Iran Human Rights e le esecuzioni capitali

giovedì 17 marzo 2016


Dopo la denuncia di Nessuno tocchi Caino, anche la Ong “Iran Human Rights” rende pubblici i dati del rapporto 2015 sulla pena di morte in Iran. Durante l’anno analizzato, secondo Iran Human Rights, si è raggiunto il record di esecuzioni capitali nel Paese sciita: 969 persone condannate a morte, un incremento della pena capitale del 29 per cento rispetto al 2014 e tre minorenni condannati al patibolo.

In seguito all’accordo sul nucleare tra l’Iran e il gruppo 5+1, le sanzioni sono state cancellate ma la situazione dei diritti umani nel Paese non è variata. Nell’anno in cui le Nazioni Unite hanno sottolineato l’importanza del rispetto dei diritti umani nell’ambito della lotta al narcotraffico internazionale di sostanze stupefacenti, l’Iran ha messo a morte non meno di 638 persone proprio per crimini legati alla droga. Violando gli obblighi internazionali, che il Paese sciita ha comunque ratificato attraverso varie sottoscrizioni di Trattati internazionali, l’Iran ha continuato a mandare a morte persone che erano minorenni al momento del crimine e le esecuzioni nel 2015 in luoghi pubblici sono continuate allo stesso ritmo degli anni scorsi; le esecuzioni pubbliche sono state più volte criticate dalle Nazioni Unite.

In una dichiarazione del 18 maggio 2015, i due special rapporteur dell’Onu hanno sottolineato l’alto numero di informazioni ricevute sulle esecuzioni pubbliche in Iran; in questa dichiarazione Ahmed Shaheed e Christof Heyns, relatori speciali presso l’Onu, hanno affermato: “Le esecuzioni pubbliche hanno un effetto disumanizzante sia sulle vittime che su coloro che assistono alle esecuzioni, aumentando la natura crudele, inumana e degradante della pena di morte”. Iran Human Rights sottolinea, nonostante le autorità iraniane dichiarino il contrario, che sono molti i bambini che assistono a tali esecuzioni.

Il numero di reati punibili con la pena di morte in Iran è uno dei più alti al mondo. Accuse quali l’adulterio, l’incesto, lo stupro, gli “insulti al profeta Maometto” e ad altri grandi profeti, il possesso e la vendita di sostanze stupefacenti, il reato di “dichiarare guerra a Dio”, di “corruzione in Terra”, la quarta condanna per furto e la truffa sono tutti crimini punibili con la pena capitale. Nel corso del 2015, numerose persone sono state condannate a morte per la loro appartenenza o cooperazione a gruppi politici e militanti messi al bando, tutte persone che appartenevano a minoranze etniche curde, arabe o baluci. In occasione della presentazione del rapporto di Iran Human Rights, il presidente della suddetta Ong, Mahmood Amiry- Moghaddam, ha dichiarato: “L’Europa e le nazione europee non possono rimanere in silenzio davanti al record terrificante di esecuzioni capitali in Iran. L’incremento delle relazioni commerciali con le autorità iraniane deve essere subordinato alle limitazioni della pena di morte”.

Ai lavori ha partecipato anche Marco Perduca, Ambasciatore del Partito Radicale presso le Nazioni Unite, che ha soffermato la propria analisi sul lavoro dell’Onu nella lotta al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti ricordando che l’Iran continua a ricevere finanziamenti per la lotta al narcotraffico, nonostante i condannati per tali crimini siano messi a morte.


di Domenico Letizia