L’Iran, la Telecom ed i diritti umani

sabato 20 febbraio 2016


L’Iran è uno Stato in cui giornalisti e avvocati vengono tratti in arresto per il loro lavoro, dove le donne non possono viaggiare, dove le fustigazioni e le amputazioni sono lecite e la pena di morte è la regola. La violazione dei diritti umani spesso coinvolge la comunità imprenditoriale, anche occidentale, in termini di programmi di sorveglianza per lo Stato, politiche discriminatorie nei confronti di imprenditori appartenenti a minoranze etniche-religiose e una sistematica e incontrollata corruzione. Le Nazioni Unite hanno il dovere di mantenere aperto un focus sull’Iran per quanto riguarda lo stabilire uno standard di responsabilità sociale per le imprese che investono nel Paese iraniano. Qualsiasi impresa commerciale, in Iran, ha il dovere di controllare l’utilizzo della propria produzione in termini di repressione e violazione dei diritti umani. Qualche anno fa la Siemens fornì tecnologia per le telecomunicazioni allo stato iraniano e tale capacità elettronica fu utilizzata per tracciare, monitorare e trarre in arresto alcuni attivisti per i diritti umani presenti nel Paese.

Il programma di Rete, ultra pervasivo, utilizzato dall’Iran per censurare e reprimere è stato definito da “Report senza Frontiere” (2012) come uno dei “dodici nemici di Internet”. Durante la visita del presidente iraniano in Italia, Telecom Italia, per merito della sua controllata internazionale Ti Sparkle, ha stipulato un accordo con la Tic, l’azienda di Stato iraniana delle telecomunicazioni. Sembrerebbe che l’accordo permetta a Ti Sparkle, attraverso la sottoscrizione di un Memorandum of Understanding, di collaborare con la Tic nell’espansione della Rete, al fine di garantire a più consumatori l’accesso ad Internet. Ma la Tic è puntualmente adottata dal regime nel garantire e perpetrare la censura di Stato.

La Tic collabora regolarmente con il ministero della Cultura e della Guida Islamica, accettando le direttive imposte dal ministero come la censura di migliaia di siti internet e l’accesso ai social network. Nella Repubblica islamica, ufficialmente, Facebook e Twitter sono vietati e gli utenti sono costretti a collegarsi servendosi di strumenti di elusione illegali. Il ministro della cultura iraniano ha ammesso che almeno 4 milioni di cittadini iraniani utilizzano i social network, ma il governo iraniano continua a mantenere il divieto. Nel corso degli ultimi due anni, e nel pieno della presidenza Rouhani, il numero degli attivisti finiti in carcere per la pubblicazione di post sgraditi sui social network è drasticamente aumentata.

Alessandro Talotta, amministratore delegato della Ti Sparkle, ha espresso soddisfazione per le potenzialità economiche dell’accordo raggiunto con Teheran. Ciò che vorremmo comprendere è se la Telecom può garantire, con assoluta certezza, che i servizi accordati alla Tic non siano utilizzati come nuovo strumento del regime nell’esercitare repressione, censura e ulteriore violazione dei diritti fondamentali. Chiedere alla Ti Sparkle se ha previsto, nel contenuto del memorandum sottoscritto, strumenti legali e formali per impedire al governo della Repubblica iraniana l’utilizzo delle infrastrutture e delle tecnologie dell’azienda italiana, in accordo con la Tic, per operazioni in violazione con i trattati internazionali sui diritti umani.

Si tratta, nuovamente, di ribadire un diritto umano e civile alla conoscenza, poiché i clienti Telecom e gli imprenditori collegati alla stessa società devono conoscere come tali servizi di telecomunicazione possono essere utilizzati dall’autocrazia iraniana. L’Italia si è sempre distinta in sede Onu per il sostegno e l’incentivazione di azioni a tutela dei diritti fondamentali nel mondo, quindi, il nostro governo non può permettersi di stipulare accordi con Paesi che violano i diritti umani.

Recentemente l’onorevole Achille Totaro, presidente del Comitato interparlamentare Iran Libero, ha depositato un’interrogazione scritta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per chiedere quali iniziative intenda intraprendere per assicurare che si forniscano infrastrutture e tecnologie per le telecomunicazioni senza incorrere nel rischio che siano utilizzate dal Governo della Repubblica Islamica dell’Iran tramite Telecommunication Infrastructure Company of Iran (Tic) per operazioni di censura, sorveglianza e repressione del dissenso. La tutela della dignità umana deve rappresentare un dovere delle nostre istituzioni e “massime magistrature”. Inoltre, l’Unione europea ha il dovere di monitorare e lavorare a stretto contatto con la società civile iraniana, stabilendo gli standard e la responsabilità sociale delle imprese che lavorano e contrattano nel Paese sciita.


di Domenico Letizia