Agenda europea sulla migrazione

martedì 16 febbraio 2016


La Commissione europea è impegnata da tempo nell’elaborazione di una risposta coerente e coordinata sulla questione dei rifugiati e dei flussi migratori. Il presidente Jean-Claude Juncker ha affidato a un commissario con competenza speciale per la migrazione - Dimitris Avramopoulos - l’elaborazione, fatta in cooperazione con altri commissari coordinati dal primo vicepresidente Frans Timmermans, di una nuova politica sulla migrazione. Il 13 maggio 2015 la Commissione europea presentò l’agenda europea sulla migrazione che stabilisce un approccio globale per una gestione dei flussi migratori in tutti i suoi aspetti. Tre pacchetti di attuazione dell’agenda sono stati adottati rispettivamente il 27 maggio 2015, il 9 settembre 2015 e il 15 dicembre 2015.

L’attuale “crisi dei rifugiati” interessa oltre 60 milioni di rifugiati e sfollati interni e può essere considerata tra le più gravi del secondo dopoguerra. Nonostante le diminuzioni attese dei flussi migratori, è necessario cercare di risolvere alla radice le cause di questo fenomeno e cioè: l’instabilità, i conflitti, il terrorismo e in particolare, il perdurare degli scontri in Siria.

La Commissione europea al fine di sviluppare una risposta rapida e coordinata e rafforzare la politica di asilo e migrazione dell’Ue, ha proposto: un aumento della presenza in mare; un nuovo sistema di solidarietà per ricollocare, in caso di emergenza, i richiedenti asilo nei paesi più colpiti; una mobilitazione del bilancio Ue di oltre 10 miliardi di euro, per affrontare la crisi dei rifugiati e assistere i Paesi più colpiti; un nuovo quadro di coordinamento e cooperazione per i Paesi dei Balcani occidentali; un nuovo partenariato con la Turchia; e l’ambiziosa proposta di una nuova guardia costiera e di frontiera europea. Ciò nonostante, l’implementazione completa delle proposte non è stata ancora attuata.

Mercoledì 10 febbraio, la Commissione europea ha riferito sull’attuazione delle azioni da considerare prioritarie nell’ambito dell’agenda europea sulla migrazione.

Il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha dichiarato: “Nella seconda metà del 2015 è entrato in Europa in modo irregolare un numero di persone senza precedenti. Chi necessita di protezione deve richiedere asilo nel primo Paese Ue in cui arriva. Se necessario, queste persone possono essere ricollocate in altri Stati membri per realizzare una distribuzione più equa. Ma coloro che non chiedono asilo, o che non hanno i requisiti per farlo, devono essere identificati e rimpatriati in modo rapido ed efficace. Il ritorno a una gestione ordinata dei flussi è oggi la priorità più pressante. La Commissione europea sta aiutando gli Stati membri a fornire una risposta coordinata a livello europeo, anche in termini di considerevole sostegno finanziario e pratico”.

Dimitris Avramopoulos, Commissario responsabile per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, ha dichiarato: “Mentre il numero di migranti che giungono in Europa rimane alto, dobbiamo intensificare l’attuazione della risposta europea concordata, che rappresenta il punto d’equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Deve essere chiaro per le persone che arrivano nell’Unione che se hanno bisogno di protezione la riceveranno, ma che non spetta a loro decidere dove; e se non hanno diritto alla protezione, saranno rimpatriate. Per gestire meglio il flusso di migranti e rendere sicure le frontiere europee, tutti gli Stati membri devono mettere in atto i loro impegni, applicare rigorosamente le norme europee in materia di asilo e controllo delle frontiere e fornire il supporto necessario agli Stati membri più esposti”. A dicembre, la Commissione giudicò troppo lenti i progressi fatti nell’attuazione delle decisioni adottate dagli Stati membri. Tuttavia, alcuni miglioramenti si sono verificati, ad esempio c’è stato un incremento del tasso di rilevamento delle impronte digitali, elemento primario per una corretta gestione del sistema di asilo. La percentuale delle impronte digitali dei migranti inserite nella banca dati Eurodac è aumentata dall’8 per cento del settembre 2015 al 78 per cento del gennaio 2016 in Grecia e, in Italia dal 36 all’87 per cento nello stesso periodo. Ciò nonostante molti sono ancora gli impegni da soddisfare.

