La Nemesi e la Grecia

mercoledì 22 aprile 2015


La Nemesi era una dèa della religione e mitologia greca; il suo nome deriva dal greco antico “Nemesis” e sta a significare la dèa della distribuzione della giustizia; la dèa che doveva provvedere a mettere giustizia. In questo senso la Nemesi viene considerata come “Giustizia compensatrice” o riparatrice e rappresenta l’idea della ricerca di una legge di armonia tra bene e male.

Oggi proprio la Grecia, in un certo senso, si trova a dover pensare alla Nemesi cioè ad una forma di giustizia terrena che contribuisca a riportare una compensazione ai danni di cui ha sofferto, e sta soffrendo, in parte per colpa sua ma in gran parte per colpa di altri che perseguendo i propri interessi hanno bisogno di un agnello sacrificale dimostrativo.

La Grecia rappresenta nel profondo la massima e tragica contraddizione tra gli “imperativi categorici” che l’umanità si pose dopo i devastanti orrori delle guerre mondiali. Fu proprio alla fine della Seconda che il mondo ritrovò la saggezza, come sempre dopo il dolore, di mettersi la mano sul cuore e definire le vie maestre da seguire per non cadere più nel caos e nella distruzione dell’uomo. Per prima cosa si definirono le regole “auree” in tutti i sensi del sistema monetario a Bretton Woods in cui venne stabilita la parità aurea del dollaro all’oro e delle altre monete al dollaro e venne istituito a garanzia degli equilibri globali economici e monetari il Fondo monetario internazionale il 22 luglio del 1944. Tre anni dopo venne costituito l’Onu e venne stesa la dichiarazione dei diritti universali dell’uomo. Queste iniziative fondamentali per la storia dell’uomo allora sembravano scolpite sulla pietra, come le tavole della legge, ma ora sembrano svanite nel nulla e ricordate solo in modo spesso ipocrita come una foglia di fico per giustificare l’abuso di interessi imperialistici esattamente opposti a quelle dichiarazioni.

Se guardiamo alla storia non è passato tanto tempo da allora ma è come se quel tempo sia un’eternità; negli ultimi cinquant’anni il mondo è cambiato nello spirito che ha guidato i grandi sognatori del dopoguerra e progressivamente si è andata affermando una cultura razionale che ha fatto della finanza e del neoliberismo uno scopo assoluto rivestito falsamente di santità. La finanza si è staccata dall’economia reale ed è diventata uno strumento di esercizio di un potere che sta sopra gli altri ed ha un fine interno ad esso e certamente non coincidente con il bene comune. La cultura monetarista si è slegata da ogni vincolo anche morale ed ha dettato una “deregulation” totale da poter innalzarsi a giudice supremo. Tutti abbiamo subìto e stiamo subendo le conseguenze di un democrazia solidale calpestata ma il modello si è abbattuto sulla Grecia con violenza mettendo a rischio a sua stessa sopravvivenza con regole monetarie che hanno fatto da paravento ad altri superiori ed egemonici interessi; ora il Fmi sta invocando il rimborso di 460 milioni di euro (quasi la somma che Silvio Berlusconi ha pagato a Carlo De Benedetti per il lodo Mondadori!) pena il default.

Un ruolo determinante in questi ultimi anni è stato svolto dal Fmi che si è staccato dagli indirizzi fondamentali a cui il suo statuto l’aveva costituito infatti anche la sua linea è diventata di tipo neoliberista lasciando quella keynesiana per la quale era stato pensato. Per non dimenticare, gli scopi “assoluti” elencati come premessa dello statuto erano:

1) Promuovere la “cooperazione” monetaria internazionale con consultazioni e “collaborazione”;

2) Facilitare l’espansione e la crescita “equilibrata” del commercio internazionale e contribuire a mantenere elevati livelli di “occupazione e di reddito” e sviluppare le risorse di tutti i Paesi;

3) Promuovere la “stabilità dei cambi - evitare svalutazioni competitive dei tassi di cambio”;

4) “Aiutare” un sistema di pagamenti - eliminare le restrizioni valutarie che limitano il commercio;

5) Assicurare agli stati membri la disponibilità temporanea di risorse ed “evitare di ricorrere a misure che rischierebbero di compromettere la prosperità nazionale o internazionale”;

6) Conformemente a quanto sopra “ridurre la durata e l’ampiezza degli squilibri”.

In tutte le sue politiche e decisioni il Fmi si ispira agli scopi enunciati in questo articolo.

Il confronto con la situazione attuale è in stridente contraddizione nei fatti tra statuto ed operatività del Fmi. Quelle regole erano scritte per un sistema economico che affondava le sue radici nell’economia reale, ma a partire dalla caduta del muro di Berlino gli interessi della finanza, della politica ed anche dell’Accademia hanno forzato un cambiamento della realtà e della genesi dell’economia che è stata fatta diventare un gioco matematico e piegata alla finanza ed ad un monetarismo senza limiti tecnici né morali; il neoliberismo spinto all’eccesso è diventato dominante e puro potere.

