Nowruz

sabato 19 marzo 2016


Nowruz è il capodanno persiano e coincide il primo giorno di primavera. La sua origine risale forse a più di 3000 anni fa e oggi viene celebrato, oltre che naturalmente in Iran, in Afghanistan, Azerbaigian, Tagikistan, Albania, Turchia, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan. Nel 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto la Giornata Internazionale del Nowruz e il parlamento canadese ha aggiunto, nel 2009, il Nowruz nel calendario nazionale.

Nowruz è una parola persiana composta da due termini, “now” che letteralmente vuol dire nuovo e “ruz” giorno. Quindi Nowruz significa nuovo giorno. I preparativi di questa festa molto amata in Iran iniziano giorni prima con una pulizia generale ed approfondita della casa, il Khuneh Tekunì. L’ultimo martedì dell’anno vecchio, al tramonto si accedendo i falò e si salta sul fuoco recitando: “ti do il mio pallore e ricevo il tuo caldo rosso”. Alla sera si ascoltano nel buio le chiacchiere della gente, se positive se ne trae un buon auspicio per il nuovo anno. I bambini nascosti sotto un velo battono col cucchiaio sulle pentole davanti alle porte delle case chiedendo dolcetti. Non si trascurava un tempo di andare l’ultimo giovedì a salutare i cari estinti.

Prima dell’arrivo di Nowruz, nelle strade delle città iraniane, si vedono uomini vestiti di rosso e con la faccia coperta di fuliggine. Sono gli haji Firuoz, araldi precursori dell’anno nuovo. Cantano, danzano e annunciano l’arrivo di Nowruz. Nella cultura persiana gli haji Firuoz sono i compagni di zio Nowruz (amù Nowruz), un allegro anziano con la barba bianca che distribuisce doni e buona fortuna alla gente, che potrebbe essere l’equivalente di Babbo Natale.

Ciò che caratterizza il Nowruz è la tradizione delle haft-sin (le sette S). Su una pulita e graziosa tovaglia si mettono, con dedizione, 7 alimenti il cui nome inizia con la lettera s, ognuno con un preciso significato e simbolo.

1. Sabzeh, i germogli di frumento e legumi, di solito grano o lenticchia, fatti crescere in un piatto, simboleggiano la rinascita;

2. Sib, la mela, rappresenta la bellezza e la prolificazione;

3. Sir, l’aglio, vuol dire salute, in quanto antidoto della malattia;

4. Serkeh, l’aceto, sta a significare la pazienza;

5. Somaqh, il sommacco, una spezia usata come acidificante nei cibi, rappresenta la gentilezza;

6. Senjed, la bacca di biancospino, è il simbolo dell’amore;

7. Samanù, un dolce fatto con farina e germogli di frumento, vuol dire forza e abbondanza.

Al haft-sin nel tempo si sono aggiunti il Corano, il libro dei poemi di Hafez, lo specchio, la moneta, dolcetti, uova sode colorate e i pesciolini rossi, simbolo di audacia e libertà.

Nowruz coincide esattamente con l’equinozio di primavera. Per esempio quest’anno, 1395 anno iranico, cade il 20 marzo alle ore 5:30’:12’’. La famiglia stretta si riunisce solennemente intorno al haft-sin aspettando il Nowruz. La festa dura tredici giorni durante i quali si fa visita ai parenti. Ai bambini si regalano i soli, di solito banconote nuove di zecca, e ciò li rende felici. L’ultimo giorno, il 13esimo (sizdeh Be-dar) viene considerato di cattivo auspicio e per sfatare la mala sorte si esce da casa per fare una scampagnata. In questo giorno le ragazze che desiderano maritarsi intrecciano i fili di sabzeh o altra erba di buon auspicio, prima di gettarli via con la sfortuna. Nel corso della storia millenaria della Persia, i diversi invasori hanno cercato di cancellare o ignorare il Nowruz, ma ogni volta hanno dovuto prendere atto di quanto fosse radicato nella cultura di quel popolo. Negli anni della tirannia teocratica, il Nowruz tra la gente ha rafforzato il suo senso laico e legato alla tradizione iranica.


di Esmail Mohades