Se anche l’Austria saluta l’Europa

giovedì 4 giugno 2015


Finis Austriae, fine dell’Europa. Entro giugno è prevista la petizione all’Austria per dire basta all’Europa. Quanto sia importante la decisione del Paese, dopo il caso della Grecia in costante procrastinamento e quello latente del Regno Unito, è inutile dire. Intanto in Austria, alle ultime elezioni, ha trionfato la formazione della destra antieuropea, il Partito della libertà, che si è catapultato in avanti, facendo tonfare malamente socialdemocratici e popolari. Nonostante la batosta, la coalizione controlla ancora 29 seggi sui 48 del Landtag ma la questione è ormai ben altra.

Con la vittoria dei nazionalisti di Heinz Christian Strache, un risultato incentrato tutto su una politica anti immigrazione il cui slogan è stato “ più appartamenti e meno moschee”, si rafforzano i numerosi movimenti euroscettici, islamofobici e nazionalisti austriaci. Tra il 24 giugno e il 1° luglio si tireranno le reti e si vedrà quanti cittadini sosterranno l’uscita dell’Austria dall’Unione europea. A giro, in base a quanto previsto dalla Costituzione austriaca in presenza di almeno 100 mila firme, il Parlamento sarà obbligato a discutere un disegno di legge sull’uscita o ad indire il referendum. Il partito che oggi ha vinto non si è mai dichiaratamente proposto per l’uscita dall’Unione ma è significativamente euroscettico, contrario al salvataggio della Grecia e favorevolissimo al ricorso al referendum quale strumento per restituire potere ai propri cittadini. In Alta Austria e a Vienna in autunno ci saranno le regionali, dunque questo è solo l’assaggio di quanto l’Austria si sia stufata dell’Europa germanica.

Servirebbe coraggio per salvare l’Europa, sarebbe urgente dare vita ad un’ Europa politica federale per evitare disgregazione e tracollo.

Jean Monnet, nel 1952, sottolineava che i poteri sovrani rimasti ancora ai governi nazionali sarebbero dovuti passare all’Europa federale, con competenze sovrane. Oggi la disgregazione è imminente. Dal Front National di Marine Le Pen che vuole che la Francia abbandoni l’Unione europea e riacquisti sovranità al referendum del Regno Unito, fino alla vittoria spagnola di Podemos, che si unisce a quella di Tsipras in Grecia nella feroce contestazione della politica europea di austerità, sono troppi i segnali di implosione. E a questi si aggiunga la totale inefficienza burocratica di questa Europa sul problema dell’ immigrazione che esaspera le popolazioni europee o l’imposizione delle sanzioni contro la Russia, che hanno impoverito i Paesi membri stante l’errore commesso.

All’Europa manca essere un soggetto politico, dotato di una propria politica fiscale ed economica. E’ l’unica via diversa dalla disgregazione. Bisogna tornare alla democrazia, in Italia come in Europa. L’euro va rimodulato perchè nessun Paese membro può gestirlo così che né la liquidità monetaria, né il tasso di interesse sono controllabili e la conseguenza è che quando i singoli Stati dell’Unione si ritrovano in deficit devono rivolgersi ai mercati finanziari mondiali, ai grandi investitori, slegati dai popoli e dagli Stati. E’ necessario ridisegnare l’intera governance dell’euro-area con l’obiettivo di renderla rispondente alle scelte dei cittadini.

La federazione europea si porrà quale garanzia per una politica globale pacifica. “E quando, superando l’orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione d’insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l'unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici ed americani possono svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo”, così è scritto nel Manifesto di Ventotene. Ci vogliono veri leader, visionari e capaci, nuovi eletti dai cittadini europei.


di Francesca Romana Fantetti