Uzbekistan, violazione dei diritti umani

giovedì 4 giugno 2015


Desta preoccupazione la situazione di non democrazia in Uzbekistan. Il Comitato Helsinki per i diritti umani della Norvegia, insieme ad altre nove organizzazioni per la tutela dei diritti umani hanno inviato una lettera aperta ai rappresentanti permanenti e agli osservatori del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, esortandoli ad affrontare la delicata questione di perenne violazione dei diritti umani in Uzbekistan.

Nel paese la situazione è progressivamente peggiorata dopo il massacro di Andijan del 13 Maggio 2005. Allora, centinaia di manifestanti furono massacrati dalle forze di sicurezza filogovernative. La violenza delle istituzioni spinse centinaia di persone ad attraversare il confine per recarsi in Kirghizistan scatenando anche problematiche umanitarie legate ai rifugiati e ai dissidenti politici. Ancora oggi, il governo uzbeko si rifiuta di avviare delle indagini per punire i mandanti e i protagonisti dei massacri del 2005, perseguitando e reprimendo chiunque tenti di affrontare pubblicamente la tematica.

Nuove problematiche si sono presentante il 13 Maggio 2015 in occasione dell’anniversario dei fatti accaduti nel 2005. Molti manifestanti scesi per le strade sono stati caricati dalle forze di polizia. In ambito internazionale, il governo dell’Uzbekistan non ha riposto a tredici richieste di vista ispettiva presentante dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu a partire dal 2002. Il Comitato Helsinki per i diritti umani della Norvegia ha richiamato l’attenzione anche sulla violazione di tali procedure, poiché il governo dell’Uzbekistan ignora sistematicamente le raccomandazioni provenienti dalle Nazioni Unite.

Molti attivisti, operatori e dissidenti politici sono trattenuti in carcere, sono vittime della tortura, dell’isolamento carcerario, non vedono garantite le fondamentali cure mediche stabilite dalle convenzioni internazionali e viene registrata l’elevato utilizzo arbitrario del trattenimento detentivo a scopo cautelare. Il governo Uzbeko ha introdotto nel 2008 il controllo giurisdizionale delle detenzione, ma contrariamente a quanto si auspicavano le organizzazioni internazionali, nessun significativo miglioramento del quadro giuridico all’insegna dei diritti umani sembra essersi verificato.

Non vi sono stati miglioramenti nello svolgimento dei processi, non vi è una netta separazione dei poteri, viene ancora censito l’utilizzo reiterato della tortura per cercare di ottenere con la forza falsi confessioni. Le organizzazioni internazionali denunciano anche la continua repressione da parte delle autorità dell’Uzbekistan nei confronti delle minoranze etniche e religiose. Vengono imposte severe restrizioni alla libertà di culto, di coscienza e di fede. Migliaia di membri della comunità musulmana, denunciano le Ong, sono stati condannati alla detenzione, giustificando l’arresto all’opinione pubblica e internazionale, con la costruzione fittizia di reati non commessi.

Anche molti giornalisti e attivisti per i diritti umani sono stati imprigionati o costretti ad abbandonare il paese, denunciando le politiche del paese di origine all’estero. Il governo Uzbeko ha addirittura organizzato dei campi di lavoro forzato per i dissidenti–detenuti finalizzati alla raccolta e alla produzione del cotone. 


di Domenico Letizia