Lo spettro populismo si aggira in Europa

martedì 14 giugno 2016


Il temutissimo referendum del 23 giugno prossimo, circa la permanenza o meno in Europa del Regno Unito, ha già mostrato sui mercati finanziari quali conseguenze catastrofiche produrrebbe nel caso di una vittoria dei cosiddetti euroscettici.

Sebbene lo stesso Regno Unito non faccia parte della zona euro, l’eventuale Brexit potrebbe innescare nell’intera Ue un imprevedibile effetto a catena, con almeno due evidenti esiti sul piano politico: un ulteriore rafforzamento dei partiti populisti che soffiano sul fuoco dell’antieuropeismo e un tracollo della fiducia sui debiti sovrani dei Paesi interessati.

In particolare, come rilevato da molti autorevoli osservatori, i mercati finanziari darebbero per scontata una maggiore riluttanza da parte dei vari Governi, proprio perché pressati dall’ondata di irresponsabile populismo in atto, a realizzare quelle necessarie riforme impopolari tendenti a tenere sotto controllo i bilanci pubblici. Tutto ciò ricadrebbe come una mannaia soprattutto sugli Stati più indebitati, tra cui l’Italia, provocando un catastrofico aumento dei tassi d’interesse.

Non a caso, dopo quella di Atene, la nostra Borsa risulta la più penalizzata in questi ultimi giorni di grande fibrillazione, anticipando per noi uno scenario che rischia di essere peggiore di quello vissuto nell’autunno del 2011. Malgrado questi sinistri presagi, il vasto coacervo di irresponsabili populisti che si aggira per il Vecchio Continente non accenna minimamente ad attenuare di una campagna propagandistica che fa della Comunità europea il capro espiatorio di tutti i mali d’Europa. Falsi profeti di un ritorno ad un passato fatto di autarchia e barriere doganali, questi personaggi hanno buon gioco anche da noi a sfruttare una diffusa ignoranza economico-finanziaria, promettendo ad un popolo confuso che fuori dall’Europa e dalla moneta unica ci aspetterebbe un futuro di ricchezza e di prosperità. Ripristinando ognuno il proprio orticello nazionale, al riparo di quei tanto odiati mercati internazionali, e stampandosi all’occorrenza illimitate quantità di moneta, questi pericolosi demagoghi del nulla vorrebbero traghettare anche l’Italietta dei campanili, un Paese privo di risorse naturali e sempre più dipendente dai prestiti, verso il regno della penuria.

Da questo punto di vista, spiace veramente che una simile visione stia diventando preponderante in quel centrodestra che aveva fatto del liberalismo il suo moderno paradigma. Forse sarà pur vero che occorre un’altra idea di Europa, ma è altrettanto certo che in Italia urge un blocco moderato alternativo al populismo renziano ed a quello pentastellato ben più solido e responsabile rispetto a ciò che sta emergendo in questi ultimi tempi.


di Claudio Romiti