L’Ansa, Israele e Hezbollah

mercoledì 21 settembre 2016


Un ormai ex freelance dell’Ansa sta mettendo in serio imbarazzo da oltre una settimana tanto la redazione esteri quanto il capo dei corrispondenti in Israele, Massimo Lomonaco. Pietra dello scandalo un articolo del sito internet di uno dei maggiori quotidiani israeliani (ripreso in Italia da una puntuale cronaca di Riccardo Ghezzi sul sito “Linformale”), che ha svelato le strane vicissitudini di questo collaboratore, Michele Monni, che ha anche un blog su “L’Espresso” e una pagina Facebook che tradisce la sua militanza pro “poveri palestinesi”. Monni è stato accusato in pratica di aver lavorato per gli hezbollah per la realizzazione di un documentario agiografico celebrativo dei dieci anni dall’ultima guerra in Libano.

Il tutto presentandosi ai personaggi intervistati come collaboratore dell’Ansa non certo di Al-Manar, la tivù di Nasrallah. Una specie di nuovo caso Riccardo Cristiano in sedicesimo, se vogliamo, ma che ha avuto la capacità di far chiudere le bocche a tutti i diretti interessati della redazione esteri a Roma e dell’ufficio di corrispondenza in Israele che si trincerano dietro frasi come “cose interne dell’Ansa”, “questioni di privacy”, “devo chiedere l’autorizzazione al direttore”. Neanche si trattasse di alti ufficiali dei carabinieri. Il tutto con buona pace della trasparenza e del diritto-dovere di chi scrive un articolo di sentire tutte le parti in causa. Anche lo stesso Michele Monni, sollecitato con ben tre messaggi al suo profilo di Facebook, non ha sentito l’esigenza di dire la sua a chi scrive. E così non resta che raccontare la storiaccia come la ha riportata ynetnews in questo link.

In pratica Monni è stato accusato dall’esercito israeliano di aver utilizzato una serie di interviste, tra cui quelle all’ex ministro della Difesa Amir Peretz, alla parlamentare Tzipi Livni, al parlamentare Eyal Ben-Reuven e al militare Tomer Weinberg (uno che era rimasto gravemente ferito mentre era in servizio di pattuglia assieme ai soldati israeliani rapiti e poi uccisi Eldad Regev e Ehud Goldwasser), per un documentario celebrativo degli Hezbollah dopo avere detto a ognuno degli intervistati di essere un collaboratore dell’Ansa. Che lo ha immediatamente allontanato dall’incarico anche se adesso non vuole commentare l’accaduto. Sembra, ma all’Ansa negano sia pure genericamente, che ci sia anche stata una lettera di scuse inviata dalla direzione dell’agenzia di stampa all’ambasciata israeliana di Roma. Che però ha rimandato chi scrive direttamente all’Ansa.

Un brutto pasticcio diplomatico determinato dalla disinvoltura di un giornalista non molto obiettivo verso le ragioni di Israele? L’Ansa la cosa vorrebbe chiuderla così. Prima che si trasformi in un nuovo caso Riccardo Cristiano, il giornalista della Rai che l’11 ottobre del 2000, quando vennero linciati a Ramallah due soldati israeliani che avevano avuto l’unico torto di sbagliare strada, e dopo che le reti Mediaset trasmisero il cruento filmato che fece il giro del mondo, sentì il bisogno di scrivere una lettera ufficiale al più importante quotidiano palestinese per spiegare che le immagini e la loro diffusione non erano responsabilità della Rai. Forse lo fece per salvare la pelle o magari per tenersi buone delle fonti. Ma allora vennero giù gli altarini sull’obiettività di come i corrispondenti della televisione pubblica coprivano per prassi le notizie relative al conflitto israelo-palestinese.

@buffadimitri


di Dimitri Buffa