L’avvoltoio spia

sabato 30 gennaio 2016


Udite bene: dopo una lunga e faticosa mediazione, gli ufficiali della Forza d’interposizione delle Nazioni Unite nel sud del Libano, Unifil, hanno convinto il Governo libanese a liberare un avvoltoio sospettato di essere una spia israeliana. Avete capito bene, il rapace era stato catturato perché creduto una spia del nemico.

L’avvoltoio, di cui ovviamente non è stato reso pubblico il nome, per salvare forse l’identità in caso di future missioni spionistiche, è stato consegnato dai caschi blu dell’Onu ai funzionari dell’Autorità israeliana della natura e dei parchi, sul posto di confine di Rosh Hanikra.

L’uccello era stato catturato dagli abitanti del villaggio di Bint Jbeil, nel sud del Libano; la cittadina, che fino al maggio 2000 era sotto occupazione dell’esercito israeliano, conta poco più di 15 000 abitanti e dista circa 5 chilometri dalla frontiera con Israele. Il giornale israeliano Haaretz, che riporta la notizia, mostra la foto del rapace che viene restituito dai caschi blu ai funzionari israeliani; l’uccello-spia appare in discrete condizioni, seppur con piccole ferite, conseguenza della cattura. Si sa che proveniva dal Parco naturalistico di Gamla, uno dei più belli del nord di Israele, sulle alture del Golan, a circa 35 chilometri dalla frontiera.

La riserva è ospitata accanto un sito archeologico dove sorgeva un antico villaggio ebraico espugnato dai romani nel 67 d.C., dopo una tenace resistenza, secondo le cronache di Giuseppe Flavio. La zona è conosciuta e apprezzata dai birdwatcher di tutto il mondo che si recano a Gamla per ammirare i grandi uccelli rapaci ed è vicina all’area vinicola dove vengono prodotti i migliori vini d’Israele. Le Autorità ambientali israeliane avevano espresso grande preoccupazione sulle sorti dell’avvoltoio e avevano invocato la mediazione dei soldati dell’Onu.

I libanesi avevano subito sospettato che l’avvoltoio fosse utilizzato dagli uomini dell’Aman, il servizio di spionaggio militare di Israele, per carpire informazioni sulle attività intorno a Bint Jbeil, zona in larga parte abitata da sciiti vicini a Hezbollah; il grosso rapace sorvolava in cerchio la zona e aveva strane antenne intorno al corpo. Un caso simile, di un altro avvoltoio spia, era stato denunciato nel 2011 su alcuni media di Riad, che avevano riferito che le autorità di sicurezza del regno avevano intercettato sopra i cieli sauditi un rapace con un trasmettitore GPS e un anello identificativo dell’Università di Tel Aviv.

Ma Israele avrebbe arruolato nei propri servizi segreti anche altri animali: nell’estate scorsa, il movimento islamico palestinese Hamas aveva annunciato di aver catturato al largo delle coste della Striscia di Gaza un delfino con speciali telecamere sul muso, sospettato di operare per conto dei servizi israeliani. Israele e Libano sono ancora tecnicamente in guerra e i confini tra i due paesi sono spesso stati oggetto di attacchi armati dai due lati: è per proteggere la zona intorno alla frontiera e prevenire ogni occasione di conflitto che le Nazioni Unite hanno attivato dal 1978 l’UNIFIL, alla quale l’Italia contribuisce con 1100 militari. Tel Aviv e Beirut si lanciano periodicamente accuse di spionaggio e sulla stampa dei due paesi vengono spesso date notizie di smantellamenti di cellule spionistiche.

Nei giorni scorsi, a Beirut, sono stati condannati a 15 anni di lavori forzati due cittadini libanesi e un siriano accusati di spionaggio a favore di Israele e poche settimane prima un cittadino svedese di origine libanese era stato arrestato in Israele dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, accusato di spionaggio in favore di Hezbollah.


di Paolo Dionisi