sabato 13 giugno 2015
In Germania, è scoppiato un dibattito riguardo alla possibilità che gli studenti musulmani siano esentati dalle visite obbligatorie agli ex campi di concentramento previste dai programmi educativi sull’Olocausto. La disputa è incentrata su una proposta che implicherebbe che gli studenti di tutte le scuole secondarie dello Stato meridionale della Baviera si rechino nei luoghi dell’Olocausto, come contemplato dai programmi scolastici.
Queste visite sono già obbligatorie per gli alunni che frequentano il Gymnasium – il Ginnasio – (un tipo di scuola secondaria che fornisce una preparazione per gli studi accademici) e la proposta estenderebbe tale obbligo agli studenti dell’ottavo-nono anno di tutte le scuole secondarie, comprese le scuole differenziali di sostegno. La proposta avanzata da un partito politico chiamato “Liberi elettori” (Freie Wähler) chiede la modifica dei programmi scolastici ufficiali per rendere obbligatorie a tutti gli studenti le visite al memoriale dei campi di concentramento bavaresi di Dachau e Flossenbürg e al Deutsch-Deutsches Museum di Mödlareuth.
L’obiettivo perseguito è che tutti gli studenti bavaresi si rechino personalmente nei luoghi dell’Olocausto almeno una volta durante il percorso scolastico, nella speranza che così facendo sviluppino una conoscenza più approfondita del periodo nazista.
La proposta è osteggiata dall’Unione cristiano-sociale (Csu), il partner bavarese dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) della cancelliera Angela Merkel. In un recente dibattito parlamentare sulla questione, il parlamentare del Csu Klaus Steiner ha spiegato:
“È soprattutto nelle scuole secondarie che ci sono immigrati e figli dei richiedenti asilo. Tra loro ci sono molti bambini appartenenti a famiglie musulmane che non hanno alcun legame con il nostro passato e avranno bisogno di molto più tempo prima di poter identificarsi con la nostra storia. Dobbiamo prestare attenzione a come affrontare tale questione con questi bambini”.
Steiner ha aggiunto che le visite obbligatorie per gli studenti con bisogni educativi speciali sono inappropriate perché molti di loro non hanno le capacità “cognitive ed emotive” adeguate per comprendere l’Olocausto. Le riflessioni del deputato del Csu sono state accolte con indignazione da più parti. Gisela Sengl, esponente del partito all’opposizione dei Verdi, ha definito ridicola l’affermazione di Steiner che gli studenti sono troppi stupidi per capire l’Olocausto. “Sia chiaro”, ha chiosato la Sengl. “Non occorre un certo quoziente di intelligenza per comprendere le cose orribili che sono accadute durante il periodo nazista”.
Günther Felbinger, un parlamentare dei Liberi elettori, ha dichiarato che la posizione del Csu è difficilmente conciliabile con l’impegno del partito di cercare di integrare i nuovi immigrati. “Anche i bambini musulmani devono fare i conti con la storia tedesca”, egli ha detto. Il Simon Wiesenthal Center con sede a Los Angeles, un gruppo ebraico per i diritti umani, è stato ancor più diretto. In una lettera indirizzata al ministro dell’Educazione tedesco Johanna Wanka il direttore delle relazioni internazionali del Centro Wiesenthal, Shimon Samuels, ha scritto:
“Sentire usare un linguaggio del genere da parte di un noto politico tedesco puzza, nella migliore delle ipotesi, di negazione dell’Olocausto e, peggio ancora, dà l’impressione che si tratti di un’approvazione tedesca degli intenti islamisti e iraniani, che si può riassumere come “L’Olocausto è una menzogna, trasformiamolo in realtà”.
Samuels non è d’accordo con l’orientamento del Csu in Baviera, favorevole allo stanziamento di 20 milioni di euro (22,5 milioni di dollari) da parte del governo federale e a un piano quinquennale di investimenti per creare centri di teologia islamica in quattro delle più importanti università tedesche: Münster/Osnabrück, Tubinga, Francoforte/Giessen ed Erlangen/Norimberga.
Seconda la titolare del dicastero dell’Educazione, l’insegnamento dell’Islam “fa parte di una moderna politica di integrazione”. Il sito web del ministero afferma:
“L’insegnamento della religione nelle scuole offre un’importante guida culturale e teologica. L’educazione religiosa insegna l’etica e la morale e aiuta i bambini e i giovani a sviluppare la loro identità. Li incoraggia a riflettere e a esprimere le loro convinzioni. E li sfida a confrontarsi con i valori – sia i loro sia quelli degli altri. In una società pluralista, questo tipo di riflessione è di cruciale importanza nel favorire il dialogo necessario tra le culture e può aiutare a conoscere meglio le differenze e i punti in comune tra loro”.
