Che fine ha fatto Kim Jong-un?

martedì 14 ottobre 2014


Gli occhi di tutti, a Pyongyang e all’estero, erano puntati questo venerdì scorso sulla tribuna eretta nella piazza principale della capitale nord-coreana, sotto le statue del "Presidente eterno", Kim Il-sung, e del "Caro leader", Kim Jong-il, rispettivamente nonno e padre dell’attuale presidente; si celebrava il 69esimo anniversario della fondazione del Partito unico dei lavoratori, evento di primaria importanza in Corea del Nord. Ma il trentunenne capo dello Stato, che arrivò al potere il 18 dicembre del 2011, non è apparso. In prima fila c’erano però sua sorella minore Kim Jo-jong accanto al generale Hwang Pyong-so, vicecomandante supremo delle forze armate, appena tornato dalla Corea del Sud, dove aveva guidato la delegazione del suo Paese ai Giochi Asiatici e al round di negoziati con il governo di Seoul.

E’ dal 3 settembre scorso, quando assistette con la moglie, l’ex ballerina ed attrice Ri Sol-Ju, ad un concerto, che Kim Jong-un non appare in pubblico. ll 9 settembre ha disertato le commemorazioni della Festa nazionale coreana e il 26 settembre non ha presieduto la riunione straordinaria dell’Assemblea suprema del popolo, il parlamento nord-coreano, fatti piuttosto inconsueti fino ad ora. Sulla forzata assenza sono spuntate una ridda di speculazioni: secondo fonti di intelligence occidentale il dittatore, il più giovane capo di stato al mondo, soffrirebbe di una grave patologia di gotta, causata dall’obesità e dal diabete, che ne avrebbe indebolito la struttura ossea tanto da provocare una duplice frattura alle caviglie. Effettivamente il leader coreano era apparso poche settimane prima nella televisione di stato, durante una visita ad un reparto militare, zoppicare vistosamente e procedere a fatica. Starebbe ora in un centro di cura, non lontano dalla capitale, in riabilitazione.

Molte cancellerie internazionali temono che l’assenza possa nascondere invece un colpo di Stato in essere. Il potere sarebbe stato assunto dal Dipartimento organizzativo e di orientamento del Partito dei lavoratori, guidato dal generale Hwang Pyong-so, numero due del regime. Gli uomini del National Intelligence Service, i servizi segreti sudcoreani, i più informati, sono tra quanti non credono alla versione del leader malato; secondo alcune fonti di Seoul, Kim Jong-un avrebbe lasciato la capitale in tutta fretta per rifugiarsi in zone remote del paese da dove starebbe riorganizzando le forze a lui ancora fedeli.

Gli organi di stampa ufficiali di Pyongyang non fanno però cenno alla prolungata assenza del dittatore e il suo nome compare ancora con enfasi nella propaganda ufficiale; nei giorni scorsi sulla prima pagina del principale quotidiano nord-coreano, Rodong Sinmun, sono stati pubblicati messaggi ufficiali del leader ad alleati stranieri e riportata la notizia del saluto al dittatore degli atleti tornati dai Giochi Asiatici di Incheon.

La Corea del Nord, con una popolazione di quasi 25 milioni, è una dittatura ereditaria centrata sulla famiglia Kim. Fondatore della dinastia e padre nel 1948 della Repubblica Democratica Popolare, è stato Kim Il-Sung, il presidente eterno, morto nel luglio del 1994; a lui successe il figlio Kim Jong-Il fino al dicembre del 2011. Alla sua morte, per infarto, venne nominato il suo terzo figlio, Kim Jong-un, nato dalla moglie preferita, Ko Young-Hee. L’ascesa al potere di Kim Jong-un fu avvolta da mistero; non doveva essere lui, pare, il predestinato alla successione, ma il fratello maggiore Kim Jong-Nam. Sarebbe però stata una manovra di palazzo, con la complicità dei vertici militari, a porre al comando il più giovane Kim Jong-un. Un ruolo importante verrebbe svolto in questa fase dalla sorella minore di Kim, la ventisettenne Kim Yo-jong, da sempre la più vicina al giovane dittatore, che starebbe assicurando la supplenza alla massima carica, fino al pieno ritorno del fratello.

La Corea del Nord continua ad avere ottimi rapporti con la Cina e la Russia, così come con i paesi vicini, Vietnam, Laos e Cambogia. Tese, fin dalla fine della guerra nel 1953, sono le relazioni di Pyongyang con Seoul e con gli Stati Uniti, che mantengono una forte presenza militare a protezione della Corea del Sud. Piuttosto freddi sono anche i rapporti della Corea del Nord con l'Unione Europea e il Giappone. Le due Coree sono ancora formalmente in guerra, pur avendo firmato nel 2000 la Dichiarazione congiunta Nord-Sud che ha lo scopo di cercare una riunificazione pacifica.

Le forze armate nord-coreane contano più di un milione di uomini in servizio e più di quattro milioni di riserva e costituiscono per numeri e armamenti il quarto esercito del mondo. Il regime di Pyongyang dispone dell’arma atomica e ha collaudato un sistema missilistico in grado di raggiungere gli Stati Uniti.

L’incertezza sulle sorti del dittatore, con il rischio che il Paese possa finire fuori controllo in una lotta per il potere tra le diverse fazioni, preoccupa le capitali di mezzo mondo; gli occhi dei satelliti spia americani sono puntati sulla Corea del Nord, ma non sarebbero stati segnalati per il momento movimenti sospetti di truppe. Secondo alcuni quotidiani cinesi, Kim Jong-un sarebbe effettivamente malato e incapace di assicurare il comando; l’esercito avrebbe così affiancato il giovane leader durante la sua convalescenza.

Questa non è comunque la prima volta che Kim Jong-un non appaia in pubblico per un lungo periodo; già nel giugno del 2012, infatti, sei mesi dopo l'avvento al potere, il dittatore uscì dai radar dei media di stato, solitamente attentissimi a coprire ogni giornata o evento legato al leader supremo, per ben 23 giorni. Anche in quella occasione ci furono speculazioni ed ipotesi complottiste: il leader riapparve però dimagrito e sorridente il mese successivo in una visita ad un delfinario sulla costa coreana. Forse anche questa volta Kim Jung-un ci sorpenderà di nuovo.


di Paolo Dionisi