Verso gli Stati uniti politici d’Europa

mercoledì 24 giugno 2015


L’avere seguito meri regolamenti autoproclamatisi Trattati, ha fatto sì che, dal 1997 ad oggi, l’Unione europea abbia condannato se stessa a fare calcoli pulciosi e reprimende rigoristiche al dissidente di turno, per poi, sostanzialmente, cercare e volere farlo restare all’interno di questa Europa.

In pratica si è sbagliato tutto da una ventina d’anni in Europa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il disastro. Da una parte si è voluta preservare agli occhi del mondo un’unità inesistente, quantomeno messa a dura prova, evitando di dare sostanza all’indubbio fallimento europeo certificato dai feroci scetticismi, per non parlare della totale sfiducia da parte di tutti i cittadini europei e del mondo. Dall’altra, oggi si va avanti a compromessi, accorducoli, sfide, defezioni, prepotenze, tradimenti degli e tra gli stati membri, uno contro l’altro “armati”.

Non è questa l’Europa, e non è questa l’Unione europea democratica che vogliamo. Non è quello che sta accadendo, non è quello che non si sta facendo. Le “regole” sregolate di questa Europa a trazione tedesca causano e fanno sorgere violente reazioni da parte degli euroscettici greci, ungheresi, irlandesi e così via. È necessario cambiare strategia e guardare, ad ampio raggio, al futuro del nostro Continente all’interno della società globale. È necessario cambiare il governo dell’Unione in senso politico e assicurare progressivamente un livello di integrazione politica da cui discenderà la maggiore integrazione bancaria, economica, istituzionale e fiscale; ad esempio con un bilancio comune, denominatore di un’unione monetaria che ha quale corollario la condivisione dei rischi. Per fare questo bisogna tornare ai Trattati, alla loro modifica. Si tratta di costruire gli Stati uniti politici d’Europa prima che il disastro di Unione europea degli ultimi venti anni fa cancelli e spazzi via tutto per i troppi errori commessi. È probabile che si dovrà cominciare dalla sola Eurozona e dai pochi altri stati membri che intenderanno entrarvi, pur dotati inizialmente di moneta propria. Il mondo globale guarda già all’Europa come ad un Continente ed ad uno Stato unico, in qualche modo federato.

Per costruire ciò che per il mondo globale già esiste è necessaria l’Unione politica europea, attraverso la quale si proceda al riordino dell’esistente e di quanto fatto. Si pensi ad esempio al fiscal compact, mero regolamento e non Trattato europeo. La cessione progressiva di sovranità può aversi in maniera efficacemente coordinata solo con l’Unione politica data con Trattato da parte degli stati membri interessati. Cessioni politiche determineranno cessioni di sovranità legittime, in campo economico, istituzionale e sociale. Si pensi ad esempio alla Banca centrale europea che, riguardo ai temi di propria competenza, avrà avanti a sé un unico e legittimo interlocutore politico europeo. Mario Draghi, l’attuale presidente della Bce, sta lavorando sulla strada dell’integrazione economica rafforzando in maniera consistente l’Unione monetaria, ma la Banca europea rimarrà sempre “azzoppata” dalla mancanza di legittimazione politica che le potrà derivare solo dalla “testa” politica dell’Europa, oggi mancante. Draghi stesso spera che oggi, mattoncino dopo mattoncino, si arrivi alla costruzione politica, ma l’Unione politica non è un altro tassello o mattoncino di una costruzione bancaria/economica, ma l’“architetto” o il “muratore” che progetta, manovra e fa porre i mattoncini, e che troverà comunque già fatto parte del lavoro di fronte ai mattoncioni inseriti e posti dal presidente della Bce. Tali mattoncioni tuttavia spesso portano, contribuendo a fare deflagrare la protesta antieuropea, a fare “saltare il banco”. La base solida su cui costruire l’Europa unita, che deve essere libera, democratica e pacificamente cooperativa, da parte degli stati membri interessati – aventi l’Euro e non aventi l’Euro - è politica, non altra.

L’altra, che sia euroscettica, nazionalista o solo rigorista, autoreferenziale e impositiva tedesca, è destinata a non andare da nessuna parte. Solo l’Europa integrata politicamente diventerà soggetto politico costruttivo per, del e nell’ordine mondiale. Attenzione a deviarle il cammino, come è stato fatto (ed è tuttora) ad esempio da noi, dove dal 2011 Giorgio Napolitano ha imposto governi non eletti di sinistra, servendosi della manina esterna dell’Europa tedesca, conniventi la Bce e il Fondo monetario internazionale. Non è la via antidemocratica quella che darà vita all’Europa politica, libera e democratica, pacifica; quella che è stata imposta al nostro stato membro, all’Italia, è la via che ha portato al disastro.


di Francesca Romana Fantetti