sabato 23 maggio 2015
La libertà di parola oggi è in pericolo. Non solo in Europa, da dove vengo io. Ma anche qui, in America. La mia ultima visita negli Stati Uniti risale a meno di due settimane fa. Sono stato a Garland, in Texas, dove ho parlato ad un concorso di vignette su Maometto. La manifestazione si è tenuta in un centro congressi, dove dopo la strage di Charlie Hebdo, a Parigi, un’organizzazione islamica si era riunita per chiedere che la libertà di parola fosse limitata e le vignette su Maometto vietate.
La gara di vignette di Garland è stata organizzata per prendere posizione contro queste richieste. Non dobbiamo mai lasciarci intimidire. A vincere il concorso di Garland è stato un ex musulmano. C’è qualcosa di molto simbolico riguardo al fatto che sia un apostata. Ai sensi della legge islamica della Sharia, l’apostasia è punibile con la morte. Secondo la stessa legge, disegnare Maometto è punibile con la morte. Il vincitore del concorso ha ritratto un feroce Maometto, che brandisce una spada. “Non mi potete disegnare”, egli dice. Sotto la vignetta, l’artista ha scritto: “Questo è esattamente il motivo per cui ti disegno!”. Questo è il vero spirito americano. Questo vignettista è un esempio per tutti noi. Secondo la legge islamica, raffigurare Maometto è un crimine. Ma essendo americano, l’artista non vive in un Paese islamico. Vive in America. E in America è permesso fare foto e disegni, non importa quello che dice la Sharia.
Ed è anche permesso cambiare religione e diventare un apostata. E non dovremmo mai permettere a nessuno di privarci di queste libertà. Se l’America dovesse cedere alla legge islamica, non sarebbe più l’America. I suoi valori giudaico-cristiani andrebbero persi. La sua civiltà andrebbe persa. E anche le sue libertà. I nemici della nostra civiltà cercano di imporci la legge della Sharia. Qualche minuto dopo la fine del mio discorso a Garland, due jihadisti hanno aperto il fuoco. Hanno ferito un addetto alla sicurezza colpendolo a una gamba, ma per fortuna sono stati uccisi prima che potessero fare più male. Attraverso la violenza e il terrorismo, questi due jihadisti hanno cercato di imporre la Sharia all’America. Non ci sono riusciti grazie ai coraggiosi poliziotti americani. Non dobbiamo mai permettere ai terroristi di vincere. Se reagiamo alle minacce per le vignette, smettendo di disegnarle, i terroristi avranno vinto. Ma se reagiamo disegnando e mostrando più caricature, il segnale sarà chiaro. Il terrorismo non avrà alcun effetto su di noi.
Non ci faremo intimidire dal terrorismo e dalla violenza, facendo esattamente l’opposto di ciò che i terroristi vogliono. E i terroristi avranno perso. Ed è per questo che vorrei esporre nel Parlamento dei Paesi Bassi i disegni raffiguranti Maometto della mostra di Garland. Dovremmo mostrarli al mondo intero. In Europa e in America, in Canada, in Australia e in tutto l’Occidente libero – dobbiamo lottare per la libertà e prendere posizione contro l’Islam.
Prima di continuare, permettetemi di raccontarvi qualcosa di me. Sono un deputato, un membro della Camera dei Rappresentanti dei Paesi Bassi. Sono il leader del Partito per la libertà. Nelle ultime elezioni politiche abbiamo ottenuto il 10 per cento dei voti. Parlo a nome di quasi un milione di persone. Il mio partito non è un fenomeno marginale. Secondo un recente sondaggio di una importante televisione nazionale, è anche il più grande partito. Tuttavia, ricevo minacce di morte. Sono sulla lista nera di Al Qaeda e di altre organizzazioni islamiche, come i talebani pachistani e l’Isis. Da oltre dieci anni vivo sotto protezione della polizia 24 ore su 24.
Ho vissuto con mia moglie in caserme, prigioni e in nascondigli, per sicurezza. Ovunque io vada, poliziotti armati mi accompagnano per proteggermi. I jihadisti vogliono uccidermi, ma altri vogliono farmi tacere. Non uccidendomi, ma con vessazioni giuridiche o politiche. Cercano di farmi condannare in tribunale o mi hanno messo al bando. Tutto questo non accade nelle dittature del Terzo Mondo, come ci si potrebbe aspettare, ma nelle democrazie occidentali. Nella mia nazione, i Paesi Bassi, pochi anni fa mi sono ritrovato in tribunale perché ho preso posizione contro l’Islam e l’islamizzazione del mio Paese. Per fortuna sono stato assolto. Ma ora sono di nuovo accusato. E solo perché ho espresso la mia opinione. Dicono che “istigo all’odio”, ma non faccio altro che difendere i valori giudaico-cristiani della nostra civiltà e dire la verità sull’Islam. Due mesi fa ero in Austria, dove ho parlato al Palazzo Hofburg di Vienna sul pericolo di islamizzazione dell’Europa.
