Kurdistan: conoscerlo per combattere l’Isis

mercoledì 23 marzo 2016


L’Isis continua a colpire. La città simbolo dell’Europa è sotto attacco: morte, tragedie e panico sono le parole all’ordine del giorno sia nei dibattiti politici che nell’informazione pubblica. Anche in Turchia la situazione è drammatica, un Paese diviso tra repressione interna del regime di Erdogan e la violenza degli attentanti terroristici, come denuncia da mesi Mariano Giustino, corrispondente di Radio Radicale da Ankara.

Nel corso di questi ultimi mesi, settimane e giorni molto si è detto sulle fondamenta politiche, sociali e antropologiche dello Stato Islamico, della sua nascita e della sua diffusione. Un approccio geopolitico non può ignorare ciò che sta avvenendo nella regione curda, in particolare tra Iran e Turchia. Nello scacchiere mondiale, una situazione particolarmente degna di attenzione è la regione curda irachena, dove si sta svolgendo una complessa “competizione” politica. Gli analisti europei tendono a soffermare l’oggetto di analisi sugli strumenti e le strategie da intraprendere per sconfiggere lo Stato Islamico. Ma come potremmo stabilizzare la situazione dopo la sconfitta dell’Isis?

Per comprendere i delicati e complessi fenomeni della regione dovremmo tentare di allargare la nostra lettura, tenendo presenti anche altri fattori che non siano quelli legati a logiche puramente militari. Le Ong presenti nel Kurdistan denunciano l’approccio occidentale e militarista che tralascia l’aspetto di coesistenza e diplomazia da poter intraprendere nella regione. Si tratterebbe di soffermare l’analisi sui conflitti interni e tribali nella zona del Kurdistan iracheno. Prima della comparsa e dell’affermazione dell’Isis, nella regione venivano registrate azioni e dimostrazioni da parte della popolazione contro la corruzione delle autorità statuali irachene. In tale contesto regionale vi sono numerose organizzazioni e realtà sociali, religiose e laiche che potrebbero prevenire il reclutamento nell’esercito dello Stato Islamico se solo interrogate e inserite in una progettualità volta alla coesistenza pacifica e finalizzata alla stabilizzazione della regione. Una disamina che sofferma l’attenzione solo sull’aspetto militare non riesce a far percepire le divisioni interne dell’attuale comunità del Kurdistan e l’attuale conflitto tra i curdi e i curdi della parte irachena.

A partire dal 2015, il governo regionale del Kurdistan è attraversato da una profonda crisi economica e l’attività parlamentare ha cessato la propria operosità legislativa. Il governo regionale curdo è sostanzialmente diviso in più fazioni. Quali sono le conseguenze sul piano politico? A causa del conflitto tra le varie fazioni, la possibilità di intervenire con strumenti giurisdizionali e civili è diminuita ma sono in molti che nella regione chiedono un intervento progettuale, ideato per la diffusione dei princìpi della democrazia e dello stato di diritto. Il lavoro transnazionale del Partito Radicale per “la transizione dalla ragion di stato allo stato di diritto” potrebbe sviluppare un laboratorio proprio nel Kurdistan attraverso l’instaurazione di meccanismi democratici da intraprendere per unificare il governo regionale curdo.

Non dimentichiamo che a breve la regione sarà interessata dalle elezioni parlamentari e le varie formazioni politiche potrebbero essere interessate a tentativi di democratizzazione da diffondere sul territorio. Se l’obiettivo è fermare l’esercito islamico e innescare un reale processo di democratizzazione, vi sono alcuni fattori da considerare. Una situazione conflittuale è quella esistente tra il governo regionale curdo e le istituzioni di Baghdad. Una proposta transnazionale verso lo stato di diritto dovrebbe vedere le autorità europee impegnate in un meccanismo di mediazione tra le istituzioni del Kurdistan e Baghdad per tentare di risolvere al meglio la conflittualità esistente. L’affermazione dei princìpi democratici, federalisti e rispettosi dei diritti umani resta l’unica concreta proposta per sollevare il Kurdistan e arginare lo Stato Islamico.

(*) Consiglio direttivo di “Nessuno tocchi Caino”


di Domenico Letizia (*)