Attrarre investimenti dalla California

martedì 17 giugno 2014


Qualche giorno fa il Censis ha pubblicato uno studio dal quale emerge come dall’inizio della crisi gli investimenti esteri in Italia siano diminuiti del 58 per cento. Abbiamo saputo inoltre che, pur essendo ancora oggi al secondo posto in Europa (e al quinto nel mondo) per produzione manifatturiera, l’Italia attrae solo l’1,6 per cento del totale degli investimenti esteri mondiali. Ne dobbiamo dedurre che noi italiani non siamo in grado di attrarre investimenti? Molti italiani che si lamentano quasi per professione sarebbero pronti a giurare che sia così. In California, invece, non la pensano così. Nell’ufficio del Governatore dello Stato più ricco tra i 50, quello nel quale la Silicon Valley è il punto di riferimento mondiale di investitori, fondi e venture capital, il responsabile viene da Padova. Si chiama Davide Bolognesi ed è uno dei tanti giovani italiani che tengono alto il nome del nostro Paese negli Stati Uniti, ed è anch’egli la dimostrazione di quanto in alto potrebbe stare l’Italia, grazie ai suoi cittadini, se riuscisse a liberarsi dalle catene che si è autoimposta.

Davide, come sei finito da Padova a Sacramento, a lavorare per il Governatore della California?

Nel 2012, in piena crisi economica, mi sono trasferito con la mia famiglia in California alla ricerca di nuove opportunità che allora ma purtroppo ancora oggi continuano a mancare a troppi giovani. Sono arrivato senza nulla e come tanti prima di me sono partito da zero iniziando a lavorare come cameriere, passando per un part-time a Google ed ora lavoro presso l’ufficio del governatore per lo sviluppo economico e commerciale.

Ci descrivi il tuo lavoro? Hai a che fare con l’Italia in quest’ambito?

Mi occupo principalmente di attrazione degli investimenti internazionali in California in quanto rappresentante dello Stato americano presso il ministero del Commercio a Washington. Il mio ufficio è un misto tra Invitalia e ministero dello Sviluppo Economico. Per farla semplice, se qualcuno entra in una qualsiasi ambasciata o consolato americano in giro per il mondo e mostra interesse ad avviare una attività in California, quella richiesta finisce sulla mia scrivania. Allo stesso modo mi occupo di promuovere questo Stato in giro per il mondo come luogo ideale per aziende innovative e all’avanguardia. Da quando ricopro questa funzione, ho incontrato moltissimi imprenditori italiani che puntano all’internazionalizzazione della propria azienda come strumento per restare competitivi a livello globale. Vorrei sostenere tanti altri imprenditori italiani ad aprire una sede qui in California, cosi come favorire maggiori scambi con le istituzioni italiane che possono imparare molto da una regione che è riuscita ad ottenere un primato mondiale in settori assai sviluppati anche in Italia: ovvero il settore delle alte tecnologie, dell’agroalimentare e dei servizi avanzati.

Tu lavori per una istituzione pubblica, in uno Stato nel quale il sistema pubblico è diffuso più della media americana. Come approccio, quindi, la California è meno distante dall’Italia – dove il pubblico impera – di quasi tutti gli altri Stati americani. Da italiano che ora vive e lavora proprio in quell’ambito, che differenze vedi tra il servizio pubblico della California e quello italiano?

Non avendo mai lavorato nel pubblico in Italia mi limito a riportare le mie impressioni di semplice cittadino che ha vissuto in Italia e oggi si trova a vivere in California. Ovunque si vada l’amministrazione pubblica si regge su una burocrazia più o meno ingombrante: quello che noto in California, però, è che i cittadini si aspettano dei servizi all’altezza delle loro aspettative. Se un servizio non è buono i singoli si fanno sentire, perché qui il singolo e i suoi diritti contano molto. Il clima nel pubblico mi pare nel suo complesso, meno formale rispetto all’Italia; ma ovviamente come ovunque ci sono le eccezioni.

Coloro che in Italia non conoscono quanto sia comune il fatto che le capitali degli Stati americani non coincidono con le città più famose, non penserebbero mai che invece di Los Angeles o San Francisco il Governatore stia a Sacramento. Ci descrivi questa città? Com’è la comunità italiana lì?

Sacramento, come tante in America che svolgono una funzione di governo, è una città “appartata” rispetto a Los Angeles o San Francisco, ma non per questo poco importante. In California infatti quando si parla di politica si parla di quello che succede a Sacramento: a volte con speranza, a volta con ironia, come in Italia. La comunità italiana di prima generazione, coloro arrivati da poco, in questa città praticamente non esiste: gli italiani sono numerosissimi in California, ma si concentrano quasi prevalentemente a San Francisco, Los Angeles e San Diego. Gli italoamericani invece sono molto organizzati in numerose associazioni che condividono un sentimento nostalgico del Bel Paese che nonni e zii abbandonarono cento anni fa in cerca di fortuna. La città ha anche un console onorario che si occupa delle piccole necessità della comunità di origine italiana.

Sei un giovane italiano di successo all’estero: nel 2012 hanno lasciato l’Italia in 26mila come te, 10mila in più rispetto all’anno di inizio della crisi, il 2008. Vista dalla California, da una persona che sa cosa significa esercitare funzioni pubbliche di governo, quali sarebbero le prime tre misure che vorresti assolutamente vedere realizzate?

Mi piacerebbe estendere un invito al presidente di Invitalia, Giancarlo Innocenzi Botti - col quale tra l’altro condivido le origine venete - qui in California, per vedere di persona come questo Stato attrae da solo il 50 per cento dell’investimenti esteri diretti che arrivano negli Stati Uniti, invito che magari We the Italians può recapitare. Le tre proposte che ho già accennato alcuni mesi fa all’allora ministero dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato e rifarei oggi al ministro Guidi sono: a) l’apertura di una rete di uffici di investimento e commerciali italiani all’estero, ma finanziati dai privati; 2) una definizione più precisa del Visto Investitore già presente nel Piano Destinazione Italia introdotto dal Governo Letta; 3) un sostegno convinto da parte della rete consolare italiana al portale internet nato dalla legge controesodo 238/10, chiamato “La Fonderia dei Talenti” (www.lafonderia.org) che punta a localizzare la presenza dei cervelli italiani all’estero. Queste tre proposte potrebbero, a costo zero per il contribuente italiano, portare ad un forte aumento degli investimenti esteri in Italia oltre che favorire l’internazionalizzazione tanto necessaria all’impresa italiana per competere nel mondo tramite la nutrita presenza di italiani qualificati all’estero.


di Umberto Mucci