In questa lettera, Samuels parla di ipocrisia apparente. Egli ha scritto:
“In un momento in cui, in Europa, l’antisemitismo è sempre più dilagante e anche il terrorismo antisemita, il piano di Steiner, insieme al vostro generoso programma federale di educazione islamica sembra aprire la strada al jihadismo, al reclutamento dell’Isis, all’istigazione all’odio contro gli ebrei, ed essere inevitabilmente seguito da attacchi contro altre tradizionali vittime del nazismo: i rom, i gay, le donne e i disabili. “Abolendo le visite ai campi di concentramento da parte dei giovani musulmani, la Germania potrebbe evocare alcuni ricordi iconizzati dell’alleanza degli anni Trenta tra il Fuhrer e il Mufti come paradigma per l’islamismo contemporaneo”.
Samuels si riferiva al Gran Mufti palestinese di Gerusalemme, Haj Amin el-Husseini che incontrò Adolf Hitler e altri leader nazisti in Germania, nel 1941. Egli chiese l’appoggio delle potenze dell’Asse per eliminare tutti gli ebrei in Medio Oriente. Georg Rosenthal, un deputato socialdemocratico ed ex sindaco di Würzburg ritiene che le commemorazioni ufficiali della liberazione dei campi di concentramento o della fine della Seconda guerra mondiale siano diventati “rituali senza senso” in cui molti giovani tedeschi non si immedesimano. “Abbiamo bisogno di una cultura del ricordo per la terza generazione”, ha detto Rosenthal, riferendosi ai giovani che non hanno memoria vivente dell’Olocausto. “Visitare le scene del crimine è essenziale per tutti gli studenti. È soprattutto importante per i giovani immigrati affinché comprendano perché è necessario assumersi la responsabilità della storia tedesca”.
Rispondendo all’ondata di critiche, il ministro dell’Educazione bavarese Ludwig Spaenle, il 3 giugno, ha trovato una sorta di compromesso. In una dichiarazione, egli si è impegnato a lanciare “un programma pilota” che cercherebbe di fornire agli studenti dell’ottavo anno “una preparazione teorica” per le future visite agli ex campi di concentramento e ad altri luoghi collegati al nazismo. Secondo Spaenle, i memoriali dei campi di concentramento sono “i luoghi più autentici dove gli studenti possono sviluppare al meglio le conoscenze sull’iniquo regime nazista e arrivare a dire e a pensare “non dovrà accadere mai più”. Il ministro non ha però detto se gli alunni musulmani saranno esentati dal programma.
Il dibattito riguardante l’educazione sull’Olocausto arriva in un momento in cui, in Germania, l’antisemitismo islamico è dilagante. Il 20 maggio, il ministro degli Interni tedesco Thomas de Mazière ha tenuto a Berlino una conferenza dal titolo “La vita ebraica in Germania: È un rischio?”, in cui egli ha detto che i crimini motivati dall’odio antisemita, nel 2014, sono aumentati del 25 per cento e che gran parte dell’incremento è dovuto ad aggressioni perpetrate dagli immigrati musulmani.
De Maizière ha asserito che l’antisemitismo islamico è un problema crescente in tutta Europa e ha fatto riferimento agli attacchi contro gli ebrei a Bruxelles, Copenaghen e Tolosa. Egli ha spiegato che alcune delle violenze sono causate dagli operativi di Hezbolallah e Hamas, ma si è detto particolarmente preoccupato per i potenziali attacchi antisemiti perpetrati dagli appartenenti al salafismo, il movimento islamico che in Europa sta crescendo a ritmo molto veloce.
Secondo il ministro degli Interni, la Germania da sola ospita oltre 7mila salafiti e un migliaio di questi individui sono molto pericolosi e potrebbero attaccare in qualsiasi momento. Egli ha concluso dicendo:
“Non dobbiamo mai ritenere che sia normale per un bambino ebreo crescere in Germania, la sua scuola materna, quella primaria e la sua sinagoga devono essere sorvegliate dalla polizia. Questa circostanza dovrebbe fornirci un incentivo per combattere l’antisemitismo con tutti i mezzi a nostra disposizione nel rispetto della legge”.
Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Soeren Kern (*)