentare, che non sarà la tua, visto che non tieni una casa partitica. Ti vedo un po’ pallidino. Non hai il cuore di arringare a braccio le tue folle? Ti capisco. Mi sembri tanto Pollicino. Ma, da collega a collega, vista la nostra differenza d’età (io sono della Promotion Leonardo da Vinci), vorrei provare a darti un suggerimento.

Primo: non ti fidare troppo dei sondaggi e dei tuoi nuovi amici, generosi compagni di viaggio solo in apparenza; in realtà sperano di cannibalizzarti durante i tuoi prossimi cinque anni di mandato risalendo, grazie alla tua giovane spinta, la corrente popolare per riapprodare nell’isola tranquilla della loro rendita elettorale da Quinta Repubblica. Secondo aspetto: hai ragione, non c’è più né destra né sinistra; ci sono solo i perdenti e i vincenti della globalizzazione che oggi si sintetizzano nei due formidabili schieramenti degli “Have/Have-Not”. Per vincere devi pescare in entrambi i bacini. Ti vedo maluccio, Emmanuel. Perché tutta la tua giovane vita si è svolta finora all’interno del “berceau choosy” degli “Have”. Quindi, aspettati grandi e crescenti antipatie se l’Europa che difendi non riuscirà a ritrovare la strada della crescita e a risolvere l’equazione insolubile di edificare un argine sia al ritorno degli egoismi nazionali (anche quello della Douce France!), sia alle migrazioni epocali da un’Africa post coloniale devastata e di cui, guarda caso, la Francia porta storicamente un pesante fardello di responsabilità. Soprattutto per quanto riguarda le magniloquenti, quanto insensate “Primavere arabe”, che hanno letteralmente distrutto le inferme dighe dei confini comuni della Ue. Tra l’altro, caro Emmanuel, vorrei ben capire rispetto alla mai tramontata “grandeur” quali saranno le dolorose scelte che dovrai fare nei confronti della nuova Amministrazione americana, che chiede ben altro impegno ai nostri due Paesi per quanto riguarda le spese militari e gli impegni nella Nato. Se Donald Trump parte in guerra (Siria, Corea, ecc.), che fai? Ti defili come nel 2003?

La parte più problematica, però, viene proprio da quella Ue che oggi tira un sospirone di sollievo per il tuo successo (ma, attento alla Marine Le Pen, che ha scelto come te il mare aperto, sciogliendo la sua gomena dallo zatterone nostalgico del Front National!). Non ci hai detto nei tuoi comizi come porterai gli attuali ventisette fratelli-coltelli al tavolo comune per la revisione dei Trattati. Tra l’altro, fu proprio il tuo mentore ipotetico, François Mitterand, a estrarre dal cilindro quel fantomatico 3 per cento sul disavanzo pubblico nazionale stabilito da Maastricht (che, tra l’altro, Parigi e Berlino hanno bellamente ignorato e sforato più volte! Ricordi?), che oggi lega le mani al nostro povero Paolo Gentiloni e ai suoi successori per una moderata iniezione di finanza keynesiana nell’economia italiana, al fine di rilanciare con grande giudizio gli investimenti pubblici e le grandi infrastrutture.

Quindi: se vorrai, scrivimi pure le tue risposte. Sarò felice di riceverle. Per intanto, un abbraccio fraterno da un collega che non ti invidia per nulla in quel che ti aspetta, una volta che ti siederai sullo scranno più alto del tuo Hexagone.


di Maurizio Guaitoli