India, Modi deciderà sui marò

sabato 17 maggio 2014


Come era stato ampiamente previsto, in India il Partito del Congresso (quello dei Gandhi) ha perso le elezioni nazionali. Vince il Bjp, il partito nazionalista indù di Narendra Modi, con una maggioranza molto ampia. Era quel che ci si aspettava, ma anche quello che si temeva.

Se la cosa non ci riguardasse da vicino, potremmo stare anche molto più tranquilli. Ma la questione, purtroppo, ci riguarda da vicino. Perché è stato proprio a causa dell’ascesa del Bjp che il governo di Manmoan Singh (guidato ancora dal Partito del Congresso) ha tenuto in carcere i due marò italiani, giusto per non sfigurare di fronte al rivale nazionalista. Ed è stato proprio il Bjp, in questi due anni, a pretendere una “punizione esemplare” per i nostri due militari, a organizzare manifestazioni anti-italiane nello Stato del Kerala e a chiedere la pena di morte. Il comportamento ambiguo del partito di governo è stato dettato, appunto, dalla necessità elettorale di strappare voti al Bjp. Ma adesso che sono i nazionalisti al governo? Noi cosa ci dovremmo attendere?

L’incognita è pesante, soprattutto considerando le grandi occasioni che abbiamo avuto di riportare a casa i nostri militari. In particolar modo va ricordata la famosa licenza del Natale 2012-2013, quando il ministro Terzi, contro il parere del premier Monti e del presidente Napolitano, era convinto di tenere Latorre e Girone in Italia. Nel nome degli impegni presi con l’India e del rispetto delle promesse, per dare un’immagine di rispettabilità internazionale, il premier Mario Monti, d’accordo con il presidente Napolitano, ha pubblicamente sconfessato il suo ministro degli Esteri e riconsegnato i due marò all’India. Purtroppo, a ignorare le regole, gli impegni presi e la rispettabilità internazionale, da quel momento in poi, è stata l’India.

L’udienza per i due fucilieri di marina italiani si sarebbe dovuta tenere entro l’estate del 2013, ma tuttora è impantanata in vari labirinti politici e burocratici indiani. Ad oggi non abbiamo garanzie che i marò non vengano condannati a morte, non sappiamo se l’India consideri l’idea di trasferire il processo in Italia, considerando che il presunto reato (sempre che sia stato commesso) si sarebbe consumato su una nave italiana, dunque sul nostro suolo nazionale, in acque internazionali. Ma l’udienza non si è fatta, i fucilieri di marina hanno compiuto il loro secondo anno di prigionia indiana. Il rinvio è stato fortemente condizionato dai tempi politici. Inizialmente pareva coincidere, in modo molto sospetto, con le elezioni nello stato del Kerala. Poi si è capito che né i giudici, né il governo volevano prendere una decisione che fosse una fino alle elezioni nazionali. E il Bjp ha fatto a tempo a vincerle. E adesso?

Sul futuro le analisi si dividono in previsioni positive e negative in egual misura. Secondo gli ottimisti, la vittoria di Modi potrebbe sbloccare la nostra vicenda. Perché a tenerla in stallo non era tanto il colore politico del governo, ma il fatto stesso che fosse in stallo, che il suo potere fosse conteso con un rivale forte. Ora, un governo sostenuto da una maggioranza stabile, lontano da scadenze elettorali, potrebbe di per sé sbloccare la situazione. Tanto più che Modi fa paura a molti (soprattutto a Cina, Pakistan e, di riflesso, anche agli Stati Uniti), dunque deve trovare un modo, facile e a costo zero, per accreditarsi agli occhi del mondo come leader affidabile e pragmatico. Forse però, queste sono solo speranze. Perché, se guardiamo allo storico di dichiarazioni e prese di posizione del Bjp sui due marò troviamo, appunto, una presa di posizione fortemente nazionalista, anti-italiana e pregiudizialmente colpevolista.


di Stefano Magni