Terrorismo:l’Occidente ha molto da imparare

mercoledì 11 febbraio 2015


C’è una cosa che accomuna Abdullah di Giordania, Putin ed Anonymuos. Anche se apparentemente molto diversi, sono tre fenomeni di spiccata leadership che, nell’ambito della lotta al terrorismo, hanno finalmente ristabilito il confine tra bene e male intaccato dal relativismo giustificazionista “Gauche caviar”.

Si tratta di tre correnti di pensiero che, pur nella loro diversità, hanno simbolicamente preso per mano un mondo tramortito dalla violenza jihadista e, senza andare troppo per il sottile, hanno dato una percezione di sicurezza attraverso reazioni veementi e corpose. Le quali reazioni stridono alquanto con i distinguo gnegne di un occidente attendista e secchione che si preoccupa di fornire giustificazioni sociologiche al fenomeno terrorista, badando più alle belle teorie che alla meno nobile (ma più efficace) pratica atta ad estirpare il problema alla radice. Prendete Putin per esempio: nel momento più alto della crisi cecena, nel frangente in cui tutto il Caucaso era intriso di velleitarismo islamico, non fu certo esempio di tolleranza e di culto delle minoranze.

Prese il toro per le corna e, sfanculando i teorici dei diritti umani (che fanno i carini anche con i tagliagole) dimostrò che non era necessario comportarsi in maniera ben educata con chi portava il terrore nelle strade e tra i civili. “Vi staneremo – disse Putin -, vi daremo la caccia fino nei vostri cessi” e si comportò di conseguenza scatenando una guerra totale e sanguinosa al terrore che portò i sopravvissuti militanti jihadisti ad emigrare mestamente lasciando spazio ad una comunità musulmana caucasica rispettata e ben integrata nella regione come del resto in tutta la Russia. La vittoria fu schiacciante, alla faccia delle proteste dei Governi Europei e delle associazioni umanitarie sempre pronti a perdersi in ragionamenti raffinati anche quando non ce ne sarebbe affatto bisogno.

Estremamente simile, pur nella profonda diversità, è apparso il comportamento del Re di Giordania dopo la brutale esecuzione del tenente Mouath, arso vivo dai macellai islamici. Il Re si è messo alla testa del suo popolo facendosi fotografare in divisa e, armato di tutto punto, si è mostrato in prima linea a guidare il suo esercito in quella che viene chiamata “Operazione Martire Mouath”. Trenta F16 dell’Aviazione Reale si sono immediatamente alzati in volo distruggendo posizioni dell’Isis per creare le condizioni propizie alle operazioni di terra. “ La Rappresaglia Giordana è solo all’inizio – fa sapere Abdullah - , colpiremo quelli dell’Isis ovunque anche a casa loro, li investiremo di fuoco e li puniremo”.

Ed in effetti la strategia militare, per il momento, sembra funzionare. Quella comunicazionale ha funzionato di sicuro trasformando il Sovrano di una nazione profondamente divisa nel simbolo della riscossa di un intero popolo che si è stretto intorno al Re patriota e guerriero. Anche all’esterno dei confini Nazionali quella foto in grisaglia da combattente ha avuto un altissimo valore simbolico togliendo ai tagliagole l’immagine dei duri. E’ stato un trionfo di consensi, un’immagine che dona speranza a chi soffre nel vedere i propri Stati inermi ed atterriti di fronte alla violenza, una rappresentazione plastica di grande effetto che rende fieri quasi come nei film americani in cui si suona la carica ed “arrivano i nostri”. Peccato che i “veri nostri” siano ancora lì a discutere sulle ragioni recondite dei disagi sociali nelle zone periferiche delle nostre metropoli con gli annessi squilibri nel comportamento degli immigrati di terza generazione divenuti plagiabili in virtù del capitalismo poco inclusivo.

E mentre la nostra presunta classe politica disquisisce amabilmente, costoro, in preda al furore ideologico sparano e bombardano a loro piacimento ricevendo in cambio la comprensione della Boldrini di turno e le narrazioni dei vari Nichi Vendola e simili. Adesso ci si mette anche Anonymous a far fare brutta figura all’Occidente dando la caccia a tutti i siti internet targati estremismo islamico e sabotando di fatto tutti principali canali di reclutamento dell’ISIS. Ciò avviene con un’aggressività ed un’efficacia spaventose mentre l’Occidente, con la scusa di monitorare i siti internet per spiare in maniera discreta i movimenti dei terroristi, brancola nel buio cercando di capire dove essi siano magari digitando su Google “sito ISIS”. Per giunta anche le femminucce Curde (le guerrigliere peshmerga) fanno meglio del cosiddetto mondo civilizzato strappando avamposti talebani a ripetizione fino conquistare Kobane e mettendo in serio dubbio l’autostima dei fondamentalisti oltre che gli attributi del mondo occidentale.

Noi invece facciamo battaglie culturali, spezziamo matite, facciamo fiaccolate e simposi, integriamo, comprendiamo le ragioni altrui, paghiamo riscatti. Noi, quelli dal colletto inamidato, tutti belli pettinati e ben disposti al dialogo cerchiamo di farceli amici, di corromperli, di fare i furbi, di imporre le regole della diplomazia. Magari si convinceranno a fare la pace, ad abbassare i toni, ad evitare inutili spargimenti di sangue e tutti insieme ci uniremo in un bel girotondo mentre nel frattempo noi avremo già aperto un enorme Mac Donald’s a casa loro dove discutere di dialogo interreligioso davanti a un bicchiere di Coca Cola.

La nostra è una pia illusione. Le argomentazioni da usare sono altre e ben più convincenti. Come è del tutto evidente, quando altri le mettono in pratica, funzionano.


di Vito Massimano