Barack Obama e la tranvata russa

mercoledì 10 giugno 2015


Nessuna soluzione per l’invasione dei profughi, nessuna soluzione per il terrorismo islamico e nessuna soluzione per la crisi ucraina. In compenso al G7 avrebbero deciso di stanziare la bellezza di cento miliardi per arrivare un giorno a raffreddare la terra, di due gradi. Mentre la Grecia scoppia per la crisi economica e fallisce, mentre l’Isis con i tagliagole avanza prepotentemente e mentre la situazione in Ucraina è tesa più di una corda di violino, quella faccia di tolla di Matteo Renzi, in compagnia di un Barack Obama guerrafondaio e di una Angela Merkel che ha fatto disastri con l’austerità sbagliata in tutta Europa, ridono. Cosa avranno da ridere precisamente? Il fatto di essere lì, salvi loro e le loro pellacce maledette, mentre le popolazioni dietro di sé schiattano, non certo dalle risa. Dimenticavo che c’è anche Obama, sfiduciato dal suo Congresso, che attacca Vladimir Putin. Pare abbia detto che il popolo russo soffre per colpa sua, e il G7 è pronto ad inasprire le sanzioni, cioè quelle sciagurate sanzioni che l’Europa della Merkel e per l’Italia Napolitano ha rifilato contro l’Italia, contro le imprese italiane, quando è noto che al contrario quelle tedesche continuano bellamente a commerciare con la Russia sanzionata.

Per Obama, il presidente russo Putin vuole “ricreare le glorie dell’impero sovietico”, ma la grandiosità della Russia “non richiede la violazione della sovranità di altre nazioni”. Il riferimento è all’Ucraina, i cui territori orientali sono finiti sotto il controllo di separatisti pro-Mosca, tesi sempre negata dallo stesso Putin. “Il popolo russo e l’economia russa stanno soffrendo a causa delle politiche di Putin”, ha continuato Obama dicendo che i leader del G7 “stanno valutando passi addizionali” contro la Russia, che nel marzo del 2014 decise di annettere la penisola ucraina della Crimea. Al G7 “c’è consenso nel credere che la Russia debba rispettare gli accordi di Minsk”. Si ricordi che tali ultimi sono attuabili non prima di dicembre 2015, dunque la “minaccia” in questo preciso momento da parte di Obama di proroga delle sanzioni non aiuta certo l’attuazione, né tantomeno la distensione necessaria per la stessa. La Russia vive le misure facendo buon viso a cattivo gioco, adesso che è arrivata la smargiassata di Obama ha risposto per le rime: “Ci riserviamo il diritto di reagire conseguentemente a tutte le iniziative non amichevoli compiute contro di noi dagli Usa”, ha dichiarato il ministero degli Esteri russo.

Merkel, non paga dello sfascio causato in tutta Europa, ha aggiunto: “Siamo pronti a rafforzare le sanzioni nel caso in cui la situazione lo richiedesse”. Siamo chi? L’Europa non è la Germania. “Ulteriori misure restrittive per aumentare i costi per la Russia, se le sue azioni lo renderanno necessario”, si legge nel comunicato finale dell’incontro tra Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Stati Uniti, Canada e Giappone. “Sosteniamo le riforme in Ucraina”, ha detto la Merkel, aggiungendo che “gli ambasciatori del G7 a Kiev devono creare un gruppo di sostegno per aiutare il Paese a realizzare le riforme economiche”. Analogamente alla Grecia, mutatis mutandis, faranno una brutta fine sotto le amorevoli cure della cancelliera tedesca, autoelettasi a capo di questa Europa verso il batratro.

Realisticamente le tutele finanziarie europee che si suppone possano contrastare e contenere i contraccolpi della Grexit non sono state mai collaudate. L’uscita della Grecia dall’Unione scatenerà i movimenti come Podemos, vincitori alle elezioni spagnole a seguito del fallimento delle politiche della Merkel in Europa, destabilizzando la tenuta tutta dell’Unione. Diversamente, se la Grecia si riprendesse in fretta, sarebbe un perfetto modello per disintegrare l’euro. Ma Obama avrà detto alla autoproclamata capa di questa disastrosa Europa di fare di tutto per tenere dentro la Grecia, dunque pagheranno procrastinando a data da destinarsi lo scarico. Ecco infatti Jacob Lew, segretario del Tesoro, che poco tempo fa ha messo in guardia gli europei, dicendo loro che avrebbero fatto bene a risolvere al più presto la situazione della Grecia, pena andare incontro a un devastante “infortunio”.

L’uscita della Grecia dall’euro provocherebbe enormi rischi a livello economico e politico, per gli Stati Uniti. In realtà l’arroganza della Germania, il risentimento e gli errori di calcolo stanno portando questa Europa dritta verso il baratro. Intanto la Germania ha presentato un esposto contro il Quantitative easing della Bce di Mario Draghi, per “violazione oltraggiosa del mandato da parte della Bce”. La Corte costituzionale tedesca dovrà dunque pronunciarsi sull’azione della Bce. Il Quantitative easing si sostanzierebbe in una violazione “oltraggiosa” del mandato affidato dagli Stati membri dell’unione monetaria alla Banca centrale europea, contrario alla Costituzione. Secondo la Germania la Bce si immischia in ambiti di politica monetaria, “per i quali non ha ricevuto alcun mandato”. La Bce, intraprendendo misure di politica monetaria non convenzionale, avrebbe “provocato uno spostamento duraturo e strutturale di competenze dagli Stati alla Banca centrale”, cosa che avrebbe tolto agli organismi democraticamente eletti dei singoli Paesi membri il potere di opporsi a queste misure e agli effetti “potenzialmente nefasti” che hanno sui cittadini.

 


di Francesca Romana Fantetti