Il nuovo secolo si è presentato con un disastro di immani proporzioni che non sappiamo ancora se e come finirà; i prodotti tossici creati da matematici, fisici nucleari, statistici hanno allontanato il loro mondo di formule dal mondo reale e contribuito a giustificare mezzi che sono diventati di oppressione. La crisi dei sub-prime ha dato evidenza che il sistema monetario non poteva essere senza regole perché avrebbe distrutto i sistemi sociali. Il Fmi non ha posto resistenza alla dirompente invasione di questo modello culturale e si è allontanato dalle radici di salvaguardia dell’economia reale per il quale era stato costituito avvallando operazioni finalizzate a forme di destabilizzazione sociale e politica; di questo esercizio di potere la Grecia è stata la prima vittima ed ora siamo a domandarci come finirà.

La decisiva è stata avviata nel febbraio del 2010 quando come riferisce un articolo del “Wall Street Journal”, ripreso da “la Repubblica” il 27 febbraio dello stesso anno, s’incontrano in una piccola banca di New York (Monness, Crespi, Hardt & Co.) operatori finanziari di “hedge fund” e banche d’affari per accordarsi su un attacco speculativo sull’euro e quindi sui suoi sistemi sociali. Nella stessa settimana si registra un’impennata dei contratti “futures” legati alla previsione del ribasso dell’euro e nessuna reazione dei regolatori assopiti o forse consenzienti. Essendo l’euro una moneta troppo forte per attaccare direttamente e per distrarre l’attenzione, forse, dallo scopo finale si comincia con la parte debole dell’eurozona che è appunto la Grecia che diventa la prima vittima, un Paese con un pil come la Lombardia. Esattamente, vedremo, la strategia di accerchiamento nella Seconda guerra mondiale per sconfiggere Hiltler - Grecia, Italia, Normandia. Viene preso d’assalto con i cds il mercato piccolo ed illiquido dei titoli pubblici greci dopo che in aprile dello stesso anno Standard & Poor’s (S&P) procede al declassamento del rating greco a “junk-bond”, spazzatura. Sempre S&P declassa il rating del Portogallo nello stesso mese per fare poi la stessa cosa con l’Irlanda in agosto, quindi a stretto giro di boa arriva la Spagna. Il 2 novembre del 2010 S&P mantiene il rating dell’Italia sia a breve che a lungo termine in “A+” perché, scrive, le sue prospettive stabili riflettono le aspettative di S&P che il governo proseguirà nel biennio 2011-2013; il nostro scenario di base, continua, prevede che il disavanzo pubblico scenderà sotto il 3 % nel 2012 ed il debito comincerà a scendere. Nel pieno dell’attacco all’euro il Fmi viene investito dallo scandalo del suo presidente Strauss Kahn arrestato il 14 maggio 2011 ma rilasciato il 23 agosto per insussistenza di reato ed a condizione di dimettersi da presidente del Fmi. Un mese prima del fatto, in aprile, Strauss Kahn aveva condannato la politica liberista del Fmi con un discorso alla Brookings Institution annunciando la sua volontà di tornare alla linea keynesiana e di combattere la disuguaglianza. I progetti, però, vanno perseguiti, quindi sempre S&P declasserà il nostro paese il 20 settembre 2011 a sorpresa di notte per poi portarlo progressivamente a “BBB”, com’è oggi. Alla fine del 2011 la procura di Trani avrebbe avviato un’inchiesta sulle operazioni fatte da tale società che negli Usa è stata condannata dal Dipartimento di Giustizia per manipolazione fraudolenta del rating; nell’agosto del 2012, casualmente a due mesi dall’elezioni presidenziali Usa, S&P declassò gli Usa. Tutto secondo la razionalità intoccabile dei mercati?

La Grecia ancora oggi sembra più che mai sempre in mezzo a bufere scatenate da altri e costretta a pagare sempre un conto socialmente salato per operazioni finanziarie non chiare e non regolamentate contro i principi universali che dovevano fondare la società del futuro e con un Fmi che dovrebbe andare a rileggersi le sue finalità statutarie per pensare alla moneta-mezzo e non alla moneta-fine. Ma a chi risponde delle sue responsabilità il Fmi?

Allora cosa farà la Grecia oggi in un contesto molto diverso da quando è iniziata la “campagna” d’Europa con equilibri geopolitici profondamente cambiati e messi in discussione da venti di guerra? Chissà se la dèa Nemesi le verrà incontro per ridare un senso di umanità e di giustizia e riportare il vento tempestoso della finanza in un contenitore più controllabile, questa volta per il bene comune di tutti perché “essere in possesso di un potere che non è definito da una responsabilità morale e non controllato da un profondo rispetto della persona significa distruzione dell’umano in senso assoluto. Sempre più minaccioso diventa la perversione del potere e con essa la perversione della natura umana... L’uomo diventa continuamente ciò che egli fa... Perciò se l’uso del potere continua a svilupparsi lungo le linee indicate non si può prevedere che cosa avverrà in chi usa del potere: distruzioni morali e rovine spirituali di natura sconosciuta” (R. Guardini, “La fine dell’epoca moderna. Il potere”, pag. 178). Il dramma vero è che lo stiamo già vedendo ma troppi continuano a non volerlo vedere.

 

(*) Professore ordinario di Programmazione e Controllo - Università Bocconi


di Fabrizio Pezzani (*)