mercoledì 17 dicembre 2014
Era il 22 maggio 2002 e da Baku, capitale dell' Azerbaigian, Giovanni Paolo Secondo lancio' questo grido di speranza: «Da questo Paese, che ha conosciuto e conosce la tolleranza come valore preliminare di ogni sana convivenza civile, vogliamo gridare al mondo: Basta con la guerra in nome di Dio! Basta con la profanazione del Suo Nome Santo! Fino a quando avrò voce io griderò: Pace, nel nome di Dio! ».
Dunque, le religioni non sono e non debbono essere tragico pretesto per contrapposizioni che hanno altrove la loro origine. Dalla Conferenza sulla Multireligiosita' in Azerbaigian (“La convivenza religiosa nei Paesi di tradizione islamica. Coesistenza tra diverse religioni in un Paese musulmano: l’esperienza dell’Azerbaigian”), svoltasi il 10 dicembre presso la Sala Eventi attigua all' Universita' Gregoriana, e' questo il messaggio che ne e' venuto fuori e che tutti i relatori hanno posto l'accento riguardo il ''modello Azerbaigian'', un modello dove, per dirla con le parole del presidente Aliyev, ''tutta la gente vive in amicizia e cordialità come se fosse un’unica famiglia. In Azerbaigian non ci sono mai stati conflitti religiosi, etnici o incomprensione, e questa è la nostra più grande risorsa''. La conferenza, organizzata dal Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian, con il patrocinio del Senato della Repubblica Italiana, su iniziativa del Gruppo Interparlamentare Azerbaigian-Italia e l'Associazione Azerbaigian--Italia, ha inteso mettere in evidenza la situazione attuale in alcuni Paesi di tradizione islamica, dove convivono cristiani, musulmani ed ebrei, tra cui in primo piano l’Azerbaigian, da sempre modello di tolleranza religiosa.
La conferenza ha coinvolto Istituzioni politiche e religiose dell’Azerbaigian, dell’Italia, dello Stato Pontificio e di altri paesi europei ed extra-europei, oltre che i principali atenei e centri di studi e ricerca. L'esperienza dell’Azerbaigian e' molto positiva e offre un contributo costruttivo ai processi procedenti nel mondo. La consapevolezza di essere dei pellegrini alla ricerca della verità consente un dialogo franco e sincero tra credenti di religioni diverse. Come ha sottolineato l'on. Azar Karimli, che ha voluto fortemente la Conferenza a Roma. E' questo il messaggio principale uscito dall'incontro romano, nella misura in cui il pellegrinaggio della verità è vissuto autenticamente, esso apre al dialogo con l’altro, non esclude nessuno e impegna tutti ad essere costruttori di fraternità e di pace, come il caso della citta' di Gakh nel nord dell' Azerbaigian dove nel giorno di San Giorgio si ritrovano cristiani e musulmani in un unico segno di speranza e di pace.
La crisi dei valori umanitari, l’aumento dell’intolleranza, la situazione di emergenza in molti paesi musulmani e non, sono fattori di grande preoccupazione ma, dopo ''Le catacombe del dialogo e della tolleranza'', come le descrisse il cardinal Ravasi commentando l'apporto economico della Fondazione Aliyev per il restauro delle tombe di San Marcellino e Pietro sulla via Casilina, ancor di piu' dal paese caucasico e' giunto un segnale di rispetto e di alta sensibilita' sui valori culturali per le altre religioni. In occidente e in Italia, epicentro della cristianità cattolica, un tema poco noto e misconosciuto è quello della primogenitura del Cristianesimo e della chiesa dell’Albania Caucasica rispetto agli altri Paesi dell’area. Il nome Albania Caucasica designa un’entità storica, statuale estesa sui territori dell’attuale Repubblica dell’Azerbaigian e parte del Daghestan.
Una denominazione greco-latina, che andrebbe pronunciata con accento sulla penultima vocale, per distinguerla dall’Albanìa Balcanica. Secondo le fonti scritte, il territorio dell’Albania, fra I e VII secolo si estendeva dalle montagne del Caucaso a nord, fino al fiume Arasse a sud, dall’Iberia ad ovest fino al Mar Caspio ad est. E allora perche' le religioni spesso debbono essere tragico pretesto per contrapposizioni che hanno altrove la loro origine? Prendiamo l'esempio degli ebrei della montagna, che vivono in Azerbaijan e i principali insediamenti si trovano in nella regione di Quba. La presenza degli Ebrei in Azerbaigian è datata sin da dopo la distruzione del Primo Tempio e non ha mai incontrato episodi di antisemitismo: l’esistenza di una comunità così solida ha favorito i rapporti in particolare tra Israele e Azerbaigian sotto il profilo culturale.La situazione degli ebrei in Azerbaijan è ideale. L'Azerbaijan è un esempio di collaborazione tra fedeli di diverse religioni. La storia a Baku s'affastella, senza memoria univoca: di chi è questa terra? A cui un detto popolare risponde: Questa terra è di chiunque la abita.
Alla Conferenza, che ha visto come moderatori Fiorello Provera, gia' europarlamentare e primo presidente dell' Interparlamentare Italia-Azerbaigian e Azar Karimli, esponente del parlamento azerbaigiano e organizzatore dell'incontro, hanno portato i loro saluti il rabbino capo di Roma, Di Segni, i vicepresidenti del Senato, Linda Lanzillotta e Maurizio Gasparri, il sen. Sergio Divina, attuale co-presidente, insieme all'on. Karimli, dell' associazione interpalamentare. Relatori: Kamal Abdullayev, Consigliere di Stato per il Multiculturalismo e gli Affari Interetnici e religiosi; Mubariz Gurbanli, Presidente Comitato statale per i rapporti con le organizzazioni religiose; Azar Karimli, membro del Parlamento della Repubblica dell' Azerbaigian; Michail Zabelin, membro del Parlamento della Repubblica dell' Azerbaigian; Simran Hasanov, Capo dell' amministrazione del Dipartimento dei Musulmani del Caucaso; Milikh Yevdayev, Presidente Comunita' Ebraica Azerbaigian; Robert Mobili, Capo della Comunita' degli Udini Albanici dell' Azerbaigian; Fiorello Provera, Politico Europeo, Presidente della Fondazione European Center for Freedom and Democracy; Claudio Lo Jacono, Presidente Ipocan (istituto per l'Oriente); Victor Magiar, responsabile della Cultura dell'Unione Comunita' Ebraiche Italiane; Saul Meghnagi, gia' Presidente dell' Isf e dell' Ires; Adnane Mokrani, Professore Associato di studi Arabi e islamici presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica di Roma; Yhaya Pallavicini, Vicepresidente e Imam del Co.Re.Is (Comunita' Religiosa islamica). Ha portato i saluti e ha chiuso la conferenza, la dott.ssa Paola Casagrande Presidente dell' Associazione Italia-Azerbaigian che ha organizzato insieme all' on. Karimli la Conferenza .
di Romolo Martelloni