Il terribile massacro dei cristiani in Nigeria

sabato 2 aprile 2016


Secondo un recente rapporto, Boko Haram, il gruppo estremista islamico nigeriano, ha ucciso più persone in nome del jihad di quanto ne abbia fatte fuori lo Stato islamico (Isis). Dal 2000, quando dodici Stati del nord della Nigeria iniziarono ad applicare e imporre la legge islamica della Sharia, sono stati uccisi “tra i 9mila e gli 11.500 cristiani”. E questa è “una stima prudente”. Inoltre, “1,3 milioni di cristiani sono stati costretti a trasferirsi altrove”, “13mila chiese sono state chiuse o demolite” e svariate “migliaia di aziende, abitazioni e altri beni di proprietà dei cristiani sono state distrutte”.

Il report fa riferimento a una serie di altri fattori che collegano la crescita del jihad nigeriano alla crescita del jihad globale. I gruppi islamici radicali, fautori della supremazia islamica anticristiana “sono emersi negli anni Ottanta nel nord della Nigeria, quando gli studiosi e gli studenti nigeriani fecero ritorno dai Paesi arabi influenzati dagli insegnamenti wahabiti e salafiti. Ogni anno, migliaia di musulmani dell’Africa Occidentale ottengono borse di studio per proseguire i loro studi nei paesi arabi sunniti. Questo ha avuto un forte impatto sulla cultura nigeriana”.

Questo “forte impatto” non è limitato alla Nigeria. Ogni anno, l’Arabia Saudita spende oltre 100 miliardi di dollari diffondendo “gli insegnamenti wahabiti e salafiti” o ciò che un crescente numero di musulmani definisce “il vero Islam”. Viene fatto questo anche attraverso le moschee europee e quelle degli Stati Uniti. Dietro la radicalizzazione dell’Isis, Boko Haram e dei lupi solitari musulmani ci sono i migliori amici e alleati musulmani dell’America. Un altro punto importante del report è che “non solo l’Islam radicale, di cui Boko Haram è un significativo esempio, ma anche i pastori musulmani Hausa-Fulani e le élites politiche e religiose musulmane del nord del Paese sono i principali perpetratori delle violenze contro la minoranza cristiana. Più di recente, il 2 marzo, Emmanuel Ogebe, un avvocato nigeriano, difensore dei diritti umani, ha inviato un messaggio email in cui diceva: “Sono arrivato in Nigeria qualche giorno fa per indagare su quello che sembra essere il peggiore massacro sferrato dai pastori musulmani (Hausa- Fulani)... In una sola notte sono stati uccisi più di 500 abitanti di un villaggio cristiano”. E secondo una fonte dell’Africa Occidentale: “Una volta che Boko Haram sarà sconfitto, il problema non verrà risolto. I cristiani che vivono sotto la legge della Sharia devono far fronte a discriminazioni e all’emarginazione, e hanno un accesso limitato o inesistente ai diritti federali”.

Il rapporto alla fine rileva che gran parte della violenza anticristiana deriva dalla storica “migrazione dei musulmani nei territori non musulmani del nord della Nigeria per promuovere il programma islamico missionario e religioso in ogni parte del nord della Nigeria”. In altre parole, i cristiani della Nigeria stanno patendo le stesse tribolazioni che milioni di cristiani e di altri non musulmani hanno subìto dal VII secolo, quando l’Islam “esportò” nei loro confini: la violenza, le persecuzioni, la schiavitù e la distruzione delle chiese.

Tutti questi dati contraddicono la versione ufficiale dell’amministrazione Obama riguardo ai disordini in Nigeria. Per anni, l’amministrazione americana si è rifiutata di inserire Boko Haram - che ha massacrato più cristiani e “apostati” di quanto abbia fatto l’Isis - nella lista delle organizzazioni terroristiche. Ha finito per farlo nel novembre 2013, dopo lunghe pressioni esercitate dai legislatori, dagli attivisti per i diritti umani e dai lobbisti. Tuttavia, l’amministrazione Obama si rifiuta di associare Boko Haram - un’organizzazione che si definisce in termini puramente islamici - all’Islam, esattamente come è riluttante ad associare l’Isis all’Islam. Nel 2102, dopo che il gruppo aveva ucciso 39 cristiani il giorno di Pasqua, il vicesegretario del dipartimento di Stato americano per gli Affari africani, Johnnie Carson disse: “Voglio cogliere l’occasione per sottolineare un punto chiave, ossia che la religione non alimenta la violenza estremista”, nel nord del Paese a maggioranza musulmana.

Dunque cos’è che l’alimenta? L’amministrazione attribuisce a Boko Haram la stessa causa che ascrive allo Stato islamico, come il presidente Bill Clinton una volta disse in modo memorabile riferendosi alla campagna di sangue di Boko Haram: la “disuguaglianza” e la “povertà” sono “ciò che alimentano tutte queste cose”. Questa considerazione è simile a quanto asserito dall’amministrazione Obama che l’Isis ha creato “una mancanza di prospettive occupazionali”; oppure a quanto dichiarato da John Brennan che dappertutto l’ideologia jihadista è “alimentata il più delle volte dalla repressione politica, dalla negazione di ogni diritto sul piano economico, dalla mancanza di istruzione e dall’ignoranza, pertanto adesso ci sono svariati fenomeni che attizzano il fuoco di questa ideologia”.

Rabbonire i jihadisti è stata la politica dell’amministrazione Obama oppure come Clinton consigliava al governo nigeriano: “È quasi impossibile risolvere un problema basato sulla violenza con la violenza”. Non si contano i cristiani che sono stati decapitati a seguito dell’uccisione di 30 membri di Boko Haram da parte dell’esercito nigeriano, nell’ambito di un’offensiva particolarmente vigorosa sferrata nel maggio 2013, allora la Reuters riportò che il segretario di Stato americano John Kerry “si è rivolto con toni forti” al presidente nigeriano dicendo: “Siamo... profondamente preoccupati per le denunce credibili di gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza nigeriane, che potrebbero intensificare le violenze e alimentare l’estremismo” di Boko Haram.

La vita cristiana nelle aree a maggioranza musulmana della Nigeria è solo un microcosmo della vita cristiana nei Paesi a maggioranza musulmana del mondo. I cristiani sono perseguitati e uccisi, le loro chiese vengono bandite, bruciate o bombardate. Grazie ai petrodollari sauditi, gli uomini che sono dietro alle persecuzioni sono quasi sempre “influenzati dagli insegnamenti wahabiti e salafiti” e non sono solamente “estremisti” ma appartengono anche alle “élites politiche e religiose”. In tutti i casi, l’amministrazione Obama fa finta di niente, pur insistendo a dire che il jihad è frutto della “disuguaglianza”, della “povertà” e di una “mancanza di prospettive occupazionali”, mai degli insegnamenti islamici.

 

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Raymond Ibrahim (*)