Le organizzazioni islamiche hanno chiesto alle autorità austriache di perseguirmi per le mie parole. E il mese scorso mi trovavo nella città tedesca di Dresda, dove ho parlato a un raduno pubblico davanti a un pubblico di 15mila persone. Alla manifestazione erano presenti agenti di polizia inviati dal pubblico ministero ad ascoltare ciò che dicevo, in modo da poter valutare se accusarmi di istigazione. In questa sala c’è una spia o un pubblico ministero. Penso di no. L’America non imbavaglia le persone. Due settimane fa ero a Washington per un incontro con i membri del vostro Congresso, su invito dei deputati che volevano informarsi sulla situazione in Europa. Ma due deputati musulmani, Keith Ellison e André Carson, volevano mettermi la museruola. Hanno cercato di impedirmi di entrare nel vostro Paese. Non ci sono riusciti, perché in America le persone sono ancora libere di parlare. E non ho dubbi, gli americani non rinunceranno mai a questa libertà. Perché è l’essenza di ciò che rende l’America quella che è! È ciò che rende l’America unica.
Non c’è in gioco solo la libertà di parola. Ma la nostra stessa esistenza, la nostra libertà a esistere sono in pericolo. Se permettiamo a noi stessi di autocensurarci riguardo a qualsiasi cosa diciamo dell’Islam, allora, presto l’Islam inizierà a dirci come vivere, come vestirci, come respirare. Potremo anche perdere il diritto alla vita se non seguiremo i comandi della Sharia. Se cediamo al totalitarismo perderemo ogni cosa, anche la nostra vita. È così che le civiltà decadono. È così che le democrazie periscono. È nostro dovere far sì che questo non accada. Naturalmente, mi rendo conto che se la maggior parte dei terroristi oggi sono musulmani, non tutti i musulmani sono terroristi. Certo, mi rendo conto che i terroristi sono solo una minoranza – ma sono molti. Una ricerca dell’Università di Amsterdam ha mostrato che l’11 per cento del milione di musulmani che vive nei Paesi Bassi è disposto a ricorrere all’uso della violenza per il bene dell’Islam. Il ché significa 100mila persone in un Paese di 17 milioni di abitanti. I terroristi possono anche essere solo una minoranza, ma i sondaggi mostrano che hanno l’appoggio della maggioranza.
I sondaggi hanno rivelato che il 73 per cento della popolazione islamica dei Paesi Bassi ritiene che i musulmani che si recano in Siria per combattere il jihad siano eroi. E l’80 per cento dei giovani turchi presenti nei Paesi Bassi non crede che la violenza usata da gruppi come l’Isis contro i miscredenti sia sbagliata. Quattro su cinque. E allora vi chiedo: Dove sono le manifestazioni dei musulmani che disapprovano la violenza perpetrata in nome dell’Islam e del suo profeta? Io non ho visto nessuno di loro, non è così? La maggioranza può non commettere atti di violenza, ma non si oppone neanche. Non possiamo mettere la testa sotto la sabbia e fare come se tutti questi fatti non esistessero. Dobbiamo affrontare la realtà. Anche nella Germania nazista era solo una minoranza quella che commise atrocità. Ma la maggioranza glielo permise. Anche nell’Unione Sovietica era solo una minoranza quella che perpetrò crimini orribili. Ma la maggioranza permise che ciò accadesse. Come disse una volta il grande filosofo Edmund Burke: “L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano niente”. Quindi, questo è il primo passo per salvaguardare le nostre libertà: renderci conto dei fatti, affermare la verità, trarre le conclusioni e agire di conseguenza. Se non agiamo, saremo destinati a perdere. In tempi come questi, quando i nostri leader chiudono gli occhi di fronte alla pericolosa minaccia dell’Islam totalitario; in tempi come questi, in cui il compito di dare l’allarme spetta ai comuni cittadini; in tempi come questi, la libertà di parola è più importante che mai. George Orwell una volta disse: “Quanto più una società si allontana dalla verità, tanto più odierà quelli che la dicono”.
