martedì 17 marzo 2015
Mentre gli israeliani si recano oggi alle urne, i palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza si chiedono se anche loro avranno mai il privilegio di indire elezioni libere e democratiche.
E così, nelle ultime settimane, i palestinesi hanno lanciato una campagna per chiedere che ciò avvenga. Ma a quanto pare, finora, la campagna non ha trovato alcun riscontro. Tutto che ciò che rimane da fare ai palestinesi è sedersi e guardare con invidia come gli elettori israeliani esercitino il loro diritto di eleggere nuovi rappresentanti. L’età media della leadership dell’Olp è di 75 anni. Le stesse facce dirigono Hamas da vent’anni. L’ultima volta che i palestinesi si sono recati alle urne è stato nel gennaio 2006, quando votarono per un nuovo parlamento, il Consiglio legislativo palestinese, e vinse la lista “Cambiamento e Riforma” affiliata a Hamas. Esattamente un anno prima, i palestinesi ebbero un’elezione presidenziale, che portò al potere il leader di Fatah Mahmoud Abbas.
Le prossime elezioni parlamentari avrebbero dovuto tenersi nel 2010, mentre quelle presidenziali erano previste per il 2009. Ma i palestinesi non sono più riusciti a recarsi alle urne a causa della disputa esistente tra Fatah e Hamas, che ha raggiunto l’apice con la violenta occupazione di Gaza da parte di Hamas nel 2007. Oggi, è la quarta volta che gli israeliani vanno a votare dal 2006, anno in cui i palestinesi videro invece per l’ultima volta le urne nei loro seggi elettorali. I due partiti rivali palestinesi continuano a ritenersi reciprocamente responsabili della mancanza di elezioni. Qualche settimana fa, Abbas ha detto in un discorso pronunciato davanti al Consiglio centrale dell’Olp a Ramallah di essere pronto a indire nuove elezioni se solo Hamas fosse d’accordo. Il presidente dell’Autorità palestinese ha dichiarato che il gruppo islamista non è affatto interessato a tenere nuove consultazioni.
In risposta, il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha asseritoo che era Abbas a ostacolare le elezioni e a “violare l’accordo di riconciliazione” da lui siglato con il movimento islamista lo scorso anno. La verità è che Fatah e Hamas non sono interessati a indire nuove elezioni parlamentari e presidenziali – ciascuno per le proprie ragioni. La fazione di Fatah guidata da Abbas continua a subire contrasti e divisioni interne, che si sono intensificati dopo la morte del suo ex leader, Yasser Arafat, nel novembre 2004. Sono numerosi gli alti funzionari di Fatah in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza che sono stati espulsi dalla fazione in questi ultimi anni, per sfidare Abbas e i rappresentanti della vecchia guardia. La corrente contraria a Abbas dentro Fatah è guidata (e a quanto pare finanziata) da Mohamed Dahlan, un ex comandante della sicurezza nella Striscia di Gaza che attualmente risiede negli Emirati Arabi Uniti.
Dahlan e i suoi fedelissimi hanno anche accusato Abbas di ostacolare i tentativi di indire nuove elezioni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Essi affermano che l’unico obiettivo del presidente dell’Autorità palestinese è rimanere al potere fino all’ultimo giorno della sua vita. Oltre alla lotta intestina dentro Fatah, quest’ultima ha ancora bisogno di lavorare sodo per ridare credibilità tra i palestinesi, soprattutto alla luce della mancata attuazione di riforme di vasta portata e per dare nuovo slancio alla sua leadership. All’inizio di quest’anno, sono falliti i tentativi di indire la settima conferenza di Fatah, per scegliere nuovi rappresentanti, a causa di “marcati” disaccordi tra i leader di Fatah.
Questi ultimi sostengono che sarebbe comunque impossibile tenere nuove elezioni se Hamas mantiene il controllo della Striscia di Gaza. Fatah insiste sul fatto che non ci sono garanzie che il movimento islamista consentirebbe un voto democratico e libero, soprattutto quando si continua a reprimere i sostenitori di Fatah a Gaza. Ma anche Hamas dice di opporsi a nuove elezioni perché non si fida di Abbas e Fatah. I leader del movimento islamista sostengono che non ci possono essere elezioni libere se le forze di sicurezza dell’Autorità palestinese arrestano ogni settimana decine di sostenitori di Hamas in Cisgiordania. Mentre le due fazioni continuano a combattersi l’un l’altra, alcuni palestinesi hanno deciso di lanciare un’iniziativa per fare pressioni sulle due parti, porre fine alla loro disputa e concordare nuove elezioni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Dunya Ismail, che figura tra gli organizzatori della campagna, ha detto che “ogni palestinese dovrebbe sbarazzarsi della disperazione e della frustrazione, ed essere motivato a esercitare pressioni sulla leadership politica affinché si tengano nuove elezioni il più presto possibile”. La donna e gli altri promotori della campagna sono scesi in strada per diffondere il messaggio, ma finora con scarso successo. Per ora i palestinesi non dovrebbero avere nuove elezioni, almeno non in un prossimo futuro.
La lotta per il potere tra Hamas e Fatah, che sembra intensificarsi, ha distrutto il sogno dei palestinesi di costruire una società libera e democratica. “Diciamo tutte queste cose cattive su Israele, ma almeno la gente lì ha il diritto di votare e godere della democrazia”, ha osservato un giornalista palestinese di Ramallah. “Invidiamo davvero gli israeliani. I nostri leader non vogliono le elezioni. Vogliono rimanere in carica per sempre.”
Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Khaled Abu Toameh (*)