La lezione di Obama ad Angela Merkel

giovedì 24 settembre 2015


La Germania della Merkel con questa atomica sganciata da Obama sulla Volkswagen (i trucchi smascherati per eludere i controlli sulle emissioni inquinanti) ha di fatto perso la terza guerra mondiale, commerciale ed economica, che pretendeva di vincere per unificare tutta l’Europa sotto i diktat della austerity. Uno scherzetto di immagine che potrebbe costare caro anche all’esecutivo in carica se si venisse a constatare che tanto il governo tedesco quanto quello europeo sapevano almeno da luglio, se non da prima, cosa stesse bollendo in pentola. Ancora una volta quindi l’America è venuta in soccorso all’Europa che non perde il vizio di fidarsi e di andare dietro ai tedeschi così come questi ultimi non perdono l’abitudine al bonapartismo economico e finanziario.

Con che faccia adesso i vari Schauble diranno alla Grecia che aveva truccato i conti per entrare in Europa? Loro che sapevano che la più grossa azienda tedesca, un tempo di stato e oggi partecipata da più di un Land, truccava le auto per fottere la concorrenza in America? In Cina, dove notoriamente ai governi locali delle emissioni inquinanti frega un po’ meno di niente, non ce ne era bisogno anche se adesso qualcuno anche a Pechino presenterà un conto salato. Ancora una volta quindi, quando è a un passo dall’annettersi tutta l’Europa, la Germania viene fermata dall’America. E verosimilmente, nei tempi lunghi, questo potrebbe significare la fine del rigore e della austerity, specie quelli fatti sul c… degli altri. Nel breve periodo però la catastrofe tedesca potrebbe trascinare tutta l’industria automobilistica europea in un clima di sospetti che certo non gioveranno alle vendite e all’occupazione.

C’è anche da pensare che questa “botta” di Obama alla industria tedesca (che un’altra gliela dà il muro, ndr) preluda anche alla fine della dittatura petrolifera che si protrae da Yalta in poi. Il petrolio oggi è ai minimi termini, spingere verso un mercato prima ibrido e poi esclusivamente elettrico di autovetture pubbliche e private significherà togliere ai paesi del Terzo Mondo, arabi e sudamericani, e alla Russia, quel potere di interdizione energetico che li ha trasformati in super potenze quanto meno di scacchiere. E anche l’Isis, con il petrolio conquistato in Iraq e nelle altre zone dove ha esteso il proprio dominio, presto potrebbe trovarsi svuotato di risorse. Se questa è l’ultima mossa geo politica della presidenza di Barack Obama, al netto di errori diplomatici come i rapporti pessimi con Israele e gli avventurismi diplomatici con Iran e Cuba, indubbiamente il primo presidente nero della epopea degli Stati Uniti passerà alla storia come un salvatore dell’Occidente. Magari al di là delle proprie stesse intenzioni.


di Dimitri Buffa