Ecco perché il vostro Primo emendamento è così importante. È necessario soprattutto per tutelare la libertà di parola di coloro che dicono la verità e sono odiati per questo. Oggi parlare di “istigazione all’odio” ha un significato ben preciso. Criticare l’Islam viene considerato un incitamento all’odio. È permesso mettere un crocifisso in un barattolo di urina. O rappresentare Israele come uno stato nazista. Questo non è considerato un atto di istigazione all’odio. Ma se si raffigura Maometto o si parla contro l’islamizzazione oppure si dice la verità sull’Islam, beh, allora si viene considerati estremisti, istigatori all’odio, provocatori. Il fatto è che più Islam abbiamo, meno libere diventano le nostre società. Nel corso degli ultimi decenni, i nostri politici hanno permesso a milioni di immigrati musulmani di stabilirsi entro i nostri confini. Sono arrivati con la loro cultura e la loro legge della Sharia. E ora cercano di imporle a noi. Invece di dire: “Se vieni nel nostro Paese ti devi adattare a noi”, i nostri leader politici hanno detto: “Mantieni la tua cultura, noi rispettiamo l’Islam e la sua sensibilità”. Da nessuna parte è stato chiesto agli immigrati di assimilarsi. E ora le nazioni europee sono arrivate al punto di far rispettare i tabù islamici nelle loro leggi. Lo chiamano crimine razziale quando le persone che amano la libertà non accettano i tabù islamici. Criticare l’Islam è diventato incitazione all’odio, perseguibile penalmente. Non solo dobbiamo affrontare l’islamizzazione, ma anche la follia del relativismo culturale e la debole mentalità di appeasement dei nostri leader politici.
Questa codardia deve finire. Se questa situazione dovesse continuare, ci porterà dritti alla catastrofe. Ed è per questo che faccio quello che faccio. Non resterò a guardare e a lasciare che la nostra civiltà e la nostra democrazia periscano. Parlerò contro l’Islam e contro i nostri leader deboli. Amo il mio Paese, amo la libertà, non voglio vivere in schiavitù ed è per questo che parlo. Senza un Primo emendamento, le conseguenze per la libertà di parola sono più dure rispetto a quando invece si dispone di un Primo emendamento. In ogni caso, il nostro dovere è sempre lo stesso: dobbiamo parlare, in nome della libertà. Non importa quali siano le conseguenze. Perché la libertà e la dignità sono ciò per cui lottiamo. La verità è la nostra unica arma, dobbiamo usarla. La libertà di parola è una cosa fragile che va difesa con coraggio. Finché siamo liberi di parlare, possiamo dire alla gente la verità e far loro capire che cosa è in gioco. L’establishment politico, accademico e i media occidentali nascondono alle persone il vero scopo della minaccia islamica. Dobbiamo diffondere il messaggio. Questo è il nostro primo e più importante dovere.
Se gli immigrati accettassero le nostre leggi e i nostri valori sarebbero i benvenuti a restare e a godere di tutti i diritti che la nostra società garantisce; e noi li aiuteremo perfino a integrarsi. Ma se commettono crimini, agiscono contro le nostre leggi, ci impongono la Sharia o dichiarano jihad, noi dobbiamo mandarli via. Dobbiamo smettere di fingere che l’Islam sia una religione. L’Islam è un’ideologia totalitaria che mira a conquistare l’Occidente. Una società libera non dovrebbe garantire la libertà a coloro che vogliono distruggerla. Come disse Abraham Lincoln: “Coloro che negano agli altri la libertà non la meritano per se stessi”. Ogni negozio halal, ogni moschea, ogni scuola islamica e ogni burqa è considerato dall’Islam come un passo verso l’obiettivo ultimo della nostra sottomissione. E per finire, dobbiamo ricordare che avendo l’Islam delle ambizioni globali, noi siamo tutti in pericolo. Dobbiamo stare dalla parte di ogni nazione e popolo che sono minacciati dal jihad. Tra cui Israele, la sola democrazia del Medio Oriente, il cui conflitto con gli arabi non è una disputa territoriale: è un conflitto tra la libertà e la tirannia. Dobbiamo tutti appoggiare Israele perché siamo tutti Israele.
E non dovremmo mai fidarci dei regimi islamici criminali come l’Iran. Un trattato con lo Stato islamico dell’Iran sulle armi nucleari è una farsa e una grave minaccia per la sicurezza di Israele e di tutto l’Occidente. Io sono europeo. Voi siete americani, ma siamo tutti nella stessa barca. Dovemmo unirci contro il nostro avversario comune. L’ondata islamica è forte, ma l’Occidente l’ha respinta prima e possiamo farlo ancora. Ronald Reagan ha detto che “il futuro non appartiene ai pavidi, è dei coraggiosi”. Pertanto, cerchiamo di essere coraggiosi. E garantire il futuro.
Questo discorso è stato tenuto in una forma un po’ diversa al Gatestone Institute, a New York, il 12 maggio 2015.
Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Geert Wilders (*)