La Commissione europea ha presentato le relazioni che hanno riguardato i progressi del sistema hotspot, il meccanismo di ricollocazione in Italia e Grecia; e le misure di attuazione degli impegni sanciti nella dichiarazione in occasione della riunione dei leader dei Paesi interessati dalla rotta balcanica dell’ottobre 2015. La Commissione sta inoltre emanando pareri motivati in nove casi di infrazione e ha presentato una relazione sull’attuazione del piano d’azione Ue-Turchia. La Commissione europea ha poi adottato una raccomandazione alla Grecia sulle misure urgenti da attuare in vista della graduale ripresa dei trasferimenti ai sensi del regolamento Dublino. Il collegio ha rimandato la sospensione temporanea del meccanismo di ricollocazione per quanto riguarda il 30 per cento dei richiedenti da ricollocare in Austria. Infine, sono stati discussi alcuni progetti di raccomandazioni per la Grecia incentrati sul codice frontiere Schengen.

Il sistema europeo comune di asilo per funzionare necessita della possibilità di far ritornare i richiedenti asilo nel primo Paese d’ingresso nell’Ue. Dal 2010-11 i trasferimenti Dublino verso la Grecia nono sono stati effettuati a causa di carenze del sistema evidenziate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dalla Corte di giustizia europea. La Commissione ha adottato pertanto una “raccomandazione alla Grecia su misure urgenti da adottare in vista della possibile ripresa di alcuni trasferimenti ai sensi del regolamento Dublino”. Nonostante la creazione in Grecia di strutture più adeguate per l’asilo e per il servizio di prima accoglienza, il monitoraggio effettuato dalla Commissione e dall’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo ha evidenziato ancora importanti carenze da colmare al fine di reintegrare la Grecia nel sistema Dublino. Tali lacune riguardano in modo particolare: la capacità e le condizioni di accoglienza, l’accesso alla procedura di asilo, i ricorsi e l’assistenza legale.

I controlli di frontiera effettuati durante gli ultimi mesi lungo la rotta dei Balcani occidentali, non sono stati coordinati provocando misure unilaterali di chiusura delle frontiere. La Commissione europea insiste sulla necessità del coordinamento nell’attuazione degli impegni sanciti dalla riunione dei leader dei Balcani occidentali. Il collegio dei commissari ha discusso i “progetti di raccomandazioni alla Grecia a norma dell’articolo 19 ter del codice frontiere Schengen”, la stabilizzazione del sistema Schengen, tramite i suoi meccanismi di salvaguardia è basilare per la cessazione dei controlli alle frontiere interne.

Il meccanismo della ricollocazione consente una ripartizione dei richiedenti asilo più equa tra i vari Stati Ue, permettendo così una gestione più ordinata dei flussi migratori. Tuttavia, il meccanismo giova di un certo margine di flessibilità quando alcuni Stati membri devono far fronte a brusche fluttuazioni dei flussi migratori che comportino un afflusso improvviso di cittadini di Paesi terzi. La Commissione, visto il caso particolare dell’Austria, ha proposto la sospensione temporanea per un anno della ricollocazione del 30 per cento dei richiedenti asilo assegnati a questo Stato. L’attuale situazione dell’Austria è caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di Paesi terzi e da conseguenti movimenti secondari su tutto il territorio dell’Ue, con un incremento del numero di persone che chiede protezione internazionale. A dicembre la Commissione aveva già proposto la sospensione temporanea per un anno degli obblighi della Svezia in materia di ricollocazione.


di Danilo Turco