Siria, Berlusconi-Putin: soluzione negoziata

martedì 15 settembre 2015


Dai programmi inesistenti di crescita europei alla emergenza dei clandestini che turbano comodità ed agi dei burocrati comunitari. Ecco la differenza sostanziale tra i due interventi – a parole – di Jean Claude Juncker alla presidenza dell’Unione europea. Il titolo del discorso di presentazione della candidatura di Juncker nel 2014 è stato infatti: “Un nuovo inizio per l’Europa. Il mio programma per l’occupazione, la crescita, l’equità e il cambiamento democratico. Orientamenti politici per la prossima Commissione europea”, mentre quello del 2015 è stato “tempo di onestà, di unità e solidarietà” che, detto da colui che ha favorito il proprio Lussemburgo a svantaggio degli altri Paesi europei, è tutto un programma. Nel frattempo, non si è vista nessuna crescita, né occupazione od equità o cambiamento né tantomeno “onestà, unità o solidarietà”. Per ora si è visto solo il disastro della Europa della Merkel. I suoi effetti sono i risultati che vediamo, cioè la decrescita, la disoccupazione, la parzialità e la stasi, così come la sostanziale disonestà e nessuna solidarietà, tolta ovviamente quella che facciamo tutti noi ai rappresentanti burocrati europei.

E non si può neanche dire che da strapagati burocrati europei siano passati ad essere almeno solidali od “umanitari” in Europa perché, a fronte del programma annunciato dallo stesso Juncker a far data dal prossimo anno 2016, campa cavallo, per la gestione dell’immigrazione e per il rafforzamento del Frontex con l’ennesima guardia costiera europea cioè un’altra struttura inutile se non all’ incasso, c’è oggi l’Ungheria che, con tutti gli altri Paesi europei a est, erige e innalza muri di filo spinato atti a tenere a distanza migranti o clandestini che siano. Cosa ha capito dunque questa Europa tedesca? Cosa fa o è in grado di fare? Fondamentalmente nulla. La solidarietà “pelosa”che recita la Merkel è scorretta come tutto ciò che ha fatto dell’Europa sino ad oggi. La Germania europea difatti non sta accogliendo di certo, a differenza di ciò che fa vedere e pubblicizza, clandestini e disperati ma sta unicamente avvantaggiandosi, ancora una volta, di forza lavoro maggiormente qualificata, i siriani per la precisione, sostituendola con quella peggiore presente all’interno del Paese e sta soffiando sul fuoco delle tensioni e delle guerre con l’Ungheria dal cui territorio, sa bene, che le masse di migranti devono transitare. I rifugiati devono cioè passare da lì e la Merkel lo sa. L’errata costruzione europea di oggi, quella che Juncker presiede, e che rimane prona alla Germania, con il programma a venire, intende inoltre obbligare l’Italia dei nemmeno consultati Renzi o Alfano, ad ospitare più di 134 mila migranti provenienti da Paesi dove non ci sono guerre, dunque di non rifugiati, ma clandestini veri e propri che nessun’altro Paese vuole.

Né si può dire si parli più, in Italia come in Europa, di investimenti o di economia e di crescita, di piani o progetti di sviluppo. Chissà che fine avrà fatto l’impegno annunciato da Juncker all’inizio della contestata presidenza, per tre anni consecutivi, fino cioè al 2017, di 300 miliardi in investimenti pubblici e privati nell’economia reale? Soldi, progetto, investimenti non pervenuti. Dopo anni di crisi e distruzione dell’Europa, Juncker e Merkel recitano oggi a concedere di voler fare meno le pulci con il rigorismo, che si ricordi non è mai stato scritto in nessun Trattato europeo, consci del fatto che il “giocattolo” lucroso comunitario è lì lì per esplodergli tra le mani, come stava accadendo con la Grecia cui attualmente vengono versati soldi a valanga perché sopravviva e non deflagri, e con essa, questa Europa. Quanto hanno pensato potrà durare?

Riforme strutturali della costruzione europea? Nessuna. Spinte verso il mercato globale? Nessuna. Oggi Merkel e Juncker non vogliono prendere atto di avere disatteso ogni necessità di un intero popolo di cittadini europei. Con l’ondata migratoria di rifugiati, migranti, clandestini e altro sconoscono il principio di buon senso in base a cui la generosità deve essere necessariamente compatibile con le risorse.

Nessuna politica comune adeguata è stata fatta in Europa, né alcuna politica estera in grado di farla esistere. L’Italia di Renzi ha contribuito con l’inutile Mogherini. In compenso si insiste oggi nell’immaginare fondi, poli e portali futuri, come è ad esempio il Feis, il nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici cui la nostra Cassa depositi e prestiti ha subito consegnato 8 miliardi italiani su 21 comunitari, o il Polo di consulenza sugli investimenti finalizzato ad “assistere gli operatori nella costruzione dei progetti”, campa cavallo, o, ancora, il portale dei progetti di investimento “per attrarre i potenziali finanziatori”. L’Italia paga già moltissimo con i soldi degli italiani e non in grado di dire e contraddire, di farsi sentire perché non ha un governo eletto ma illegittimo, non eletto e deciso dagli italiani.

La realtà vomita addosso dati reali che “parlano” drammaticamente di 23 milioni di disoccupati nell’Unione europea, di 17,5 milioni nell’Unione europea monetaria, di distruzione del potenziale di crescita, di diseguaglianze tra Paesi e all’interno dei medesimi. La realtà indica che gli investimenti sul pil sono inferiori a 2-3 punti mentre dovrebbero essere, in base all’andamento storico, al 21-22 per cento. Mancano all’appello cioè circa 400 miliardi di investimenti, mai visti. Ma ci vorrebbero, e ci sarebbero voluti già, anche investimenti quali le grandi reti infrastrutturali con progetti a durare fino al 2030. Dov’è tutta questa roba necessaria? Non c’è. Juncker è occupato oggi a vantarsi della creazione di qualche clinica in Spagna e in Irlanda! E l’emergenza dei migranti ha sostituito ed è assurta a “scusa” ufficiale dell’inettitudine e incapacità alla crescita e allo sviluppo economico, sociale ed istituzionale dell’Europa.

Ciò mentre nello scacchiere internazionale Obama vuole sconfiggere il Califfato, contemporaneamente sbarazzarsi di Assad, dell’ alleato russo e della base di cui dispone sulla costa siriana. Da Mosca alla Siria, passando per la Libia e tutto il Medio Oriente, Obama è l’attuale detentore del fallimento atlantico, causa dell’impoverimento e dell’invasione dei rifugiati. Ha lasciato che cadesse nel nulla l’offerta di Putin di collaborazione, fatta agli Stati Uniti e alle democrazie occidentali, contro l’Isis. L’Europa oggi non esiste. Francia e Gran Bretagna vanno da sole, non paghe di quanto già combinato in Libia. Proprio la questione siriana offrirebbe l’occasione invece all’Europa di dimostrare di avere una propria linea, perseguendo una soluzione politica negoziata. Ed è forse quello che sta cercando di fare Silvio Berlusconi oggi da Putin, in Russia per creare una grande coalizione, una nuova Yalta, per fermare l’Isis. L’Europa non pervenuta.

 


di Francesca Romana Fantetti