venerdì 9 gennaio 2015
In un discorso pronunciato ad al-Azhar, davanti ai maggiori Ulema egiziani, il presidente dello stato nilotico al-Sisi ha pronunciato parole importanti, mostrando un coraggio e una risolutezza di cui non si ha memoria non solo fra i suoi predecessori, ma probabilmente in tutto il mondo islamico.
Il militare, riferendosi direttamente ai custodi del sapere dell’Islam, ha sollevato questioni oramai ineludibili per il futuro dell’Islam. Come si spiega che la nostra religione sia in contrapposizione con il resto del pensiero mondiale? Come è possibile che la comunità dei credenti sia causa di ansietà, paura, e pericolo per il resto del mondo?
Partendo da queste semplici, ma terribili domande al-Sisi si è rivolto ai maestri della fede, sulle cui spalle grava il delicatissimo e oneroso compito di formare la comunità, di dirigerla religiosamente e rettamente, di educarla alla pace, al rispetto, e alla misericordia. Il mondo intero, sostiene il presidente egiziano, si aspetta dal mondo islamico un cambiamento, una rivoluzione, un passo in avanti nel nome dell’armonia e della tolleranza, e la responsabilità per farlo sta nel lavoro degli Ulema.
Il messaggio è chiarissimo ed ha ancora maggior significato in quanto è stato pronunciato nell’università di al-Azhar, prestigioso e massimo centro sunnita del mondo. L’Islam ha bisogno di riforme, profonde, radicali poiché al momento attuale esso è semplicemente impresentabile al resto del mondo. Nella sua struttura attuale le incompatibilità con i basilari diritti civili e umani sono talmente evidenti da non poter più lasciare spazio all’interpretazione, alla specificità del caso, o alla devianza di pochi. Ammazzare in nome di Allah, combattere chi in Dio non crede o critica, anche aspramente, la religione islamica, perseguitare la libertà sessuale o d’espressione sono, fra tante altre deprecabili, caratteristiche dell’Islam moderno che non possono più essere accettate.
Proprio pochi giorni dopo questo discorso si assiste agli atti criminali contro la sede di Charles Hebdo che riempiono le testate mondiali e scatenano, comprensibilmente, disgusto e un fiume di polemiche e analisi. La realtà è quella indicata da al-Sisi, i veri colpevoli dei fatti di Parigi sono tutti gli Ulema che dalle moschee riversano fiumi di odio e di morte dentro le orecchie dei tanti, troppi, uditori che continuano a gonfiarsi di rabbia e desideri di distruzione totale dell’occidente e della sua civiltà. Dalla lingua avvelenata degli Ulema nasce la follia omicida di tutti coloro che non credono alla vita degli uomini e al suo valore.
La rivoluzione di al-Sisi non è più rimandabile in quanto la consapevolezza di una guerra vera e totale fra il mondo e il mondo islamico non potrebbe di certo giovare a quest’ultimo, e segnerebbe la fine, inequivocabile, della religione del profeta Maometto. L’Occidente deve certo combattere con tutte le armi possibili il terrore islamico, e la sua intolleranza, ma esso non è né la causa, né sarà mai la soluzione.
La vera soluzione al mostro nato dai sermoni degli Ulema, deve partire dal cuore del mondo islamico, da coloro che si professano conoscitori del Corano e della Sunna, e solo tramite una nuova e caritatevole lettura del messaggio islamico esso potrà sopravvivere e prosperare fra le nazioni del mondo. L’alternativa a questo percorso non potrà che essere il buio, la violenza, e l’oblio.
di Nicola Seu