Francia: l’analisi dello stato emergenziale

martedì 9 febbraio 2016


La Francia è immersa in una deriva securitaria. Il presidente François Hollande e il governo francese tentano di rendere permanenti le modifiche legislative che sono state apportare al diritto e al codice penale. I pubblici ministri potranno disporre di perquisizioni domiciliari, utilizzare cimici senza l’autorizzazione dei giudici, la custodia cautelare senza avvocato potrebbe essere consentita fino a quattro ore, tutto il tempo per estorcere violentemente informazioni o indurre a confessione e la cittadinanza francese potrà essere revocata a cittadini con doppio passaporto condannati per terrorismo.

Il dibattito sullo stato di Diritto e la Ragion di Stato, in Italia sviluppato dal Partito Radicale e dal lavoro transnazionale di Matteo Angioli e dell’ambasciatore Giulio Terzi, in Francia parte dalle pagine del quotidiano “Le Monde”, grazie agli interventi del filosofo Giorgio Agamben. Agamben ha descritto la struttura dei totalitarismi come struttura di stato di eccezione permanente. Il filosofo, sulla scia di quanto va elaborando Marco Pannella, analizza la struttura giuridico-politica dello Stato e la deriva securitaria consistente nello smantellamento delle garanzie costituzionali, dello stato di Diritto, attraverso la proclamazione ripetuta dello Stato d’eccezione.

Lo Stato d’eccezione può dichiarare il coprifuoco, impedire manifestazioni pubbliche, consentire il controllo dei mezzi di informazione, imporre il braccialetto elettronico e ripensare radicalmente il concetto di cittadinanza. La Francia ha reagito con una grande manifestazione, quasi ventimila persone, per chiedere la soppressione dello stato di emergenza. Ma la paura sembra dominare il contesto francese: il 79 per cento degli intervistati è incline al mantenimento dell’emergenza perenne. Amnesty International ha pubblicato un rapporto intitolato “La mia vita è stata stravolta” ove vengono riportate testimonianze di persone destinatarie delle misure adottate dal sistema dello stato di emergenza. La Ong illustra che l’estensione di ampi poteri senza garanzie di controlli sulla loro applicazione causa soltanto la sistematica violazione dei diritti umani.

Dal novembre del 2015, in Francia è aumentata la discriminazione nei confronti di quelle popolazioni già “marchiate” a causa della loro origine etnica o credenza religiosa. L’Unione europea, le Nazioni Unite, l’Unione Africana e la Lega Araba devono unirsi in una vertenza transnazionale che faccia dello stato di Diritto e delle libertà fondamentali l’oggetto di discussione prioritario nell’affermare le garanzie di diritto previste dai trattati internazionali ratificati da numerosi Stati.

Il ritorno dei muri, fisici e antropologici, in Europa come altrove non è più un rischio, ma la realtà della nostra epoca sociale. Da dove partire? Dalla conoscenza. Conoscere i fenomeni sociali globali ai quali assistiamo aiuta a comprendere le eventuali risposte in diritto e garantismo alla deriva securitaria. Si tratta di istituzionalizzare e rendere efficace il processo della conoscenza attraverso la codificazione di un nuovo modello di diritto umano e civile: il diritto alla conoscenza.


di Domenico Letizia