Numero tre: come il tridente del demonio

venerdì 4 luglio 2014


Tre dita fanno una.. Svastica? O rappresentano il tridente del diavolo? Perché soltanto una mente diabolica può pensare alla strage d’innocenti, per impedire che si accomodi la pace, in Palestina. Tre giovani israeliani disarmati, uccisi (e, dopo di loro, un altro giovane palestinese, forse per vendetta) per un odio che vale nulla, sono un vanto della lotta contro l'occupante israeliano? Osservando quanto accade nella sinistra radicale filo palestinese (italiana e non), a quanto pare, “tre” parrebbe soltanto un sottomultiplo di “sei” (milioni), pari al totale stimato di vittime della Shoah, dato che, come recita la loro propaganda, Israele dovrebbe essere cancellata dalla carta geografica del Medio Oriente. Un po’ come la pensava Hitler, a parti rovesciate.

Allora si trattava del nazismo, oggi del neocomunismo. Ma, torniamo un attimo indietro, verso la fine della Guerra Fredda (anni ‘70/80). A quel tempo, Israele e l’Olp si trovavano in due blocchi contrapposti: la prima in Occidente, l’altra sotto protettorato sovietico. L’Unione Sovietica forniva tecnologia e assistenza alle centrali nucleari irakene, e Israele le bombardava, quando la produzione illegale di materiale fissile arrivava a un punto critico. Così, poi, Mosca guadagnava due volte: dapprima nelle forniture iniziali e, poi, nella successiva ricostruzione. Così la deterrenza nucleare faceva il gioco delle due Superpotenze e le arricchiva! Una vendeva tecnologia obsoleta; l’altra armi super sofisticate! Prima o poi, vedrete, lo stesso schema funzionerà per l’Iran, dove la Russia di oggi ha interessi giganteschi da coltivare!

L’Olp di Arafat era armata e vezzeggiata dal blocco dell’Est e, soprattutto, dagli Stati petroliferi del Golfo, che ancora non avevano manifestato tutta la loro natura oscurantista, insita nel fondamentalismo sunnita (e di quello waabita dell’Arabia Saudita, in particolare), che poi darà vita a Bin Laden e al talebanesimo afgano. Da un lato, Mosca strumentalizzava in due modi la ribellione palestinese: la prima, per contrastare l’influenza americana nella regione, che aveva come suoi pilastri fondamentali lo stesso Israele e l’Arabia Saudita; la seconda, invece, per consolidare il potere delle varie satrapie e dittatorati mediorientali (Siria, Libia, Irak, Egitto), nettamente filo palestinesi (guarda caso).

In particolare, erano proprio i “satelliti” locali di Mosca a coltivare presso le loro opinioni pubbliche l’odio anti israeliano, per alleggerire le tensioni sociali, economiche e politiche al proprio interno. Da molti decenni, infatti, Israele rappresenta un vero e proprio parafulmine socio-politico e religioso, catalizzando l’odio dei Paesi arabi confinanti -e delle loro popolazioni musulmane- sul problema palestinese. Del resto, il conflitto permanente israelo-palestinese (e non la sua risoluzione pacifica!) era di vitale importanza per i totalitarismi locali, che potevano così, impunemente, continuare a schiavizzare e immiserire i loro popoli, sotto il tallone di ferro delle milizie e delle polizie politiche e della dittatura del Partito unico (Baath, in particolare!).

Se il conflitto israelo-palestinese fosse rimasto confinato al solo aspetto politico, si sarebbe necessariamente concluso con un Trattato di Pace (due popoli, due Stati). Invece, la versione terrorista dell'Olp e, poi, quella di Hamas, ancora più feroce, perché fondata sullo stragismo indiscriminato degli attacchi suicidi, hanno stravolto completamente il piano della lotta armata. Quest'ultima versione, in linguaggio islamista, cieca e tragica, non sarebbe stata possibile senza lo jihadismo e il fondamentalismo integralista, che santificano la missione purificatrice dei kamikaze, nel nome di Allah. Quindi, per definizione, con costoro non si dialoga. Il Corano dice: convertiteli tutti, o uccideteli tutti. Essendo impossibile la prima opzione, non rimane in piedi che la seconda!

