martedì 13 gennaio 2015
Condanno senza riserve la massiccia diffusione di segreti del governo americano da parte di Edward Snowden. Ma una volta che sono stati svelati, non ha senso ignorare le informazioni che ora sono di pubblico dominio.
Un documento di 14 pagine della Central Intelligence Agency (CIA) dal complicato titolo burocratico Surviving Secondary: An Identity Threat Assessment of Secondary Screening Procedures at International Airports offre un esempio calzante. Questo titolo nel linguaggio comune suonerebbe: “Come gli agenti sotto copertura riescono a evitare i problemi ai controlli dei passaporti e doganali”.
Anche se questo studio verte principalmente sulle preoccupazioni della CIA che i suoi agenti clandestini possano essere fermati al controllo dei passaporti e che le false identità siano svelate, le informazioni in esso contenute rivestono interesse per chi viaggia in giro per il mondo. In effetti, si tratta di una guida utile che spiega esattamente cosa non fare quando si sbarca in un aeroporto straniero. Personalmente, intendo seguire i suoi consigli nei miei viaggi ed essendo tali consigli un bene pubblico vorrei mettere a disposizione degli altri viaggiatori rispettosi della legge alcuni dei punti più salienti di questo documento, in modo da poter aggirare ciò che è noto come “screening secondario” ossia essere tirati fuori dalla fila per il controllo di routine per un interrogatorio approfondito.
I viaggiatori sottoposti a screening secondario possono entrare in un mondo kafkiano, potenzialmente per giorni, in cui le normali regole del giusto processo sono sospese. Gli agenti possono mettere il naso in ciò che vogliono e possono fare di tutto dal copiare o confiscare i dispositivi elettronici personali, passare al setaccio la vita di qualcuno, o effettuare perquisizioni personali intrusive. Evitare tali esperienze dovrebbe essere in cima alla lista dei desideri di ogni viaggiatore.
Il consiglio della CIA è il seguente: occorre innanzitutto presumere di essere guardati a vista. I controlli dei passaporti e doganali andrebbero considerati come dei piccoli inconvenienti da sopportare prima di occuparvi dei vostri affari; ma dal momento in cui scendete dall’aereo fino a quando non uscite dall’aeroporto, le potenti agenzie di sicurezza potrebbero tenervi sotto stretto controllo – e non solo mentre siete faccia a faccia con un funzionario dell’immigrazione. Alle Mauritius, ad esempio, l’agenzia locale usa videocamere “per osservare l’arrivo dei passeggeri da quando sbarcano dall’aereo a quando ritirano i bagagli, zumando sui volti delle persone per studiare le loro espressioni”.
Mentre vi dirigete dal sedile dell’aereo all’uscita del terminal, la CIA consiglia di comportarsi in modo naturale e coerente.
Per naturale s’intende che non bisogna mostrare un comportamento insolitamente nervoso come “mani tremanti, respiro rapido per nessun motivo apparente, sudori freddi, arterie carotidi pulsanti, un viso arrossato e la mancanza di contatto visivo”. In modo meno evidente, comportarsi in modo naturale implica anche “non cambiare di posto, né studiare le procedure di sicurezza” e non stabilire “contatti segreti con altri passeggeri” con cui non c’è alcun legame apparente.
Comportarsi in modo coerente significa dimostrare di essere chi dite di essere. Avere familiarità con i dati del vostro passaporto, compresi i luoghi dove vi siete recati. Parlare la lingua del paese che ha rilasciato il passaporto. Quelli che potrebbero sembrare dei dettagli banali possono essere importanti. Ad esempio, “un bagaglio chiuso maldestramente quando il passeggero è un navigato viaggiatore d’affari” può destare sospetti, così come il contrario, ad esempio l’utilizzo di un biglietto di business class per i viaggi turistici.
Tra gli altri campanelli d’allarme meno evidenti: “Una quantità di bagagli inappropriata per la durata del soggiorno”. “Bagagli che contengono molti nuovi oggetti come sveglie o notebook.” “Mappe nuove di zecca e immacolate, guide turistiche o altre pubblicazioni.” “Mappe di città estranee alla destinazione del viaggio aereo del presunto turista viaggiatore. “La qualità della videocamera o della macchina fotografica non corrisponde al profilo del viaggiatore oppure la memory card della macchina fotografica è insufficiente per la durata del viaggio turistico.”
Pur avendo fatto tutto correttamente, si può essere pregati di sottoporsi a un secondo controllo. Innanzitutto, ciò è causato da un elemento di casualità: “molti aeroporti stranieri hanno adottato procedure amministrative per un numero minimo di selezioni casuali”.In particolare, “circa il 12 per cento dei passeggeri che hanno legami con gli Stati Uniti è scelto a caso per un controllo complementare negli aeroporti stranieri”, il che significa che ci si può aspettare un controllo secondario ogni otto viaggi.
In secondo luogo, si può rientrare in qualche oscura categoria. “Le conoscenze linguistiche [di un passeggero], l’età, l’aspetto o il background” possono essere causa di un interrogatorio supplementare. A El Salvador, “un taglio di capelli in stile militare, un fisico atletico, l’abbigliamento casual e un bagaglio leggero” bastano per attirare l’attenzione di un corriere governativo venezuelano. A Tel Aviv, “gli uomini in età da servizio militare che viaggiano soli con zaino in spalla sono sottoposti a un secondo screening, a prescindere dalla loro nazionalità o dal colore della pelle”. In Egitto, “gli arabi cristiani o gli ebrei, gli attivisti per i diritti umani o altri operatori umanitari e chi è in possesso di lauree scientifiche” destano particolare attenzione, e ancor più se si tratta di “arabi americani, in particolar modo gli egiziani con passaporto statunitense”.
Percorrere il tragitto che va dall’aereo all’uscita dell’aeroporto è una delle conseguenze meno piacevoli dei viaggi all’estero. Ma con la dovuta cura si possono ridurre le probabilità di incappare nelle attenzioni indesiderate e nella tenera compassione di servizi di sicurezza aggressivi.
(*) Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Daniel Pipes