La grande cultura degli asini

venerdì 16 ottobre 2015


Alfa e Beto alfabetizzano. No, non si tratta di un proverbio surrealista mal riuscito, di quelli che andavano tanto di moda negli anni Venti. Né tantomeno di una freddura da cabaret americano, fonte sicura di un copioso raccolto in pomodori ed altri articoli ortofrutticoli. Bensì dell’estrema sintesi di una storia bella, generosa, di valore. Di quelle che tutto sommato ci fanno ancora credere nella dignità e nella grandezza del genere umano.

Luogo: Colombia, dipartimento della Magdalena, nel Nord-Ovest del Paese. Protagonisti: un paio d’asini ed il loro padrone, ostinato quanto loro. Luis Humberto Soriano, maestro di scuola elementare, dal lunedì al venerdì insegna alla sua classe. Ma il sabato, in groppa ai suoi fedeli quadrupedi, inizia a girare la provincia, fin negli angoli più poveri, più isolati, portando in giro la propria cultura e quella racchiusa nei libri caricati sui suoi asini. Insegnando ai bambini dei villaggi i rudimenti della lettura, aiutandoli nei compiti, offrendogli la possibilità di integrare le poche ore di sapere “scolastico” con quelle della lettura privata. E spesso non sono solo i bambini a farglisi incontro, ma genitori, parenti, vicini, incuriositi da quella conoscenza che per anni gli è stata preclusa.

Com’è facile immaginare non si tratti della proverbiale “passeggiata di salute”: migliaia di ore a dorso di mulo, assalti da parte di banditi, perfino un incidente che ha procurato a Soriano una frattura ad una gamba. Ma quando c’è l’idea e la testa dura di un “asino della cultura”, ogni difficoltà si supera. Nel tempo sono iniziati ad arrivare i primi aiuti, la prima notorietà: i libri si sono moltiplicati e Soriano e la moglie sono perfino riusciti ad aprire la prima biblioteca aperta a tutti della regione, accanto alla loro casa.

Inutile dire che si tratta di gocce nel mare: il disagio di quelle regioni, l’ignoranza, la miseria, sono tali da far apparire il “Biblioburro” un capitolo di Cervantes, più che un’operazione sulla quale scommettere qualcosa. Eppure da qualche punto bisogna sempre partire, e purché vi sia la tenacia e la capacità di coinvolgere gli altri nel proprio sogno, con la forza dell’esempio e della dedizione, il mare, goccia a goccia, può prendere un altro aspetto. Ed è indubitabile che tenacia e capacità attrattiva il Biblioburro ne abbia: fin dall’altro capo del mondo chi sente la cultura come una battaglia universale, da combattere con ogni uomo, per ogni uomo, resta affascinato da questo Don Chisciotte e dai suoi Ronzinanti. È il caso dei librai Di Maio, di Napoli, Raimondo e Giancarlo che, da anni difendono a modo loro il sapere, dai locali dei loro negozi intitolati a Dante e a Descartes. Due giovani reporter erano in partenza per la Colombia (Francesco Buonocore e Alberto Bile) con l’intento di narrare le ricchezze di una terra conosciuta solo per Droga e narcotrafficanti, diretti, tra le altre mete, a casa Soriano: Raimondo e Giancarlo non si sono fatti sfuggire l’occasione. Messo in stampa un articolo di Ettore Mo sui “Portatori di libri” (che sulle Ande si impegnano in una missione simile a quella di Soriano), tradotto in spagnolo a cura di Bile stesso, lo hanno riversato in un trentaduesimo: un libricino piccolo, pronto, leggero così da non gravare troppo sulle spalle di Alfa e Beto. E con una aggiunta di altri volumi hanno inviato, per mezzo di questi speciali corrieri, la loro testimonianza di comunione con un progetto, un’idea, ed un valore che sono sempre stati i loro. Un esempio da imitare, si dirà. Certo, ma non è necessario strafare. I mulini a vento dell’ignoranza verso i quali slanciarsi sono molto vicini e non è necessario arrivare in Colombia per colpirli. Più che altro questa storia, nel suo complesso ci rammenta quale immenso privilegio il più di noi abbia ad avere accesso ad una montagna di informazioni, e di libri nello specifico. Un privilegio né scontato, né da poco.

E allora ripartiamo da noi stessi, da un bell’esame di coscienza vecchia maniera. Riprendiamo o iniziamo a prendere l’abitudine alla lettura; cerchiamo di scoprire il gusto di un argomento, di una storia nuova; coltiviamo la nostra vita, aprendoci alle mille vite degli altri che possiamo incontrare nelle pagine accumulate dall’umanità. E se alla fine ci sarà un libro sul comodino ad attenderci ogni sera per chiudere la giornata con un pensiero diverso, già ci saremo idealmente messi in groppa all’asino della cultura.

(*) Centro di studi storici, politici e sociali “Gaetano Salvemini”

 


di Gianmarco Pondrano Altavilla (*)