Dalla crisi ucraina nuovi danni all’Italia

mercoledì 18 giugno 2014


Nella vicenda dell’Ucraina mentre l’Unione Europea si avvita in cerca di soluzioni che tengano insieme la capra degli interessi americani a isolare il gigante russo e i cavoli di Bruxelles a continuare a fare affari con Mosca, Vladimir Putin gioca la sua partita in tutta tranquillità.

Dal momento in cui la dirigenza di Kiev si è contrapposta frontalmente a Mosca, è stato chiaro che la questione delle forniture di gas avrebbe prodotto conseguenze. Così è stato. La compagnia petrolifera Gazprom ha posto ai responsabili ucraini una domanda secca: “Intendete o no saldare il debito accumulato?”. Gli ucraini, come i più classici dei debitori morosi, hanno cercato di tirarla per le lunghe. Hanno tentato anche di forzare la mano ai russi prendendo a cannonate, in nome della democrazia, i separatisti delle regioni russofone dell’Est del Paese. Hanno permesso che mercenari da tutta Europa confluissero nel Paese per combattere, al loro posto, una finta “guerra santa”, come se il potente vicino fosse lo stesso dei settant’anni trascorsi di imperialismo comunista. Alla fine, si sono trovati al punto di partenza: pagare o non pagare il debito accumulato. Hanno per un momento sperato che fossero i nuovi amici europei e americani a saldare il conto. Ma non c’è voluto molto per capire che non sarebbe andata come sperato. Chiuse tutte le porte, ora i governanti di Kiev si affidano all’arbitrato internazionale, nella speranza che un giudice a Stoccolma dia loro ragione.

Intanto, la Gazprom ha fatto ciò che aveva promesso. Come una qualsiasi compagnia che eroga gas farebbe con un proprio cliente moroso, ha chiuso il rubinetto. La fornitura a credito è sospesa fino al pagamento del saldo. Verrà erogato solo il gas pagato anticipatamente. Morale della favola: l’Ucraina è in ginocchio e peggio sarà il prossimo inverno se nel frattempo non si riesce a chiudere una transazione. La crisi, dunque, sembrerebbe giunta a un punto di svolta. Tuttavia, il sud del continente non ne esce indenne. Per il territorio ucraino transita la gran parte del flusso di gas destinato al mercato interno europeo. I vertici di Gazprom hanno voluto rassicurare i clienti occidentali che non vi sarà alcuna ricaduta per loro. Si pensa già a dirottare il flusso attraverso percorsi alternativi. Il primo dei quali potrebbe essere il gasdotto North Stream che, attraversando i Paesi baltici, giunge in Germania. Ma qui si nasconde la fregatura. Questa soluzione finirebbe per penalizzare (come sempre) i Paesi del sud Europa, in particolare l’Italia, a beneficio di quelli del nord. Perché? Il nostro Paese importa dalla Russia il 30 per cento del suo fabbisogno energetico.

Sebbene sia vero che l’approvvigionamento venga garantito da un mix di fonti alternative, è pura idiozia affermare che, in assenza del prodotto russo, si possa bilanciare la perdita aumentando i volumi erogati dagli altri fornitori. Si consideri che i nostri partner sono la Libia, che non riesce più a produrre a causa della situazione di totale anarchia in cui è precipitata; l’Algeria, i cui equilibri interni sono sempre soggetti a grossi rischi; i Paesi Bassi nonché la lontanissima Norvegia.

In queste ore il sottosegretario agli Affari esteri, Benedetto Della Vedova, è in giro per l’Artico in cerca di soluzioni con il governo norvegese. Per restare con i piedi a terra, l’unica strada concretamente praticabile resterebbe quella del North Stream. Sarebbe allora molto spiacevole scoprire che, dopo essere stati trascinati a viva forza nella crisi ucraina, ci vedremmo obbligati ad acquistare lo stesso gas non più dai russi ma dai tedeschi. Questo inquietante scenario andrebbe approfondito. Ci chiediamo se da qualche parte in Parlamento vi sia ancora un politico di buona volontà disponibile a pressare Matteo Renzi sul punto specifico.

Domanda secca: prendere il gas dal North Stream ci costerebbe di più? Soprattutto, ci toccherebbe di pagare alla Germania i diritti di transito? Se così fosse, che cavolo siamo andati a fare al G7? Per dire sì alle pretese dei più forti nella consapevolezza che poi avremmo noi pagato il conto delle loro astuzie?


di Cristofaro Sola