L’assurda escalation della crisi ucraina

martedì 10 febbraio 2015


La crisi ucraina sta mettendo a dura prova il buon senso degli occidentali. Unione europea germanizzata e Stati Uniti di Obama dichiarano di voler contrastare un presunto espansionismo di Vladimir Putin verso Occidente.

Dimenticano forse, i leader dell’Ovest, gli anni trascorsi di maldestri tentativi di sfilare l’Ucraina dall’area di influenza di Mosca? Potrebbe un simile progetto strategico passare indisturbato senza che i russi provino a contrastarlo? L’Ucraina è legata mani e piedi a quel mondo. La sua sopravvivenza energetica dipende dal gas russo; la sua economia trova sbocco prevalente sui mercati della Comunità degli Stati Indipendenti; il suo apparato militare si è formato in seno a quello del potente vicino; la sua popolazione è in parte russofona e ha solidi ancoraggi culturali e religiosi in quella che considera la Madrepatria. Come si può ragionevolmente pensare che tutto questo possa essere improvvisamente cancellato? I sostenitori del ritorno alla guerra fredda/calda adducono ad argomento dirimente le paure che i Paesi dell’ex blocco sovietico, in particolare la Polonia e le repubbliche baltiche, nutrono per un possibile ritorno degli antichi padroni.

Per questo vedrebbero di buon occhio la scelta degli alleati europei e d’oltreoceano di iniziative tattiche preventive. Bisogna comprendere che Mosca non è più il nemico, il corpo alieno che minaccia il mondo europeo. Dalla fine dell’anomalia comunista la Russia è tornata a essere parte integrante del nuovo assetto occidentale. Non vi potranno essere pace e sicurezza nel continente se non con la Russia. Non contro di essa. Pare che financo la signora Merkel, alla fine, l’abbia capito. L’assurdità di un’opzione bellica precipiterebbe l’Europa in una guerra totale che, per il tipo di armamenti a disposizione di entrambi gli schieramenti, si trasformerebbe in uno scontro definitivo. È giusto che piccole entità territoriali, di cui noi tutti europei della prima ora ci siamo fatti carico attraverso la politica di allargamento a Est del perimetro dell’Unione, debbano per le loro paure ancestrali trascinarci dentro un conflitto insensato? Già noi italiani stiamo subendo il peso dei diktat economici imposti dalla Germania, ora ci dobbiamo fare dettare la linea di politica estera da Vilnius, da Riga o da Tallinn? Con tutto il rispetto per i lituani, i lettoni e gli estoni.

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco abbiamo sentito il presidente ucraino Petro Poroshenko chiedere agli occidentali l’invio di armamenti pesanti da impiegare nella guerra civile nel Donbass. Poroshenko oggi fa la vittima ma cosa ha fatto di concreto per raffreddare gli animi? Sono passati mesi dagli accordi di Minsk ma delle modifiche costituzionali in senso federale, che avrebbero contribuito a diminuire la tensione con i separatisti, neanche l’ombra. In compenso, il presidente ha permesso che a fianco dell’esercito regolare di Kiev andassero a fare pulizia etnica reparti paramilitari ucraini d’ispirazione neonazista. Quindi, a stare dietro a Poroshenko, e a Obama che finora in geopolitica le ha sbagliate tutte, dovremmo schierare le nostre armi e i nostri soldati al seguito delle nuove croci uncinate? No grazie, abbiamo già dato.

Se poi tutta la manfrina dell’escalation voleva essere una modalità di pressione sugli ambienti finanziari e politici russi per defenestrare l’odiato Putin, gli ideatori del complotto hanno rimediato un granchio enorme. Forse la Merkel pensava di poter applicare al collega russo il “metodo Berlusconi” che così bene funzionò nell’estate-autunno del 2011. Ma, per nostro disdoro, il Cremlino non è il Quirinale. Certe invasioni di campo non funzionano con un popolo che, avendo forte senso della propria identità, difende le sue scelte e i suoi leader. L’Europa ha guai ben peggiori di cui occuparsi, a cominciare dall’avanzata delle armate jihadiste che ormai sono alle nostre porte.

E noi? Anziché fare blocco con Mosca contro il nemico comune vogliamo spostare la linea di fuoco dal Sud all’Est dello scacchiere continentale. Se i padroni del vapore europeo tengono tanto a questa pazzia che se la sbrighino da soli. Non pretendano di coinvolgere gli italiani ai quali, almeno per una volta, una simile demenza non appartiene.


di Cristofaro Sola