Questo è stato voluto, finanziato e pianificato nei santuari del sunnismo, come l'Arabia Saudita, alla quale, da tempo, appare solo sfuggito il gioco di mano, perché il nuovo nemico del waabismo è proprio lo sciismo, che ha in Teheran (prossima potenza nucleare?) il suo faro politico. Perché sarà proprio il neo Califfato sunnita -gente, non ci scherzate troppo su! Ci aspetta una vera crociata del XXI sec., tra poco!- a scontrarsi, da qui a due decenni, con l’altra piattaforma antagonista musulmana dello sciismo e, ancora una volta, lo farà con le immense risorse accumulate dagli Stati petroliferi del Golfo! Noi dovremmo soltanto sbrigarci a trovare, alla svelta, la strada definitiva per la fusione nucleare, che farà del petrolio arabo un.. condimento per la tavola!

Il problema palestinese è, innanzitutto, un questione "araba", nel senso che quell'area permanente di crisi è stata e, in parte, continua a esserlo, funzionale a tutti i regimi dittatoriali e alle satrapie locali, per mantenere inviolato e non minacciato il proprio potere (che, nella maggior parte dei casi, è sorretto da un mare di petrolio!). Il conflitto israelo-palestinese è solo un artificio, e lo si è visto, drammaticamente, appena l'Occidente ha rimosso dittatori come Saddam, Gheddafi (Assad resiste ancora,a prezzo di infiniti lutti per il suo popolo!!) e Mubarak. In realtà, il fondamentalismo sunnita ha l'obiettivo quasi esclusivo di restaurare il potere religioso e temporale (Stato e Chiesa nell'Islam sono la stessa cosa!!) in “tutto” il Medio Oriente, attraverso il ritorno al Califfato.

Le terribili guerre civili attuali, in Irak, Libia e Siria (e, forse, in Egitto e Turchia, in futuro..) mirano a mettere per sempre fuori legge sia il secolarismo laico, che i Partiti non religiosi, estromettendoli dalla rappresentanza, dal potere e dal governo. E Hamas fa parte integrale di questo mosaico fondamentalista. Israele è odiato innanzitutto, perché è l'avamposto più avanzato, in terra musulmana e araba, la spina velenosa, nel fianco di Allah, dell'ateismo e del miscredentismo occidentali, che solo la Jihad vittoriosa può cancellare. Se non ci fosse la base religiosa, come elemento fondativo di questo loro agire, l'aspetto politico sarebbe, oggi, ben poca cosa, una volta conclusasi la Guerra Fredda.

Per i recenti assassinii di giovani ebrei e palestinesi: non sarà certo la prima e l'ultima volta che le cornacchie abbattono le colombe, per impedire la pace. Non si sta, forse, colorando di nero tutta l'area del neo califfato? E noi, siamo pronti a una crociata armata nel XXI sec.? Perché, questi non scherzano. Vogliono davvero arrivare a Roma e, se continuiamo così, ci riusciranno di certo! Ovvero: se provocheranno un nuovo, immane incendio in Israele e in Palestina (e, quindi, nel resto del mondo!), nessuno potrà più fare finta di nulla! Li voglio poi vedere gli extraparlamentari di sinistra filopalestinesi convertiti ad Allah, o passati per la spada! E facciamo una buona volta “mea culpa”: noi abbiamo sviluppato solo vigliaccheria, nei confronti della violenza jiahdista e mafiosa!

La "resistenza", prima che fisica, è soprattutto spirituale e morale. Noi, di quest'ultima, abbiamo mantenuto solo la facciata di S. Pietro! Io non dimentico mai che l'Angelo impugna la Spada e il Libro. Sappiamo noi cristiani davvero difendere la nostra fede? Chi ci attaccherà, un giorno davvero non lontano, non lo farà a parole.. Qui, non basta Papa Francesco (il Santo del XIII sec., detto per inciso, è la figura di riferimento nella mia vita!). Qui si tratta di un immane scontro di civiltà, che si sta preparando.. Vorrei che provassimo a vedere un po’ più lontano di così.


di Maurizio Bonanni