L’Italia è assente dal “gioco” del potere globale

martedì 27 ottobre 2015


L’Italia di Renzi resta a casa. A parlare dell’emergenza immigrati si sono riuniti a Bruxelles, invitati dall’attuale presidente della Commissione europea Juncker, la Bulgaria, la Croazia, la Macedonia, la Francia, l’Ungheria, la Romania, la Serbia, la Slovenia e anche l’Austria e la Germania ma non l’Italia. Ne sa qualcosa Mogherini? In questa Europa tedesca, l’ultradestra avanza, la Svizzera si è già espressa in tal senso, e si attende oggi il risultato delle elezioni in Polonia che i sondaggi danno a destra. Va alle urne anche l’Ucraina che secondo i sondaggi voterà il blocco di Poroshenko che ha vinto lo scorso anno, e “Patria”, il partito dell’ex premier Yulia Tymoshenko finora al 5 per cento.

Intanto, lontano dagli Stati Uniti e da questa Europa, il Regno Unito stringe ciò che conta, cioè accordi economici con la Cina, quest’ultima lasciata platealmente fuori dal recente accordo economico di un mercato comune statunitense/asiatico fatto da una dozzina di nazioni del Pacifico (Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Usa, Vietnam), cosiddetto Ttp, diretto a “limitare”, come ha detto testualmente Obama, “l’influenza cinese nella regione”. Xi Jinping è in questi giorni a Londra per incontrare Cameron, il quale sta impostando il negoziato anglo-cinese per creare un’area di libero scambio scevra da implicazioni di convergenze politiche. Cameron sta in sostanza liberando le mani al Regno Unito dai vincoli e dalle regole dell’Europa tedesca e, negoziando con la Cina, sta ponendo Londra quale centro economico finanziario globale per l’internazionalizzazione degli scambi.

La Cina di Xi Jinping da parte sua ha tutto l’interesse ad aprire al Regno Unito tali trattative, essendo stata esclusa di fatto, non solo dal mercato comune creato dagli Stati Uniti nel Pacifico, il Ttp, ma anche da quello, in fase di negoziazione tra Stati Uniti ed Europa, volto a creare il mercato euro americano, cosiddetto Ttip. Le due nuove aree commerciali costituiscono e rappresenteranno il 67 per cento del Pil mondiale. In pratica Cameron sta platealmente mostrando di non intendere accettare confini economici limitativi per il Regno Unito tra le diverse aree del mercato globale, ponendo innanzi tutto l’economia avanti a qualsivoglia orientamento politico. È la dimostrazione della anteposizione in corso dell’economia alla politica, non più cioè mercati delle democrazie ma solo ed unicamente mercati. Tale è la caratteristica emergente del “gioco” del potere globale, in corso. E Cameron vi si è strategicamente inserito, strizzando l’occhio alla Cina per trarne vantaggi economici al Regno Unito, resosi in tal modo importante e rilevante sia a fronte degli Stati Uniti che all’Europa. L’Italia avrebbe interesse anch’essa a perseguire un identico disegno strategico, unitamente al perfezionamento del Ttip americano/europeo che si raccorderà inevitabilmente, in un secondo momento, tale è la strategia e intenzione statunitensi, al Tpp americano/asiatico.

Il filo conduttore economico mondiale sarà il denominatore comune anche della sopravvivenza stessa dell’Unione europea, quando finalmente si sarà scrollata di dosso la insensata sudditanza alla Europa tedesca della Germania. La politica del rigore e dell’austerità dell’Europa tedesca ha sortito l’effetto di avere spazzando via qualsivoglia afflato e prospettiva unitaria, sopraffatti da massimalismi e populismi nazionali. La Commissione europea, capito dove gira e volge il vento, ha da ultimo illustrato alcune nuove proposte: 1) togliere al Fondo monetario internazionale il dominio statunitense dando la rappresentanza unica all’Eurogruppo; 2) creare un consiglio di bilancio indipendente per i conti pubblici degli Stati membri in modo da razionalizzare e rendere tecniche, non discrezionali, ad esempio, le approvazioni delle leggi di stabilità; 3) creare consigli nazionali di competitività nei singoli Stati membri a detrimento delle autorità antitrust molto poco indipendenti e di fatto politiche più che organismi regolatori.

Oggi l’Europa vive grazie all’operare della Banca centrale europea, che con l’operazione e l’implementazione recente dell’operazione Quantitative easing regge e tiene su i conti in maniera efficace rispetto a qualsivoglia manovra interna, come quelli italiani. Con il Quantitative easing la Bce ha favorito infatti indirettamente la radicale riduzione dello spread fino a portarlo sotto i cento punti, e diminuito in tal modo significativamente il pagamento degli interessi sull’abnorme debito pubblico italiano. L’Italia deve presto liberarsi le mani, a cominciare dalla sinistra al governo non eletto, che tassa e non riduce la pressione fiscale né pone in essere riforme blaterate ma solo promesse, e correre a dotarsi, tramite legittime elezioni democratiche, di una rappresentanza politica liberale contraria a statalismo e dirigismo in grado di inserire il nostro Paese, l’Italia, tra quelli capitalisti e di mercato occidentali, in grado di poterci essere, domani degnamente esistere, forse anche dirigere, il “gioco” del potere globale.


di Francesca Romana Fantetti