Israele nel caos, l’intervista a Gilon

sabato 12 luglio 2014


“Genocidio”; “rappresaglia”; “ciclo della violenza”; “apartheid”; quante parole malate, bias, escono fuori dai media quando lo stato d’Israele è costretto a difendersi dalla culturalità della morte e dal terrorismo di Hamas. Dal 2001 quasi 70 civili israeliani hanno perso la vita a causa dei razzi e da Gaza durante questi giorni in sole 24 ore sono stati lanciati 100 razzi in un solo giorno. La decisione di Gerusalemme di creare l’operazione margine protettivo, nasce proprio per fermare il continuo lancio di missili dei terroristi palestinesi, e non come rappresaglia per l'omicidio dei tre giovani studenti israeliani rapiti il 12 giugno scorso, come qualche giornale o televisione ha sostenuto, e la conferma di ciò ci arriva da Naor Gilon, ambasciatore d’Israele in Italia: “Già da parecchi mesi c’è un continuo lancio di missili sulle zone limitrofe la striscia di Gaza. Soltanto dopo è arrivato il rapimento dei tre ragazzi israeliani e, purtroppo per noi, dal quel momento Hamas ha aumentato il lancio di razzi”.

A cosa mira Hamas?

Hamas fa questo per ragioni interne, allo scopo di rafforzarsi in seguito alla legittimazione che è riuscito ad ottenere con il governo di unità nazionale costruito con Fatah. La grande differenza tra Hamas e Israele è che l’organizzazione terroristica palestinese lancia missili da postazioni che si trovano in mezzo alla popolazione civile proprio per fare in modo che Israele colpisca la popolazione civile. Basti vedere la differenza tra il comportamento di Israele che avvisa, preavvisa, la popolazione di Gaza sugli obiettivi che si stanno per colpire, in modo che gli stessi civili riescano a mettersi al riparo, al contrario, leggiamo comunicati diffusi dal ministero dell’Interno di Hamas dove si chiede alla popolazione di rimanere nelle proprie case per fare da scudi umani e diventare vittime sacrificate alla causa.

La comunità internazionale cosa sta facendo per impedire l’acuirsi dello scontro?

Purtroppo per noi la Comunità internazionale ha praticamente rinunciato alle condizioni che essa stessa aveva posto, che il Quartetto per il medio oriente aveva posto: il riconoscimento dello Stato ebraico, il riconoscimento degli accordi precedentemente siglati e la rinuncia al terrorismo. Chiaramente con questa situazione che si è delineata viene meno la spinta di Hamas a rinunciare al terrorismo. Bisogna sempre ricordarsi che Hamas è presente nelle black-list di alcune nazioni europee e statunitensi e non dimenticare che la sua ideologia è simile a quella di a altre formazioni presenti in Siria o in Iraq, una delle quali soltanto una settimana fa ha parlato di conquistare Roma. Dunque ci troviamo davanti a gruppi con un’ideologia che rifiutano di accettare qualsiasi Paese che non sia musulmano e nel caso specifico di Hamas, siamo di fronte a un’ideologia che rifiuta l’esistenza dello Stato d’Israele e promuove l’uccisione degli ebrei in quanto tali.

Da chi è sostenuto Hamas? Dalla Turchia, dall’Iran, dal Qatar?

Attualmente il maggior sostenitore è l’Iran che aiuta Hamas con finanziamenti e con armi: la maggior parte dei missili utilizzati da Hamas per colpire i civili israeliani sono prodotti e esportati dall’Iran. Ma anche il Qatar, il Paese che sostiene maggiormente questi gruppi sunniti, mentre per quanto riguarda la Turchia credo che per ora sia il sostegno solo politico.

Cosa non capisce l’Occidente di questa nuova guerra di difesa?

Innanzitutto il problema principale è che l’Occidente ha accettato Hamas: lo ha accettato come partner di Abu Mazen avallando il governo di unità nazionale nonostante il gruppo terrorista palestinese sia ancora presente sulle black-list. Abu Mazen che ha stretto un contatto fittizio visto che lo stesso Abbas non riesce a fermare il lancio di missili dalla Striscia. Inoltre c’è da dire che l’Occidente guarda sempre al numero e delle vittime e dei feriti dimenticando che in Israele il numero delle vittime è minore perché negli anni si è organizzata, adottando il sistema Iron Dome, senza il quale il numero delle vittime anche a Gerusalemme, a Tel Aviv e in tutto il Paese sarebbe più alto.

Come interpreta il discorso di ieri di Ban Ki-moon?

Non ho ancora letto il discorso integrale di Ban Ki-moon e preferisco non entrare nel merito. Tuttavia quello che l’occidente deve capire è che bisogna esercitare pressioni politiche e militari. Perché tanto saranno efficaci le pressioni politiche e diplomatiche tanto meno ci sarà bisogno di azioni militari militare. Si dovrebbero esercitare pressione su Abu Mazen, sulla Turchia, sul Qatar su chiunque possa spingere Hamas a cessare il lancio di razzi.

Chi della comunità internazionale ha espresso sostegno a Israele?

Ci sono state espressioni di sostegno soprattutto sul diritto di Israele e a difendersi da parte di Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito. Anche se la situazione non è semplice perché Hamas continua a fare un uso cinico della popolazione palestinese per creare pressione su Israele e molte di queste immagini vengono smascherate come false (il caso Al Dura docet n.d.a.).


di Costantino Pistilli